Tonini insiste: Senato, mediazione possibile

Via libera alla mediazione tra maggioranza e minoranza del Pd sull'idea di un Senato elettivo. Ma non se il rischio è quello di far fallire la riforma del Senato: «Meglio una riforma imperfetta rispetto ad una non riforma» sentenzia il vicepresidente del gruppo Pd al Senato Giorgio Tonini.
"L'Adige", 14 settembre 2015


Il quale, nei giorni scorsi, ha aperto all'idea proposta dalla minoranza del Pd (precisamente da Vannino Chiti, ndr) per una modifica dell'articolo 2 della riforma improntata sull'elezione diretta dei nuovi senatori da parte dei cittadini andando a pescare da una sorta di listino nelle Regionali. Immediato lo «stop» incassato dal «mediatore» Tonini dalla maggioranza del partito, a partire dal vicesegretario Lorenzo Guerini per proseguire con il capogruppo alla Camera Ettore Rosato.
Quindi, qual è la «ricetta» di Tonini per salvare l'ipotizzato «intervento chirurgico» all'articolo 2 in maniera da «disegnare» un Senato eleggibile (composto da consiglieri regionali)? Il senatore spiega come esistano le condizioni per intervenire sull'articolo 2 solamente nel caso in cui maggioranza e minoranza di partito trovino un «chiaro e definito accordo» su come procedere. «Affinchè la maggioranza si trovi d'accordo nell'intervenire sull'impianto della riforma - dice - la minoranza del Pd, e tutte le altre minoranze da Forza Italia al M5S, dovranno impegnarsi ad evitare qualsiasi forma di ostruzionismo». 


Dal canto suo, la maggioranza di partito si impegnerebbe ad accogliere il cambiamento dell'articolo 2. In sostanza, Tonini ritiene che esista lo spazio per modificare l'articolo 2 senza mettere a repentaglio l'intera riforma del Senato, che comunque dovrebbe arrivare in Commissione e poi tornare alla Camera nei prossimi giorni (al massimo una settimana, ndr). E nel caso in cui sia impossibile trovare una convergenza? A questo punto Tonini farebbe «tramontare» il tentativo di mediazione, auspicando la più veloce possibile approvazione della riforma istituzionale. «Eventualmente - afferma - le modalità d'indicazione dei senatori da parte degli elettori verranno introdotte in un altro articolo».


«La riforma - spiega Tonini in conclusione - è importante anche per dare maggiore stabilità di governo e rafforzare in questo modo l'autorevolezza dell'Italia in Europa». «Quando si incontrano rappresentanti di altri governi europei - aggiunge -, spesso la prima domanda che ci si sente porre riguardo a tutti i livelli istituzionali esecutivi è: quando durate? In tanti altri Paesi europei i governi hanno una durata pluriennale, da noi invece no: ecco perché la riforma delle istituzioni è così urgente». Per chiarire la situazione diversa che si vive ad altre latitudini, Tonini ha preso come esempio la Germania. «La cancelliera Merkel è in carica da dieci anni, e nessuno parla di regime - ha concluso Tonini - Pensate, invece, in questi dieci anni quanti governi e quanti Premier abbiamo visto cambiare in Italia».