Ferma la condanna della Giunta provinciale, per bocca del governatore Ugo Rossi e dell'assessore alle politiche sociali Luca Zeni, al blitz di stanotte di Casa Pound alle ex-caserme Damiano Chiesa di via Al Desèrt, a Trento, destinate a diventare uno degli snodi dell'accoglienza dei profughi assegnati dallo Stato al Trentino.Ufficio Stampa Provincia, 22 settembre 2015
"Il gesto di attaccare degli striscioni ai muri della ex-caserma può sembrare in sé poca cosa - sottolineano - ma la disinformazione che certe frasi diffondono fra la popolazione no, è pericolosa e va seccamente respinta al mittente. In primo luogo è assurdo anche solo insinuare che le iniziative della Provincia mettono i profughi davanti alla popolazione trentina: i costi sono a carico dello Stato, che destina attualmente per ogni profugo 30 euro al giorno - in gran parte con risorse europee - grazie ai quali amministrazioni ed enti coprono tutte le spese necessarie ad accogliere queste persone, dal vitto all'alloggio al soddisfacimento degli altri bisogni di base. E comunque non va dimenticato che accogliendo questi profughi il Trentino assolve ad un dovere istituzionale: la legislazione italiana, conformemente anche al dettato europeo, è molto chiara sul tema dei richiedenti asilo, ed è lo Stato che assegna a regioni e province autonome una quota di profughi, sulla base della consistenza demografica di ciascun territorio".
La riflessione però non si ferma qui. Per il governatore e l'assessore alle politiche sociali "non si capisce se le persone che compiono questi atti dimostrativi, senza peraltro alcuna particolare legittimazione da parte della comunità trentina, hanno una proposta alternativa. Perché al di là dei doveri che il Trentino, come ogni altra regione italiana, ha nei confronti dello Stato, è evidente che gran parte dei profughi che arrivano qui fuggono da situazioni di grande difficoltà e di pericolo personale. L'accertamento del loro status, cioè del possesso dei requisiti necessari per accedere alla protezione internazionale, non è un compito che spetta a noi ma alle commissioni preposte. Il nostro dovere è però dare ad esse un'accoglienza dignitosa senza mettere in difficoltà il nostro welfare e contenendo gli eventuali disagi che la situazione porta con sé. In questo, grazie alla sua Autonomia, il Trentino è senz'altro più avanti delle altre regioni, che devono sostanzialmente affidare la gestione dei flussi, in particolare per quanto riguarda la logistica, ai prefetti. Il modello adottato in Trentino, che punta a dislocare sul territorio piccoli nuclei di richiedenti asilo, grazie alla collaborazione di enti locali e associazioni, consentirà di non concentrare grandi assembramenti di persone in pochi luoghi. Il risultato sarà un maggiore controllo della situazione e maggiori opportunità di integrazione per i nuovi venuti".
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