Le Province di Trento e Bolzano - così come le altre autonomie speciali - potranno avere nuove competenze, che per la prima volta non saranno attribuite né con norma di attuazione, né con modifica dello Statuto di autonomia. Si seguirà infatti la stessa procedura che vale per le Regioni ordinarie, ovvero una legge statale «paritetica», che significa che deve essere preceduta dall'intesa.
L. Patruno, "L'Adige", 13 ottobre 2015
Questo è un inedito assoluto, che è stato introdotto nella Costituzione con l'emendamento alla norma transitoria (art. 39) della riforma costituzionale proposto dai parlamentari del Gruppo delle autonomie e concordato con il governo.
«Oggi solo per le norme sulle relazioni finanziarie tra le due Province e lo Stato - spiega il senatore e costituzionalista Francesco Palermo, co-autore dell'emendamento, - c'è la possibilità di modificarle con legge ordinaria. Ma poi diventano una modifica dello Statuto. Questa è una cosa nuova: non è una modifica dello Statuto, né una norma di attuazione ma è una legge paritetica che trasferisce una competenza. Si porranno tante questioni interpretative interessantissime, tipo qual è il limite al quale deve sottostare una legge ordinaria. Non ci sono più i limiti dello Statuto, potrebbe anche essere una competenza più ampia di quelle previste nello Statuto». Le due Province avevano chiesto invece una procedura per il trasferimento delle competenze con norma di attuazione. Ma il Quirinale si è messo di traverso dicendo che non si potevano trasferire con norme di attuazione materie non coperte da Statuto. Così si è seguita la via della legge ordinaria pattizia.
Le competenze in questione sono quelle previste dall'art. 116 comma 3 attuale della Costituzione, che sono istruzione (che già fa capo alle due Province), personale amministrativo della giustizia (che ora si sta già trasferendo con norma di attuazione ) e poi ambiente e territorio. Infatti è quest'ultima competenza quella che manca e a cui le due Province stanno puntando e ora cercheranno di avere con legge ordinaria.
Il senatore Palermo è molto soddisfatto dell'emendamento che offre alle autonomie speciali tutti gli strumenti non solo per difendere ma anche per rafforzare le prerogative dell'autonomia speciale, e dice: «Adesso non ci sono più scuse. Abbiamo messo in sicurezza tutto ciò che fino adesso abbiamo usato come scusa per non andare a toccare lo Statuto. Le scuse erano la parte finanziaria, che è stata messa a posto con il patto di Roma, e il fatto di dire che se facciamo uno Statuto che poi a Roma non piace ce lo massacrano. Ma questa scusa non regge perché adesso che abbiamo la garanzia contenuta nella nuova revisione costituzionale ogni giorno perso sarà colpa nostra, solo nostra ed esclusivamente nostra. Ci viene tolto qualsiasi alibi. Devo dire che con questa norma ho compiuto il mio mandato. Adesso si deve lavorare a casa nostra per mettere a posto questo Statuto che è vecchio. Altrimenti - conclude Palermo - se non facciamo la revisione dello Statuto tra dieci anni ci leccheremo le ferite. Ci verrà eroso tutto come un salame, perderemo una fettina alla volta come abbiamo visto negli ultimi 5 anni. Spero che la Svp non pensi di limitarsi a portare a casa la competenza sull'ambiente, ingannando tutti con una convenzione alla quale dietro le quinte molti dicono di non credere, e che rischia di essere solo una perdita di tempo. Se Trento e Bolzano non faranno una vera riforma dello Statuto dimostreranno di non essere maturi per l'autonomia che hanno».