#NoiSiamoTrento - Profughi volontari per la pulizia della città

“Noi siamo Trento” entra nel vivo. Parte infatti questa settimana una delle iniziative qualificanti del progetto, che mira a coinvolgere il maggior numero di cittadini in un'operazione di cura e manutenzione della città. Protagonisti oggi sono i profughi ospitati in città, che si dedicheranno nel prossimo periodo alla pulizia dei vari quartieri di Trento.
Trento, 28 settembre 2015

 

L'iniziativa prevede il coinvolgimento di una trentina di richiedenti protezione internazionale, che si alterneranno nel corso di tre mesi lavorando in squadre da sei persone. Ospiti nella Residenza Brennero e in diversi appartamenti sul territorio comunale, i volontari hanno un'età che varia dai 18 ai 30 anni, mentre i paesi di provenienza sono Gambia, Senegal, Nigeria, Ghana, Costa d'Avorio, Mauritania, Guinea-Bissau e Mali.

“Il leitmotiv delle politiche dell'Amministrazione comunale è la partecipazione dei cittadini. E noi i richiedenti asilo vogliamo considerarli cittadini a tutti gli effetti – ha spiegato l'assessore alle politiche sociali Mariachiara Franzoia oggi pomeriggio in via Lampi, dove i ragazzi hanno iniziato il loro servizio – Sono persone coinvolte come noi in questo progetto, persone che vogliono prendersi cura della nostra città”.

Come ha sottolineato Lino Osler, direttore del consorzio Multiservizi, partner del progetto, i ragazzi sono volontari: “Per questa attività non ricevono alcun compenso. Si tratta di un bello scambio: noi diamo un'opportunità a loro, loro danno un'opportunità alla città”.

I volontari saranno impiegati per l’attività di spazzamento nelle diverse circoscrizioni secondo un calendario definito in accordo con Comune e Dolomiti Ambiente. Presteranno servizio il lunedì e il sabato mattina dalle 8 alle 12 e il mercoledì pomeriggio dalle 14.30 alle 18. In particolare, saranno nelle Circoscrizioni Centro storico - Piedicastello e Gardolo un lunedì mattina ogni due settimane, nelle Circoscrizioni Oltrefersina e San Giuseppe - Santa Chiara un mercoledì pomeriggio ogni due. Nelle restanti  circoscrizioni i profughi saranno a turno il sabato mattina. Il lavoro volontario dei profughi consente a Dolomiti Ambiente di liberare una parte del personale, che può essere impiegato in altre attività di pulizia.

Dolomiti Ambiente fornisce le attrezzature necessarie per la raccolta e lo spazzamento e provvede alla relativa formazione. Le attività saranno invece coordinate dalla cooperativa Consorzio Lavoro Ambiente e dalla cooperativa Multiservizi, che forniranno indicazioni operative ai volontari e verificheranno l’efficacia dell’intervento.

Il progetto è nato dalla collaborazione fra la Provincia (attraverso il Cinformi) e il Comune di Trento, con la collaborazione di Atas Onlus, Centro Astalli, Cooperativa Punto d'Approdo, Dolomiti Ambiente, cooperativa Consorzio Lavoro Ambiente e consorzio Multiservizi.

 

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I loro nomi sono Boubacar, Seidu, Sow, Mamoudu, Favour, Salaymen ed infine Samuel. Hanno dai 18 ai 30 anni e provengo da Ghana, Gambia, Mauritania, Costa d'Avorio, Mali, Nigeria e Senegal. Sono tutti giovani scappati dalla guerra e da situazioni di povertà, alla ricerca di un po' di pace per costruirsi un futuro migliore. Arrivati a Trento nei primi mesi di quest'anno, questi sette ragazzi sono la prima squadra di profughi volontari per la pulizia della nostra città.
L'attività rientra nel pacchetto di iniziative che la scorsa settimana il sindaco Alessandro Andreatta ha lanciato con lo slogan «Trento siamo noi» e che vede anche la partecipazione della Provincia attraverso Cinformi assieme ad Atas, Centro Astalli e la Cooperativa Punto d'Approdo. Questa prima iniziativa partita ieri da corso Buonarroti, si svolgerà per i prossimi 3 mesi con l'adesione di circa 30 profughi che avranno il compito di pulire la città, con il coordinamento delle cooperative Consorzio Lavoro Ambiente e Multiservizi. Dolomiti Ambiente e il Comune hanno stilato un calendario di spazzamento nelle diverse circoscrizioni, dove le squadre di profughi si alterneranno il lunedì e il sabato dalle 8 alle 12 e il mercoledì pomeriggio dalle 14.30 alle 18.
Ovviamente non si tratta solamente del pur importante contributo per il decoro della città che è dato da questi ragazzi ma l'iniziativa ha anche la finalità di una maggiore integrazione dei giovani profughi all'interno della società trentina.
La prima squadra di profughi volontari per la pulizia di Trento si è radunata ieri pomeriggio in corso Buonarroti. Tutti con gilet arancione con bande rifrangenti, pantaloni verdi e scarpe antinfortunistiche. Per qualcuno cappellino in testa, addirittura di lana per i più freddolosi.
I ragazzi sono rimasti per qualche minuto fermi in ascolto delle direttive di Dolomiti Ambiente che ha fornito loro tutti i mezzi per la pulizia. Ogni tanto traditi da mezzo sorriso, appena hanno avuto scopa e paletta in mano, si sono immediatamente messi a pulire i grandi marciapiedi di corso Buonarroti. «Questa iniziativa ha una valenza non solo sociale ma anche a 360 gradi - ha spiegato ieri l'assessora Maria Chiara Franzoia - perché questi ragazzi noi li consideriamo cittadini a tutti gli effetti». Il lavoro lungo corso Buonarroti è proseguito per qualche ora e i profughi si sono suddivisi le mansioni aiutandosi l'un con l'altro facendo rimanere stupidi addirittura alcuni passanti.
I giovani profughi, ospitati in città, come già detto, sono perlopiù arrivati a Trento nei primi mesi del 2015. Ospiti nella residenza Brennero e in altri appartamenti sparsi sul territorio comunale, con l'intento di facilitare l'integrazione per loro sono stati attivati dei corsi di lingua italiana che frequentano quotidianamente per ben due ore al giorno. Sono stati loro a proporsi per pulire la città e il lavoro fatto tre giorni la settimana è completamente volontario.
«E' bello essere di aiuto» ci dicono Samuel, 30 anni dal Ghana e Favore, 28 anni, arrivato dalla Nigeria. «E' un'esperienza - ci spiega quest'ultimo - di lavoro concreto. Noi in questo momento non abbiamo alcuna attività durante il giorno e riceviamo da mangiare e da dormire. Questo per noi è un modo per sdebitarci per quello che ci viene dato».