Portare il contingente dei profughi in Trentino da 890 a 975. La richiesta del ministero dell’Interno, attraverso il Diparimento immigrazione guidato dal prefetto Mario Morcone, guarda avanti e parte dalla necessità di mettere a punto un piano di accoglienza per altri 20 mila migranti. L'assessore Zeni: "Siamo fiduciosi, dai privati arrivano 4-5 proposte al giorno da vagliare".C. Bert, "Trentino", 11 settembre 2015
Di qui la ripartizione delle nuove quote alle regioni, pubblicata ieri nel dettaglio dal Corriere della Sera: oltre 5 mila saranno destinati a Veneto e Lombardia, le due regioni a guida leghista che hanno fatto muro contro nuovi arrivi, in particolare 3421 alla Lombardia e 2075 al Veneto, poi 2009 alla Toscana, 1781 al Piemonte, 1636 all’Emilia Romagna. Alla Provincia di Trento, che attualmente accoglie sul proprio territorio 791 richiedenti asilo, il Viminale ne ha assegnati 185.
«Questo non vuol dire che ce li manderanno domani», chiarisce l’assessore provinciale alle politiche sociali Luca Zeni, «il nostro tetto attuale era di 890 profughi, ora c’è stata questa ulteriore ripartizione del Viminale che ragiona in termini di medio periodo. Ad oggi non abbiamo comunicazione di nuovi arrivi immediati, ma sappiamo anche che a volte il preavviso può essere brevissimo». «Del resto anche noi - prosegue l’assessore - quando lavoriamo per individuare nuovi posti ragioniamo su base mille, dunque con un obiettivo più ampio di quello che è il contingente attualmente assegnato». Tenersi larghi, è la parola d’ordine. Perché gli sbarchi non accennano a diminuire, e difficilmente caleranno fin quando le condizioni del mare lo consentiranno. Nel frattempo la Provincia prosegue la difficile ricerca di alloggi in cui ospitare i profughi che, nel caso dell’Italia, arrivano soprattutto dall’Africa via Libia: fino al 31 agosto sono sbarcati sulle coste della Sicilia 30.493 eritrei, 14.489 nigeriani, 8.747 somali, 6091 sudanesi, 6.546 siriani, e via via nell’ordine cittadini originari di Sudan, Gambia, Senegal, Mali e Ghana.
«Siamo abbastanza soddisfatti e fiduciosi - spiega Zeni - nell’ultima decina di giorni abbiamo avuto 20 proposte, 17 da privati e 3 dai Comuni. In questo momento ne arrivano in media 4-5 al giorno da parte dei privati, evidentemente il lavoro che abbiamo impostato sta dando i suoi risultati. Quando arrivano le offerte, c’è poi una fase di valutazione da parte del Cinformi per verificarne l’adeguatezza». Così sta avvenendo anche per alcune disponibilità manifestate da alcune parrocchie, «non solo a Trento», chiarisce l’assessore.
Non sarà invece disponibile a breve l'ex centro pastorale di Centochiavi di proprietà della Diocesi, che aveva annunciato l’intenzione di cederlo in comodato gratuito alla Provincia per poter ospitare circa 60 migranti. Dalle parole del vescovo Luigi Bressan era parso potesse essere pronto nel giro di settimane. «C’è stato un malinteso - spiega Zeni - si tratta di ex uffici, adattarli richiede tempi lunghi, una variante di destinazione d’uso e anche costi importanti (si parla di 1,4 milioni di euro, ndr), per questo stiamo valutando attentamente il da farsi».
Sul fronte della Cooperazione, infine, l’appello lanciato due giorni fa dalla Federazione alle proprie 530 coop associate per trovare appartamenti in cui ospitare i profughi, sta raccogliendo qualche risultato. «Hanno telefonato in tanti, segno di una sensibilità al problema - spiegano da via Segantini - questa è una prova, non sappiamo quanti siano gli alloggi di proprietà delle cooperative, ci sono Famiglie cooperative e Rurali che hanno un intero stabile magari con un paio di appartamenti, ma occorre che in questo momento siano liberi». Ieri Zeni ha incontrato i sindaci della val di Fassa. E se il sindaco di Mezzolombardo è tornato a dire che non ci sono posti, «per fortuna c’è chi ci sta aiutando», commenta l’assessore.
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