“È un ottimo compromesso. Ora lavoriamo per costruire, anziché per distruggere”.Giorgio Tonini, vice-capogruppo del Partito Democratico, è ottimista circa l'esito delle trattative in merito alla riforma del Senato. Intervistato da IntelligoNews, l'esponente dem spiega: “Ora avremo un Senato rappresentativo delle Regioni ed eletto dal popolo: è la soluzione migliore”.22 settembre 2015
Alla fine si è trovata la quadra sulla riforma o è solo un fuoco di paglia? «Si sta lavorando sui dettagli. Bisogna trasformare questo accordo trovato in emendamento. È comunque un ottimo compromesso e non solo perché mette d'accordo le persone, ma anche perché è la soluzione migliore».
Per quale motivo? «Perché abbiamo un Senato pienamente rappresentativo delle autonomie e delle regioni, ma nello stesso tempo sono i cittadini a eleggere i senatori, sia pur nella campagna elettorale per le regionali. Politicamente i senatori restano eletti dal popolo, anche se giuridicamente saranno eletti dai consigli regionali».
Alla fine siamo tornati alla proposta Chiti-Tonini. Non si poteva chiudere prima su questa base? «Mah, vede, la politica ha i suoi riti e i suoi ritmi. Alla fine si è trovato un accordo nel giro di giorni, al netto del mese di agosto in cui si almanacca un po' di tutto. L'importante è aver trovato un punto di equilibrio. Ora si tratta di costruirlo».
Molti hanno criticato le parole di Renzi all'indirizzo di Grasso. C'è chi ha parlato di toni intimidatori... «Ma no, assolutamente no. Nessuna intimidazione. Non vedo, del resto, quale arma possa avere un qualsiasi presidente del Consiglio verso un qualsiasi presidente del Senato. C'era stato un equivoco su una decisione che poteva mettere a rischio l'intero percorso della riforma e, in tal caso, Renzi avrebbe ovviamente dovuto informare il partito riunendo i gruppi parlamentari del Pd. Io spero comunque che il cammino delle riforma vada avanti».
Insomma, lei si sente ottimista. «Assolutamente sì. Dobbiamo avere l'ottimismo della ragione e della volontà. L'ha detto il presidente Napolitano: l'Italia non può più permettersi di fallire. È dagli anni '70 che si discute di queste cose, per tacere delle discussioni addirittura dell'Assemblea costituente. Ora ci siamo e tutti devono mettere il loro mattoncino per costruire, non per demolire».
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