Come per le emissioni delle Acciaierie di Borgo, anche per i pesticidi sarà l’Istituto superiore di sanità a garantire massima autorevolezza e trasparenza agli studi sull’impatto dei fitofarmaci sulla salute. L’assessore provinciale alla sanità Luca Zeni annuncia che chiederà il coinvolgimento dell’Iss come prova della volontà della Provincia «di muoversi nel modo più serio possibile».C. Bert, "Trentino", 23 settembre 2015
«Questo è un tema molto importante, la tutela della salute dev’essere la priorità e quindi vogliamo tenere l’asticella molto alta». A suonare un campanello d’allarme sono stati, negli ultimi giorni (Trentino di domenica e lunedì, ndr), il presidente della Lilt trentina Mario Cristofolini e Michele Lorenzin, ex responsabile del reparto antiparassitari dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente. Cristofolini chiede alla Provincia un'indagine precisa sugli effetti dei fitofarmaci e dei pesticidi sulla salute degli agricoltori e dei residenti vicino alle campagne, sollecitando l'Osservatorio epidemiologico dell'Apss a occuparsene così da avere dati certi, affidabili e ben strutturati. Lorenzin ha evidenziato, commentando i dati sull’acquisto di pesticidi in Trentino, come «la quantità di principi attivi contenuta nei prodotti acquistati dai nostri agricoltori è a livelli altissimi rispetto al resto d’Italia».
Zeni concorda: «Serve un approccio serio, che parta dai dati». E aggiunge: «Oltre alle indicazioni nazionali, si è cercato di monitorare la situazione e gli studi che sono stati effettuati hanno dato risultati rassicuranti». «L’Azienda sanitaria in particolare ha un piano annuale di controllo sull’immissione in commercio e sull’utilizzo dei prodotti fitosanitari che prevede prelievi sugli alimenti (frutta e prodotti animali) sui quali verifica l’eventuale presenza residua di fitofarmaci. Nel 2014 i campioni hanno dato esiti conformi, ovvero anche quando si è riscontrato qualche residuo nella matrice alimentare, le quantità erano al di sotto dei limiti fissati per legge».
L’assessore ripercorre gli studi realizzati negli ultimi anni. Il primo, estate 2008, si riferisce a una rassegna di dati epidemiologici relativi al periodo 1999-2002 riferite ai tumori che hanno nell’esposizione a fitosanitari uno dei possibili fattori di rischio: si è concluso che non sono emerse differenze significative tra i territori delle valli di Non Sole e il resto della Provincia. Il secondo studio, datato 2009, aveva come obiettivo quello di stimare la contaminazione domestica da fitosanitari e la conseguente esposizione per le persone e ha indagato la presenza di un principio attivo (l’insetticida Chlorpyrifos) all’interno di abitazioni in prossimità dei terreni trattati. Al contempo - spiega Zeni - per quantificare l’eventuale livello di assorbimento sono stati testati 23 soggetti residenti in quelle case (a Cles, Nanno, Tassullo e Tuenno): i risultati hanno rilevato la possibilità di una contaminazione nelle case con conseguente aumento dell’esposizione, ma i livelli di contaminazione emersi sono stati molto bassi o non rilevabili, e le analisi delle urine hanno rilevato livelli di metaboliti più alti dopo i trattamenti senza però superare i valori che normalmente si riscontrano nella popolazione generale.
L’ultimo studio, del 2012, ha riguardato di nuovo la val di Non, finalizzato a valutare se esistono particolari condizioni di rischio (tumori, linfomi e leucemie, aborti spontanei, nati morti, nati prematuri, malformazioni congenite, asma rinite e disturbi allergici, tiroidite, Parkinson e Alzheimer) correlate all’esposizione ai pesticidi spruzzati sui meleti: sono state messe a confronto due aree della valle a diversa esposizione ai fitosanitari e dall’analisi storica dei dati sanitari non è emersa alcuna correlazione tra l’essere residenti in aree ad alta densità di meli e l’incidenza delle malattie prese in considerazione. Questo fin qui. «Ma l’intenzione - conclude l’assessore - è adesso quella di garantire una massima attenzione su questo tema».
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