"Abbiamo il dovere di interrogarci per capire come possiamo mettere al centro di tutto la dignità della persona". Con queste parole, l'assessore alla salute e politiche sociali Luca Zeni, ha aperto stamani i lavori di un seminario dedicato al tema delle dichiarazioni anticipate di volontà nei trattamenti sanitari, che si è tenuto a Trento e a cui hanno partecipato medici, infermieri, farmacisti, psicologi, assistenti sociali, amministratori locali ed in generale chi lavora nel campo dell’organizzazione dei servizi sanitari e sociali.
Ufficio Stampa Provincia, 12 settembre 2015
"Siamo consapevoli delle difficoltà giuridiche della questione - ha detto Zeni - perché la competenza è statale, e manca una legge di riferimento, e perché sappiamo che le dichiarazioni anticipate di trattamento non sono vincolanti per il medico. Per questo non ci siamo mossi a livello legislativo. Tuttavia, nel 2013, la Giunta provinciale ha dato mandato all’Azienda provinciale per i servizi sanitari di elaborare modalità di raccolta e registrazione delle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario dei soggetti interessati, garantendo l’informazione al medico curante. Ci si è concentrati in particolare sull'informazione alle persone con malattie cronico-degenerative, ma dobbiamo spingere di più anche sull'informazione e la possibilità di dichiarazioni anticipate di trattamento anche per le persone sane, con il coinvolgimento dei medici di medicina generale. La vera sfida - ha aggiunto l'assessore - è quella di uscire da un dibattito a volte troppo ideologico e lavorare per costruire un percorso di informazione, coinvolgendo medici, pazienti e cittadini, che porti ad una maggiore consapevolezza nelle scelte, per fare in modo che le dichiarazioni anticipate di trattamento non siano un atto meramente formale e vengano dunque tenute nella giusta considerazione".
E' un dibattito che coinvolge tutta la società civile quello sulle direttive anticipate nei trattamenti sanitari, in quanto affronta l'autonomia della persona quale valore imprescindibile nella relazione di cura. Il tema è stato al centro di un seminario promosso dall'Assessorato provinciale alla salute e politiche sociali nel corso dei quale sono state messe a confronto varie esperienze sulla materia. Stefano Pustetto, consigliere regionale del Friuli-Venezia Giulia, ha spiegato come la Regione abbia legiferato due volte nel 2015 sulla materia, istituendo il registro delle dichiarazioni anticipate di trattamento, ma che le leggi siano state impegnate dal Governo. Deciderà la Corte Costituzionale. "Le DAT non sono vincolanti, ma sono un segno tangibile della volontà del paziente - ha detto Pustetto che ha ricordato come in Parlamento vi siano ben 11 disegni di legge in materia che attendono di essere esaminati. "Il Parlamento si arroga il diritto di legiferare - ha detto ancora Pustetto - e poi non legifera".
"Si tratta di un tema che lacera le coscienze e la società" ha detto Marco Ioppi, presidente dell'ordine dei medici del Trentino. "Noi medici siamo un punto di riferimento - ha sottolineato Ioppi - per il cittadino che soffre e dobbiamo portare avanti una cultura della condivisione. Per questo dobbiamo essere coinvolti e abbiamo bisogno di regole certe, non rigide, puntando a costruire un'alleanza solida con i pazienti nell'ambito della relazione di cura".
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«Abbiamo il dovere di interrogarci per capire come possiamo mettere al centro di tutto la dignità della persona». Con queste parole, l'assessore alla salute e politiche sociali Luca Zeni, ha aperto i lavori di un seminario dedicato al tema delle dichiarazioni anticipate di volontà nei trattamenti sanitari, che si è tenuto a Trento. «Siamo consapevoli delle difficoltà giuridiche della questione - ha detto Zeni - perché la competenza è statale, e manca una legge di riferimento, e perché sappiamo che le dichiarazioni anticipate di trattamento non sono vincolanti per il medico. Per questo non ci siamo mossi a livello legislativo. Tuttavia, nel 2013, la Giunta provinciale ha dato mandato all'Azienda provinciale per i servizi sanitari di elaborare modalità di raccolta e registrazione delle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario dei soggetti interessati, garantendo l'informazione al medico curante. Ci si è concentrati in particolare sull'informazione alle persone con malattie cronico-degenerative, ma dobbiamo spingere di più anche sull'informazione e la possibilità di dichiarazioni anticipate di trattamento anche per le persone sane, con il coinvolgimento dei medici di medicina generale. La vera sfida - ha aggiunto l'assessore - è quella di uscire da un dibattito a volte troppo ideologico e lavorare per costruire un percorso di informazione, coinvolgendo medici, pazienti e cittadini, che porti ad una maggiore consapevolezza nelle scelte».
È un dibattito che coinvolge tutta la società civile quello sulle direttive anticipate nei trattamenti sanitari, in quanto affronta l'autonomia della persona quale valore imprescindibile nella relazione di cura. Il tema è stato al centro di un seminario promosso dall'Assessorato provinciale alla salute e politiche sociali nel corso dei quale sono state messe a confronto varie esperienze sulla materia. Stefano Pustetto, consigliere regionale del Friuli-Venezia Giulia, ha spiegato come la Regione abbia legiferato due volte nel 2015 sulla materia, istituendo il registro delle dichiarazioni anticipate di trattamento, ma che le leggi siano state impugnate dal Governo. Deciderà la Corte Costituzionale. «Le Dat non sono vincolanti, ma sono un segno tangibile della volontà del paziente - ha detto Pustetto che ha ricordato come in Parlamento vi siano ben 11 disegni di legge in materia che attendono di essere esaminati».
«Si tratta di un tema che lacera le coscienze e la società - ha detto Marco Ioppi, presidente dell'ordine dei medici del Trentino -. Noi medici siamo un punto di riferimento per il cittadino che soffre e dobbiamo portare avanti una cultura della condivisione. Per questo dobbiamo essere coinvolti e abbiamo bisogno di regole certe, non rigide, puntando a costruire un'alleanza solida con i pazienti nell'ambito della relazione di cura».