La morte di Samuelle Daves, la foto «gaffe» utilizzata da Fratelli d'Italia e finita sulle pagine e sui siti di tutti i principali quotidiani nazionali, il caso dei libri dell'Arcivescovile e le lettere inviate dal sindaco di Novaledo: tutte queste notizie, per stare solamente agli ultimi tre giorni, non hanno fatto «ammettere» al centrodestra che, forse, il tema delle discriminazioni sessuali e di genere sia più attuale e importante di quello che i vari consiglieri si sono ostinati a ribadire per tutta la giornata di ieri.
"L'Adige", 16 settembre 2015
Senza mezzi termini, l'ha detto in apertura dei lavori Nerio Giovanazzi (At): «Non si può stare in aula per tre giorni a discutere del nulla».
Ieri sarebbe dovuta essere la giornata di un inizio, di un primo passo in avanti, e, invece, ancora una volta, non è stata nulla: la discussione sul ddl anti omofobia, sospesa lo scorso febbraio a causa dell'ostruzionismo della minoranza, non c'è stata. Se non si è discusso dei contenuti, si è invece urlato parecchio. E si è tergiversato. L'opposizione ha fatto, come suo diritto e, da un certo punto di vista suo dovere, un totale ostruzionismo. La maggioranza, invece, ha fatto ben poco e ha assistito praticamente impassibile a un lungo teatrino di parole, accuse, richieste di sospensione, escamotage regolamentari e interventi nei quali si è parlato di tutto tranne di quella legge. Il presidente Bruno Dorigatti ha provato a replicare, a togliere la parola, a respingere richieste di interventi per «fatto personale», a sottolineare l'importanza del tema e a ribadire come «la chiusura delle frontiere tedesche e le possibili modifiche allo Statuto dell'Autonomia siano questioni rilevanti ma non urgenti». Ma poi, alle 18.10, ha alzato bandiera bianca, sospendendo in anticipo la seduta e mandando tutti a casa.
Donata Borgonovo Re ha provato a far capire alla minoranza che «il tema dell'omofobia non è irrilevante, anche perché irrilevanti sarebbero le discriminazioni: basta invece leggere i quotidiani di oggi (ieri ndr) per conoscere la tragica storia di una persona per la quale i temi di cui si dovrebbe discutere in aula erano fondamentali». E il pensiero è andato inevitabilmente a Samuelle Daves.
Dalle 10 di mattina alle 18.10 di politico c'è stato poco o nulla. Un allenatore di calcio lo chiamerebbe un «torello», con Dorigatti nel mezzo e i vari Rodolfo Borga, Maurizio Fugatti, Walter Viola, Giacomo Bezzi, Claudio Cia a far girare la palla. Spettatori i consiglieri della maggioranza, che a parte un paio di interventi nel tardo pomeriggio hanno assistito al teatrino senza battere ciglio. La minoranza ha chiesto dal primo intervento del mattino di occuparsi di vicende più importanti dell'omofobia, dalla Valdastico ai punti nascita, passando per i profughi, la cui sorte ha improvvisamente interessato perfino la Lega. La prima sospensione è arrivata intorno alle 11 e, invece dei canonici dieci minuti, è durata una buona mezz'ora. Nel frattempo le donne presenti in Consiglio in quel momento ( Manuela Bottamedi, Donata Borgonovo Re, Chiara Avanzo e Violetta Plotegher ) hanno pensato di organizzare una cena insieme: l'intesa, all'unanimità, è stata raggiunta, a quanto pare, per il 23 settembre prossimo. Al rientro dei capi gruppo la situazione invece di migliorare è in sostanza degenerata, con Dorigatti che ha perso più volte la pazienza.
Nel pomeriggio la musica non è cambiata, anche se il centro sinistra autonomista ha dovuto incassare anche il passo indietro di Giuseppe Detomas (Ual), che ha annunciato il ritiro della propria firma al disegno di legge, poiché «il tema è diventato il terreno di uno scontro ideologico e a questo punto dovrebbe tornare in commissione. Dissento, quindi, da me stesso e dalla deriva che ha assunto questo iter». Un annuncio che non ha effetti concreti, ma che di sicuro rappresenta una piccola crepa politica e una prima, piccola, vittoria per il centrodestra. Viola, uno dei principali protagonisti del «torello» politico, ha poi messo il dito nella piaga, sottolineando come «dall'inizio della legislatura, il 20% del tempo dell'aula (62 ore) sia stato impiegato per il ddl sull'omofobia, mentre la finanziaria, ad esempio, ha richiesto solamente 22 ore di discussione». «E chissà di chi è la colpa», avrà pensato un già furente Dorigatti.
A fine giornata un emendamento (abrogativo) è stato approvato: si tratta del numero 55 (complessivamente sono 1.500) all'articolo uno. Proponente, Rodolfo Borga. In pratica, un tunnel a uno stremato Dorigatti. Oggi si riparte, sperando in più politica e meno urla.
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