MANICA: «Aspettiamo di capire cosa propongono le minoranze. Certo se si vuole un’autorizzazione preventiva delle famiglie, dico subito di no. Sarebbe come se la chiedessimo per un percorso sulla Shoa. La maggioranza ha già presentato un emendamento che prevede che le iniziative nelle scuole passino dagli organi scolastici come il consiglio d’istituto dove sono rappresentate anche le famiglie».
C. Bert, "Trentino", 19 settembre 2015
Sarà la scuola il nuovo terreno di scontro tra maggioranza e minoranze sulla legge contro l’omofobia. Quali iniziative nelle scuole per sensibilizzare al pluralismo dell’orientamento sessuale e per combattere il bullismo omofobico? E quale dev’essere il ruolo delle famiglie? Almeno per una parte del centrodestra, segnatamente Progetto Trentino, la scuola (articolo 5 del ddl) è considerato il vero nodo del contendere. «Aspettiamo di capire cosa propongono le minoranze. Certo se si vuole un’autorizzazione preventiva delle famiglie, dico subito di no. Sarebbe come se la chiedessimo per un percorso sulla Shoa.
La maggioranza ha già presentato un emendamento che prevede che le iniziative nelle scuole passino dagli organi scolastici come il consiglio d’istituto dove sono rappresentate anche le famiglie», ha detto ieri il capogruppo del Pd Alessio Manica durante la conferenza stampa con gli altri capigruppo del centrosinistra, Lorenzo Baratter del Patt e Gianpiero Passamani dell’Upt (assente giustificato ma in linea Giuseppe Detomas della Ual). Andare avanti. Ecco la nuova parola d’ordine della maggioranza dopo tre giorni di desolante dibattito (per usare un eufemismo) in consiglio provinciale dove sull’omofobia si è consumato uno scontro durissimo con il centrodestra e dove la maggioranza ha rischiato di naufragare. «Andremo avanti, è un impegno che ci siamo presi», hanno ripetuto i capigruppo. «Un clima esterno costruito ad arte può aver fatto vacillare qualcuno, ma i dati sono i voti - osserva Manica - e in aula la maggioranza ha votato unita (escluso il no annunciato di Kaswalder del Patt, ndr)».
E in effetti qualcuno che ha più che vacillato c’è stato, tanto che il capogruppo del Patt Baratter martedì sera, al termine della prima giornata in aula si è ritrovato con 5 consiglieri su 7 che si sfilavano. Cos’ha fatto cambiare idea ai consiglieri del Patt? La risposta si chiama Ugo Rossi. Il governatore, reduce da una settimana in Brasile, ha trovato una maggioranza sull’orlo del precipizio, e ha avuto chiaro che spaccarsi sull’omofobia avrebbe segnato un punto di non ritorno. Quindi la mossa: offrire al centrodestra un ultimo tentativo di mediazione e mettere in riga i suoi. Che in aula hanno votato in linea con la maggioranza.
E ora? La sessione si è chiusa sul primo emendamento all’articolo 3 (su 17). «La maggioranza c’è e deve confrontarsi con le minoranze. Ho apprezzato l’intervento di Viola», ha detto Passamani. Ma Walter Viola (Pt) chiarisce: «La disponibilità a trattare dev’essere vera e questo significa considerare che la titolarità educativa spetta innanzitutto alla famiglia. Se invece hanno già deciso, su cosa mediamo?».
Per Baratter «se non vogliamo un Trentino piccolo e solo dobbiamo essere all’avanguardia anche su questi temi. Il Patt guarda a nord e il Tirolo queste norme le ha già previste. Le persone hanno un valore a prescindere dai numeri».
E se invece le minoranze dovessero continuare con l’ostruzionismo, si andrà comunque in aula? «Va fatta un’accelerazione, cercheremo di coordinarci con le priorità della giunta, ma per me si dovrebbe ricalendarizzare il ddl a fine ottobre», avverte Manica. E la maggioranza annuncia anche un cambio di strategia dopo due giorni in cui in consiglio ha parlato solo il centrodestra. «Volevamo velocizzare l’iter, ma dobbiamo prendere atto del clima di disinformazione che è stato creato. Dobbiamo farcene carico, andare a spiegare fuori e dentro le scuole cos’è questa legge. Paghiamo di non esserci mossi prima».