MAESTRI: "Una parte della quota fissa dello 0,25 delle risorse del bilancio provinciale riservate ogni anno alla cooperazione internazionale, potrebbero essere orientate a sostegno dei progetti di partenariato con i Paesi di provenienza delle persone richiedenti asilo sul nostro territorio per favorirne il loro ritorno nei luoghi da cui sono fuggiti".
Giornale online Consiglio Provincia Autonoma di Trento, 1 ottobre 2015
Ad ipotizzare questa "ri-taratura" degli interventi della Provincia per la solidarietà internazionale in funzione di una strategia che guardi oltre l'attuale emergenza che impegna governo e regioni a garantire ai profughi un'accoglienza, è stata Lucia Mestri (Pd), presidente della Quinta commissione del Consiglio provinciale che oggi ha discusso della gestione dei richiedenti asilo oggetto di una Risoluzione del Comitato europeo delle regioni.
Il dirigente del dipartimento, Silvio Fedrigotti, affiancato da Pierluigi La Spada di Cinformi, hanno aggiornato la Commissione sui dati del fenomeno, precisando che oggi sono 851 le persone richiedenti asilo sul territorio provinciale, ma quelle "scrutinate" dall'organismo incaricato di vagliarne la posizione sono appena una cinquantina.. "E questo – ha commentato Fedrigotti – mostra l'entità del problema rispetto al riconoscimento giuridico. Queste persone sono attualmente distribuite in 20 Comuni del Trentino e in 80 strutture, due delle quali molto grandi (il campo della protezione civile di Marco e l'ex Motel Agip in via Brennero), L'obiettivo della Provincia – ha proseguito il dirigente – è però di distribuire capillarmente in appartamenti questi soggetti nell'intero territorio provinciale per evitare grandi strutture. Per ora l'offerta di appartamenti è arrivata a 170 posti da occupare tra ottobre e novembre e proviene in prevalenza da privati.
Se l'afflusso di richiedenti asilo non aumenterà entro Natale la Provincia svuoterà il campo di Marco e saranno anche riportate a valle le persone ospiti alle Viote. Se invece il loro numero aumenterà le persone saranno trasferite da Marco all'Hub localizzata nella ex caserma Damiano Chiesa di Trento, centro di smistamento da svuotare a sua volta per ridistribuire gli individui in piccoli nuclei sul territorio. La Spada ha segnalato che dalla data di arrivo dei richiedenti asilo trascorrono 4 mesi per la presentazione della domanda e occorrono in media 18 mesi per ottenere una risposta. Nel frattempo Cinformi organizza per queste persone corsi di italiano e educazione civica e ne favorisce l'occupazione in varie attività di volontariato per evitare che la loro permanenza in Trentino scivoli verso la microcriminalità. "Dopo l'iniziale difficoltà dei trentini nell'accogliere queste persone – ha osservato La Spada – oggi nei nostri incontri sul territorio notiamo un atteggiamento diverso, di interesse e disponibilità da parte della popolazione".
Il responsabile di Cinformi ha infine lanciato al Consiglio provinciale un appello: "non lasciateci soli", ha detto, "perché il numero dei richiedenti asilo potrebbe aumentare ancora fino a 1500 nel 2016. E il nostro sforzo è di inserire in tempi brevissimi queste persone in una comunità totalmente diversa da quella di provenienza". Secondo Maestri, una volta che la Provincia ha ospitato tutti i richiedenti asilo assegnati al Trentino, occorre individuare i percorsi di integrazione nella nostra comunità e attività di servizio che li impegni ad occupare utilmente le loro giornate.
Detomas (Ual) ha condiviso pienamente l'idea lanciata da Maestri per ri-orientare gli interventi provinciali per la solidarietà internazionale verso le risposte da dare a questa emergenza.
Simoni (PT) ha evidenziato la paura oggi diffusa di perdere la nostra identità perché si considerano queste persone una minaccia potenziale alla nostra sicurezza. Secondo il consigliere invece, per confrontarci con serenità con questi migranti occorre essere più consci della nostra cultura e del nostro modo di vivere. "Questo è il motivo per cui non condivido la posizione della Lega che trasmette paura anziché proposte di soluzione al problema. Ma – ha concluso Simoni – anche la risoluzione del Consiglio delle regioni ignora questo tema".
Per Passamani (Upt) in Trentino vi è innanzitutto un difetto di informazione corretta. Servirebbe un vademecum distribuito ai residenti per evitare il rischio che crescano paure ingiustificate e strumentalizzazioni. "Va detta chiaramente la verità – ha concluso Passamani – informando i trentini su chi siano queste persone, perché solo così si potrà promuovere la solidarietà non solo dell'ente pubblico ma anche dei cittadini".