La lettera che l'amministrazione comunale di Novaledo ha inviato ai sui concittadini, fa emergere l'esigenza di chiarire in momenti, non solo istituzionali, ma anche pubblici, che le notizie che stanno circolando sul tema della educazione alla relazione di genere sono INFONDATE.
Sara Ferrari, 9 settembre 2015
In questo sforzo di informazione corretta è necessario supportare anche gli amministratori locali, interfaccia istituzionale sul territorio, affinché non funzionino inconsapevolmente da eco a falsità che generano strumentalmente paure nei cittadini.
L'amministrazione provinciale, per mezzo delle sue strutture che fanno riferimento al Dipartimento della Conoscenza e all'Agenzia per la famiglia, si farà carico di promuovere incontri pubblici sul territorio, per una corretta informazione sui programmi e percorsi provinciali.
Per quanto riguarda i percorsi di educazione alla relazione di genere, attivati in Provincia di Trento da anni, con soddisfazione di dirigenti, insegnanti e famiglie, si specifica ancora una volta che:
1) Questi percorsi sono organizzati in autonomia dalla scuola trentina e non fanno riferimento alla legge nazionale;
2) questi corsi non riguardano l'educazione sessuale;
3) i corsi sono stati scelti da 21 Istituti scolastici; sono rivolti agli insegnanti e a studenti della scuola secondaria;
4) i formatori sono stati selezionati e preparati dall' Università di Trento e dall' IPRASE;5) prima dei corsi i contenuti saranno illustrati ai genitori. Alla fine del ciclo ci sarà un incontro di restituzione e di confronto, sempre con le famiglie. Inoltre verranno organizzati appositi incontri pubblici.
I corsi servono per:
1) contrastare la violenza contro le donne insegnando il rispetto reciproco;
2) promuovere i talenti dei ragazzi e delle ragazze, indipendentemente dal loro essere maschi o femmine, aiutandoli a non farsi condizionare da ciò nelle scelte scolastiche e professionali.
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Lei dice che lo ha sentito per telefono, che il sindaco s'è in qualche pentito, che «ha riconosciuto di aver agito in modo inconsapevole». Lei è l'assessora alle pari opportunità, Sara Ferrari, che ieri mattina ha alzato il telefono e chiesto con urgenza al presidente del Consiglio della autonomie, Paride Gianmoena, di intervenire in apertura della seduta pomeridiana. Lui è Diego Margon, sindaco di Novaledo che, «per senso di responsabilità» ha invitato con una nota la popolazione a partecipare ad una serata in tema di gender, perché - a detta del sindaco - «il "problema" oggettivamente esiste: c'è un reale e concreto pericolo che si allarghi il numero degli istituti scolastici che intendono introdurre corsi ispirati alla teoria del gender». E nella nota il sindaco spiega che nell'incontro di martedì prossimo si affronteranno temi come: «da 0 a 4 anni: masturbazione infantile precoce... da 9 a 12 anni: masturbazione, eiaculazione, uso dei preservativi. Amicizia e amore con il partner dello stesso sesso».
Per l'assessora Ferrari, che ieri s'è presenta al Consiglio delle autonomie per informare gli amministratori locali assieme alla dirigente del Dipartimento conoscenza Livia Ferrario e al dirigente dell'Agenzia per la famiglia Luciano Malfer , quello del sindaco di Novaledo, con la lettera-invito su carta intestata del Comune, è uno «scivolone grave». «Viene da piangere» dice Ferrari «veder far passare nella popolazione l'idea che nelle scuole trentine si insegna la masturbazione ai bambini. Bastava che il sindaco di Novaledo si informasse in Provincia per capire che le paure sono infondate». Che è in atto, aggiunge l'assessora, la campagna nazionale avviata da Fratelli d'Italia, che si appoggia alle «Sentinelle in piedi», che volutamente mescolano i due temi, quello dell'omofobia e dell'educazione.
E ai sindaci l'assessora ricorda che in Trentino, dal 2007, con il coinvolgimento di Iprase, Dipartimento istruzione, Agenzia per la famiglia, Centro studi di genere dell'Università, Commissione pari opportunità, sono attivati percorsi (fino ad ora in 21 istituti) sulla educazione alla relazione di genere, coinvolgendo dirigenti scolastici, docenti, famiglie e, nelle scuole secondarie, gli studenti.
Ma sono percorsi che non riguardano l'educazione alla sessualità, chiarisce Ferrari, perché i corsi su questo tema sono da oltre vent'anni seguiti dall'Azienda sanitaria. «I percorsi sull'educazione alla relazione di genere, accolti con soddisfazione da tutti, anche dai genitori», aggiunge l'assessora «hanno due obiettivi. Il primo riguarda la prevenzione della violenza di genere: e quanto ce ne sia bisogno lo dice il dato delle denunce di fatti di violenza contro le donne in Trentino. Sono state 613 nel 2013, e sappiamo che, secondo l'Istat, le denunce sono solo il 10% del reale». Il secondo obiettivo è «scardinare gli stereopiti di ruolo e valorizzare i talenti di ciascun individuo. Se un bambino vuole fare il ballerino, ha il diritto di farlo. Non c'è un destino dettato dalla natura che decide che ci sono giochi da femmina o da maschio, sport e professioni da femmina e da maschio...».
Di questo, spiega ai sindaci Ferrari, si discute, mettendo a loro disposizione tecnici della Provincia e dell'Agenzia per la famiglia, per dare un'informazione corretta. «L'omosessualità non c'entra. Dalla settimana prossima» ricorda Ferrari «in aula tornerà il disegno di lege sull'omofobia e si scatenerà di nuovo la confusione tra temi diversi, perché c'è chi semina terrore solo per motivi di accreditamento politico». L'appello ai sindaci è implicito: non fatevi strumentalizzare, come il vosto collega di Novaledo, applaudito dalla Lega Nord.