Striscioni, cartelloni e bandiere, ma i manifestanti effettivamente a piedi nudi erano in pochi. Molti di loro, infatti, hanno evitato di camminare direttamente sull'asfalto, optando per soluzioni alternative come calzini o sandali. Tra gli "scalzi" illustri, invece, Sara Ferrari, assessora provinciale all'università e ricerca, politiche giovanili, pari opportunità e cooperazione allo sviluppo, e il consigliere provinciale Mattia Civico.
V. Zeni, "Trentino", 12 settembre 2015
La prima, ha voluto sottolineare come questo preciso momento storico cambierà nostro modo di raccontarci al mondo. A piedi nudi, dunque, per dare un segnale forte e chiaro: "Ci sono e voglio dimostrare il mio impegno in questo senso".
Camminare a piedi nudi tra le vie del centro storico, per lanciare un messaggio e per chiedere una risposta alle istituzioni. Ieri, in più di sessanta città italiane si è svolta la "Marcia delle donne uomini scalzi", l'iniziativa lanciata da un gruppo di esponenti del mondo della cultura, della politica e del volontariato, per sensibilizzare alle complesse problematiche di migranti e rifugiati. Anche Trento non si è fatta trovare impreparata e numerose associazioni, ma anche singoli cittadini, hanno deciso di accogliere l'appello.
In serata, grazie alla diffusione via social dell'iniziativa, un lungo corteo è quindi partito da Piazza Duomo verso la stazione dei treni al grido "L'Europa non ha confini, siamo tutti clandestini". Scopo dell'evento è stato quello di esprimere solidarietà nei confronti delle migliaia di persone che, per salvare la propria vita e quella dei propri figli, si vedono costrette ad affrontare sfide terribili, umiliazioni, sofferenze e, come insegnano i più recenti casi di cronaca, anche la morte. Camminare scalzi, per i più di mille trentini partecipanti, ha simbolicamente rappresentato il porsi nella condizione di vulnerabilità dei profughi, chiedendo con forza tutti i necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee.
Massimiliano Pilati, presidente del Forum Trentino per la Pace, non ha lasciato spazio a dubbi: la situazione è evidentemente tragica e la differenziazione tra rifugiati politici ed economici è priva di senso. Franco Ianeselli, segretario generale Cgil del Trentino, ha invece insistito sul ruolo del sindacato in questo momento storico: «Siamo vicini agli operai trentini, ma anche ai richiedenti asilo e la politica trentina sta facendo molto in questo senso». Rendere realmente efficaci i sistemi di accoglienza, dunque, ma non solo: «Vogliamo che anche in Italia si possa finalmente sentire una voce alternativa a quella che invoca la chiusura dei confini», ha dichiarato Lorenzo Varponi, coordinatore dell'Unione degli Universitari di Trento. In quest'ottica, anche l'università potrebbe svolgere un ruolo importante in un fattibile progetto di integrazione. «Un bellissimo segnale di umanità è arrivato da alcuni atenei tedeschi, che hanno scelto di aprire i propri corsi ai rifugiati, in qualità di guest students», ha spiegato Varponi.
Solidarietà all'iniziativa è arrivata, a mezzo Facebook, anche dal presidente del Consiglio Provinciale, Bruno Dorigatti. Seppure impossibilitato a prendervi parte, ha voluto infatti sottolineare come l'umanità sia chiamata a mettere in gioco la sua parte migliore. Assente anche Luca Zeni, assessore provinciale alle politiche sociali, in trasferta in Val di Sole per discutere con i sindaci locali proprio dell'emergenza profughi. Tra i presenti anche alcuni rappresentanti del Partito Democratico, tra cui Mattia Civico, Violetta Plotegher, Donata Borgonovo Re e Sara Ferrari, che ha sottolineato l'importanza del testimoniare un impegno. Anche Sel, Movimento Cinque Stelle, Cisl, Uil e Arci hanno scelto di dare il loro appoggio all'evento.
Il Centro Sociale "Bruno", invece ha deciso di partecipare con una propria iniziativa, facendo indossare ai manifestanti le magliette "Nemici di Salvini", in una parodia del noto format televisivo "Amici di Maria de Filippi". Nonostante le aperture di alcuni Paesi come Germania e Austria, l’Europa sembrerebbe quindi non essere ancora stata in grado di dare una risposta sistemica alle incongruenze delle politiche di accoglienza e di asilo ed un segnale deciso è stato lanciato, anche dalla popolazione trentina.
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Oltre mille alla marcia degli scalzi, G. Fin, "L'Adige", 12 settembre 2015
«È arrivato il momento di decidere da che parte stare». L'appello inizia così, con queste parole e a farlo proprio ieri sera a Trento sono state oltre mille persone che hanno aderito alla «Marcia delle donne e degli uomini scalzi». Un'iniziativa, lanciata a livello nazionale, partita dalla rete e che anche a Trento ha visto moltissime adesioni.
Persone appartenenti al mondo dell'associazionismo, della cultura, della politica e del mondo del sindacato, con la presenza dei tre segretari di Cgil, Cisl e Uil, Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti , si sono radunate in piazza Duomo con la volontà di prendere posizione, di chiedere migliori condizioni di accoglienza per i migranti e per manifestare il bisogno, l'urgenza, della regolamentazione di un sistema unico d'asilo.
Alle 18 in punto ieri pomeriggio piazza Duomo è stata il punto di incontro per l'inizio della manifestazione. Tantissime bandiere della pace ma anche molti cartelloni con le tristi immagini dei tanti migranti costretti a camminare scalzi per le strade per poter raggiungere un vita nuova e normale. Presenti anche alcuni giovani che indossavano una maglietta con la scritta «Nemici di Salvini».
Ad aprire il corteo degli scalzi, è stato lo striscione con la scritta «Refugees Welcome - No one is illegal» e lo slogan «La nostra Europa non ha confini, siamo tutti clandestini». La marcia ha toccato via Belenzani, via Alfieri, piazza Dante, via Pozzo per poi raggiungere via Cavour e ritornare in piazza Duomo. Gran parte delle persone presenti hanno deciso di camminare scalze per l'intero tragitto.
Tra le personalità presenti alla marcia anche l'assessora all'università e ricerca, politiche giovanili, pari opportunità, cooperazione allo sviluppo e promozione della pace, Sara Ferrari . «Quello che stiamo vivendo - ha affermato - è un momento storico non casuale che cambierà senz'altro il mondo di rapportarci con il mondo. Noi tutti dobbiamo esserne testimoni». L'iniziativa della «Marcia delle donne e degli uomini scalzi» è stata lanciata inizialmente a Venezia ma a macchia d'olio ha trovato l'adesione in ben 75 città che ieri hanno marciato assieme a piedi scalzi. «È vero che non ci sono soluzioni semplici - è stato spiegato nell'appello lanciato dai promotori - e che ogni cosa in questo mondo è sempre più complessa. Ma per affrontare i cambiamenti epocali della storia è necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorità per poter prendere delle scelte. Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi. Di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere».
Fra i tanti ad aderire alla marcia a Trento sono stati anche l'associazione Ya Basta, il Centro sociale Bruno, la sezione trentina di Emergency e Amnesty International, il Forum Trentino per la Pace assieme a Vincenzo Passerini, responsabile delle Comunità di accoglienza, l'Imam Aboulkeir Breigheche , il segretario del Pd Sergio Barbacovi , il deputato Michele Nicoletti , il consigliere del M5S Andrea Maschio , il presidente dell'Arci Andrea La Malfa e l'assessora regionale al welfare, Violetta Plotegher.
L'appello lanciato ieri sera e che è stato ripetuto al termine della marcia in piazza Duomo, ricalca i quattro punti necessari ai cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali. È stata chiesta la certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature, l'accoglienza degna e rispettosa per tutti, la chiusura e lo smantellamento di tutti i luoghi di detenzione dei migranti e infine la creazione di un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino.