TRENTO Mauro Gilmozzi e Luca Zeni per la Provincia; Paolo Biasioli e Italo Gilmozzi per il Comune. Saranno loro, insieme ai tecnici di Piazza Dante e Palazzo Thun, a scrivere nelle prossime settimane parole e numeri decisivi per individuare l’area su cui sarà costruito il nuovo ospedale del Trentino. A Mattarello, dove vuole la Provincia, o in via al Desert, a Trento sud, da sempre la preferita del Municipio. A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 24 ottobre 2015
«Basta tifoserie»«Sarà un’istruttoria condivisa, in modo che si componga una batteria di dati incontrovertibili, su cui poi non si dovrà più tornare indietro», spiegano quasi all’unisono Alessandro Andreatta, sindaco di Trento, e Ugo Rossi. «Dobbiamo uscire dalla logica delle tifoserie — dice il governatore — Tutte le opzioni presentano pro e contro, gli elementi saranno messi sul tavolo e poi, davanti a una fotografia condivisa, si prenderà una decisione, in un senso o nell’altro». Rossi ha ricordato che in agosto la giunta ha deciso di «rifare la gara per il Not indipendentemente dalla collocazione dell’ospedale» e ha scritto al Comune avanzando l’opzione di Mattarello. Mesi e anniI tempi, in questo caso, sarebbero piuttosto lunghi: se la decisione arrivasse entro l’anno, poi il Comune dovrebbe predisporre e votare una variante urbanistica. «Normalmente, se non ci sono osservazioni e va tutto liscio, occorrono sette mesi», dice il vicesindaco Paolo Biasioli. Poi la Provincia dovrebbe scrivere e pubblicare il nuovo bando europeo. Saremmo già alla fine del 2016 ma solo all’inizio di una prevedibile nuova sequela di ricorsi, come avviene ormai in occasione di tutte le grandi opere pubbliche. Scegliere Mattarello, peraltro, consentirebbe alla Provincia di mettersi alle spalle con maggiori chance di successo il fallimento del primo bando, bocciato dal Consiglio di Stato per la composizione della commissione giudicatrice. Costruire il Not in via Al Desert non comporterebbe alcun problema urbanistico; sarebbe immediatamente possibile scrivere il bando, perché tutta la pianificazione dell’ultimo decennio è stata pensata in funzione dell’ospedale. I soldiDal punto di vista finanziario, la Provincia sottolinea che la soluzione Mattarello comporterebbe un significativo risparmio economico (si parla di una trentina di milioni di euro). Resta tuttavia da capire quali saranno le condizioni dei mercati finanziari tra un anno e mezzo quando — se tutto va bene — la Provincia bandirà la gara europea. Oggi i tassi sono al minimo e ciò ha indotto la Provincia, all’inizio dell’anno, ad abbandonare per via Al Desert il modello del project financing per sposare l’indebitamento pubblico. Per Mattarello si tornerebbe ai privati? Partita politica«Le nostre decisioni non sono come quelle della giunta provinciale, hanno bisogno di un iter preciso da rispettare», ricorda Andreatta a Rossi. Il timore principale, a Palazzo Thun, è che la partita per modificare la destinazione urbanistica dell’area di Mattarello si colori — strada facendo — di tinte politiche. L’inizio della legislatura ha già mostrato diversi segnali di instabilità in Consiglio e le circoscrizioni interessate hanno manifestato contrarietà al trasferimento dell’ospedale, alla cui costruzione sono collegate opere stradali attese da anni, come l’eliminazione del cavalcavia di Ravina. Il rischio dell’ingovernabilità, insomma, è ben presente nella testa di sindaco e assessori. Ecco perché ieri Biasioli ha stigmatizzato la fretta con cui Piazza Dante a fine estate ha rovesciato uno dei pochi punti fermi nelle grandi opere del capoluogo e di tutto il Trentino. Le alleanzeDall’altra parte, l’asse composto dal neoassessore democratico Luca Zeni e il governatore Ugo Rossi è apparso granitico agli occhi della giunta comunale. Se il gruppo misto Provincia-Palazzo Thun dovrà sviscerare «pro» e «contro» delle due opere, ieri durante la discussione ognuna delle due parti ha insistito soprattutto sui «pro» della propria opzione favorita. La costruzione della «fotografia condivisa» si annuncia come una volata in cui potrebbe essere scambiata anche qualche gomitata. «Ricordo che l’area di Mattarello — spiega Andreatta, assessore all’urbanistica prima di diventare sindaco — era stata valutata e aveva avuto un punteggio inferiore rispetto a quella di via al Desert all’epoca della scelta. Del resto via al Desert ha il vantaggio di non consentire all’ospedale di venire circondato dalle case». Il democratico Andreatta troverà alleati in giunta provinciale? Alessandro Olivi bilancerà l’allineamento di Zeni sulle posizioni di Rossi? «L’incontro — si limita a dichiarare il vicepresidente della giunta — ha evidenziato la necessità di proseguire un più fitto raccordo istituzionale, che funziona nella misura in cui i soggetti istituzionali si muovono nella loro autonomia».
«Nuovo ospedale a Trento Via al Desert l’area migliore», S. Voltolini, "Corriere del Trentino", 25 ottobre 2015
«L’incontro tra le due giunte è un fatto positivo. Vedo una visione di città. Ora deve iniziare il lavoro intenso di ripianificazione che dovrebbe avere un punto fermo: andrebbe mantenuta, a meno di impossibilità procedurali, l’area di via al Desert per il nuovo ospedale». Alberto Pacher, ex sindaco di Trento e presidente della Provincia, conferma la valutazione di Alessandro Andreatta, attuale primo cittadino, nel confronto con la Provincia di venerdì a villa Mersi. Conservare la più che decennale previsione del Not è la priorità del sindaco nel braccio di ferro con Piazza Dante. Pacher tuttavia sposa lo sguardo d’insieme delle giunte sui vari progetti: la stazione delle corriere all’ex Sit, il polo espositivo all’Italcementi, la funivia verso il monte Bondone. «Spostando la stazione si potrebbe valorizzare piazza Dante e la basilica di san Lorenzo», nota l’esponente del Pd. Il destino dell’ospedale e della città è demandato al gruppo di lavoro Provincia-Comune che approfondirà i dati per la successiva scelta tra le aree di via al Desert e Mattarello. Lei preferisce ancora la prima zona, che da sindaco, con Andreatta suo vice, inserì nella pianificazione? «L’area dove dovevano sorgere le caserme a San Vigilio non è male. Ma mi pare che la motivazione dello spostamento, voluto dalla Provincia, sia di natura amministrativa e procedurale, in relazione al bando di gara, piuttosto che urbanistica. Detto questo, bisognerebbe fare il possibile per mantenere la previsione di via al Desert, che registra diversi aspetti positivi. L’ospedale lì sarebbe difeso da importanti barriere naturali, Adige, Fersina e ferrovia. Dunque non c’è il rischio come per il Santa Chiara che venga circondato dall’espansione edilizia. Sarebbe poi semplice allungare la Trento-Malé con il progetto di dorsale ferrovia nord-sud, che va assolutamente ripreso. Terzo punto, avere il Not centrale permetterebbe di non avere una continuità urbanistica tra città e sobborghi, salvando quindi la campagna». Lei appare in sintonia con Andreatta. Cosa consiglia al sindaco: di provare a vincere il braccio di ferro? «Sarebbe positivo mantenere la scelta già fatta, nell’ottica di una maggiore integrazione della città. Spero che i problemi procedurali si possano risolvere».Le giunte hanno parlato anche di ex Sit, ex Italcementi, di tutti gli altri incastri urbanistici sul capoluogo. Condivide lo scenario all’orizzonte? «Mi pare che da questo rimescolamento emerga una visione d’insieme. Il progetto del polo intermodale all’ex Sit, già affrontato nella scorsa consiliatura provinciale, è certamente condiviso. Spostando la stazione delle corriere si può cambiare tutto il “lay out” della parte ovest di piazza Dante, valorizzando la basilica di san Lorenzo. Un punto importante». La funivia fino al Bondone, per la quale si attendono i soldi dei privati, è fattibile? «È una buona idea per far funzionare le strutture della città e gli alberghi in quota. Va da sè che si tratta di un impianto in perdita, ma che porta guadagno a tutto il sistema turistico. È un investimento». Per Piedicastello si parla di polo espositivo, case, spazi versatili. Il trasloco delle scuole era troppo oneroso? «Forse non sono più i tempi. La città deve mantenere un polo espositivo, dando gli spazi di via Briamasco all’università che da tempo li chiedeva. Fondamentale è la passerella ciclopedonale verso via Verdi, per collegare le due rive del fiume». Stefano Voltolini
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