DRO - Superare paure e preconcetti per aprirsi ad una nuova stagione dell'accoglienza e della solidarietà. Erano quasi centocinquanta le persone presenti venerdì sera all'incontro promosso al centro culturale di Dro dal circolo locale del Partito democratico per illustrare il nuovo e crescente fenomeno dell'arrivo in Trentino dei rifugiati e richiedenti asilo internazionale.
D. Ferrari, "L'Adige", 20 ottobre 2015
Dopo l'introduzione di Paolo Tonelli vicepresidente della «Cooperativa Arcobaleno», che sta seguendo nell'Alto Garda l'assistenza e l'inserimento sociale dei giovani migranti con le operatrici Martina Tonelli e Francesca La Vecchia (45 quali presenti nel Basso Sarca, di cui 18 nel comune di Dro in 6 nuclei famigliari), la serata è entrata nel vivo con la proiezione del filmato di Donato Chiampi «Ero 197», attraverso il quale Tidjane, ragazzo ventiduenne del Burkina Faso presente in sala, ha raccontato la sua esperienza di profugo, passando per la Libia, lo sbarco a Lampedusa e l'arrivo a Trento.
Significativa anche la testimonianza di Beatrice Taddei Saltini, operatrice di «Atas Trentino» e dell'associazione «46° Parallello», che ha ricordato i tanti conflitti aperti nel mondo (una ventina nell'area sub-sahariana da dove provengono dei profughi accolti in Trentino), e le iniziative avviate nelle comunità trentine per dare accoglienza, inserimento e nuova dignità a tanti giovani stranieri. Nelle parole dell'assessore provinciale alla salute Luca Zeni l'impegno diretto della Provincia nel seguire l'emergenza profughi (850 quelli oggi in Trentino), attraverso gli aiuti statali ed internazionali (circa 30 euro giornalieri pro-capite), la struttura di «Cinformi» e la solidarietà delle comunità locali. «È stato avviato l'inserimento di piccoli nuclei famigliari in vari paesi e comuni trentini (26 quelli coinvolti) - ha spiegato Luca Zeni accompagnato da Elisa Filippi membro nazionale del Partito democratico, il segretario provinciale Sergio Barbacovi e Domenico Spinella del Pd di Isera - il clima è più disteso ed è cresciuta l'accoglienza e la solidarietà delle comunità locali. Vanno trovare nuove sinergie e forme di inserimento attive, alla luce della permanenza dei richiedenti asilo sul nostro territorio (sino a due anni) e del fatto che solo il 40% ottiene lo stato di rifugiato politico, spesso con l'impossibilità di avviare forme di trasferimento o rimpatrio».