«Aiutateci a coinvolgerli». L'assessore provinciale alla sanità Luca Zeni rivolge ancora una volta questo appello alla città di Rovereto. Lo fa alla luce dei cambiamenti che stanno investendo il campo profughi ai Lavini di Marco, dove il numero di rifugiati si è già dimezzato passando da 250 a 120 mentre stanno arrivando i primi nuclei famigliari.
L. Pizzini, "L'Adige", 9 ottobre 2015
E lo fa anche per rispondere alla richiesta avanzata dalla circoscrizione Centro di cacciare gli immigrati dai parchi pubblici. «È coinvolgendo queste persone nella vita della comunità che si risolve questa situazione - risponde - perchè se trovano qualche cosa da fare sarà più difficile vederli in giro nei parchi inoccupati»
Dietro al nuovo disegno che vede la redistribuzione dei profughi sul territorio c'è proprio questo: la volontà di suddividerli in piccoli gruppi, di farli stare il più possibile a contatto con le comunità e di fare in modo che queste possano rivelarsi davvero accoglienti nei loro confronti. Ma perché questo avvenga bisogna creare le condizioni ideali e portare al campo di Marco alcune donne con i loro bambini ed alcune famiglie di richiedenti asilo può essere un passo in questo senso.
«Il campo di Marco era arrivato ad ospitare quasi 250 profughi - spiega l'assessore Luca Zeni - e gestire una situazione di questo tipo era difficile. Così ci siamo presi l'impegno, prima di tutto, di ridurre le presenze. L'idea, già annunciata, è quella di spostare nelle caserme del capoluogo gli uomini. Accadrà non appena saranno ultimati i lavori necessari per poterli ospitare in quegli spazi, ossia tra alcune settimane. In ogni caso prima dell'inverno».
Quelli che se ne sono già andati da Rovereto sono stati divisi in piccoli gruppi e suddivisi sul territorio. «Cinquanta di loro, ad esempio, si trovano alle Viote del Bondone - continua Zeni - ma è evidente che quella è una situazione temporanea. Non ha senso che rimangano lassù, isolati».
Quelle che sono attesi al campo di Marco, sono una nuova tipologia di persone. Donne, bambini e piccoli nuclei famigliari. «Trovano posto nei prefabbricati che sono stati realizzati all'interno del campo, casette di piccole dimensioni che possono ospitare fino ad ottanta persone». Non serviranno ulteriori lavori, dunque, per adeguare il campo ai nuovi arrivi. Le strutture sono già operative e la richiesta di poter accogliere questi bisognosi è già stata inoltrata allo Stato da parte della Provincia di Trento.
«Il cambio avverrà gradualmente - annuncia Zeni - ed in questo modo crediamo che l'accettazione sociale sarà più facile. L'obiettivo è quello di creare un nuovo equilibrio nella comunità e speriamo che, di conseguenza, la comunità risponda con una maggiore accoglienza».
Riguardo al caso specifico, ossia a questa richiesta avanzata attraverso un ordine del giorno approvato quasi all'unanimità dalla circoscrizione Centro di bandire i parchi pubblici ad accattoni ed immigrati, l'assessore provinciale alla sanità Luca Zeni invita a fare attenzione ed a cercare di distinguere: «È lo stesso discorso che si fa su piazza Dante a Trento - commenta - ma siamo certi che questa situazione sia generata dall'arrivo dei richiedenti asilo oppure può essere che si tratti di altre persone?»
Forse questo atteggiamento non è il modo migliore per parlare di un nuovo modo di fare accoglienza.
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