TRENTO Imis per le imprese differenziata su base geografica, sgravi fiscali legati alla responsabilità sociali delle imprese. Alessandro Olivi, vicepresidente democratico della giunta, spiega perché l’impostazione della manovra provinciale ha bisogno di un colpo d’ala. «Non sono nemico degli albergatori, ma facciamo un fisco del merito».
A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 21 ottobre 2015
Nell’avvicinamento alla finanziaria, lei viene dipinto come il nemico degli albergatori, all’opposto del governatore Rossi e di Dallapiccola che, invece, vorrebbero spostare gli sgravi dall’Irap all’Imis, favorendo hotel, negozi e artigiani. È così?
«No, non sono nemico degli albergatori, ci mancherebbe altro. Sulla manovra finanziaria però mi piacerebbe che la giunta facesse una proposta selettiva, innovativa, non limitandoci ad allinearci alle riduzioni generaliste del governo o a imitare l’esecutivo Renzi senza averne i mezzi. Facciamo una manovra che stimoli nuove buone pratiche, una manovra veramente autonomistica. Un fisco del merito».
Teme che tagliare le tasse, come dice una parte del Pd, equivalga a fare politiche di destra?
«No. Quando Renzi respinge le critiche di quella parte del Pd, ha ragione. Secondo me un partito progressista deve togliersi di dosso il pregiudizio secondo cui “abbassare le tasse è fare un favore a qualcuno”. In Italia il carico fiscale è molto elevato. Contribuire a ridurlo affinché ciò che l’impresa risparmia sia reinvestito in patrimonio e competitività è una ricetta che il Pd non deve lasciare ad altri».
Allora perché non la convince l’impostazione della manovra che sta emergendo?
«Va bene abbassare le tasse, ma dobbiamo porci una domanda: come la riduzione fiscale genera più crescita e più sviluppo? O noi istituiamo meccanismo di valutazione delle nostre politiche fiscali, o il dibattito rischia di ruotare solo attorno all’obiettivo del consenso. Premio Tizio, penalizzo Caio. Il Trentino l’anno scorso ha messo 160 milioni di euro di sgravi generalizzati alle imprese: sappiamo quanto ha inciso sulla crescita del Pil? Le imprese, così sgravate, hanno assunto giovani? Hanno evitato di licenziare? Oggi sappiamo quanto ci costano le misure, ma non conosciamo i risultati. Dobbiamo mettere in rete tutti i centri di valutazione. Siamo passati dal sistema degli incentivi alla riduzione fiscale e per molti versi è un bene; però nel primo caso l’incentivo era selettivo («Ti do l’incentivo per un macchinario, ho la prova che l’hai acquistato), la detassazione generalizzata no».
Quindi lei vuole evitare che la manovra provinciale finisca per essere troppo generalizzata?
«Non sono molto propenso a fare manovre a favore di categorie d’impresa, dico no a manovre per questa o quella area di consenso. Il governo ha preso e prenderà delle scelte sull’Irap e l’Ires: noi non limitiamoci a tappare i buchi di una manovra generalista. Premiamo invece i comportamenti imprenditoriali, anche se mi rendo conto che detassare chiedendo in cambio buone pratiche è difficile. Se interveniamo solo sul tema della detassazione degli immobili delle imprese è un po’poco».
Quali criteri propone?
«Ne ho sei. Defiscalizziamo gli investimenti. Non è una misura a favore degli industriali, gli investimenti possono essere fatti anche dagli hotel o gli artigiani. Secondo: premiamo la produttività, tagliando l’Irap in modo più selettivo dell’anno scorso, per esempio a chi fa accordi di secondo livello, anche collettivi, legati alla produttività. Poi tagliamo le tasse a chi assume giovani e stabilizza precari. E istituiamo una progressività al contrario: dalle analisi dei dati storici, andiamo a vedere chi ha pagato meno in questi anni».
La quinta proposta?
«È giusto che un’impresa con sede a un chilometro dal casello autostradale paghi la stessa Imis di un’azienda con sede in cima a una valle laterale? Si potrebbe prevedere un’Imis differenziata per territori. L’ultima proposta invece riguarda il rapporto tra imprese e sindacati. A livello nazionale c’è contrapposizione. In Trentino abbiamo cucito relazioni, curato la concertazione e la coesione. E allora se tagliamo le tasse alle imprese, chiediamo loro di fare un patto e di impegnarsi ad alimentare il fondo di solidarietà territoriale per pagare gli ammortizzatori sociali delle aziende sotto i 15 dipendenti».