8 settembre 1943, Dorigatti: “Oggi come allora occorre alzare la testa contro il populismo, la demagogia, i nuovi muri e le varie forme di fascismo”

Dorigatti per ricordare l’8 settembre 1943 alla commemorazione dei trentini internati e caduti nei lager: “Oggi come allora occorre alzare la testa contro il populismo, la demagogia, i nuovi muri e le varie forme di fascismo”.
Trento, 9 settembre 2015

 

Marzo 1943. Nell’officina 19 della Fiat Mirafiori di Torino Leo Lanfranco, operaio, improvvisamente “alza la testa” e interrompe il lavoro per protesta contro il regime fascista. Il suo gesto spinge tutti gli altri lavoratori ad imitarlo in questa fabbrica e in quelle dell’intero Paese. A rammentare l’episodio per “alzare la testa anche oggi, come fece allora Leo Lanfranco, contro il populismo e la demagogia, contro i muri che pensavamo scomparsi ma che tornano ad essere eretti in Europa, e contro la pianta maligna del fascismo, che credevamo morta ma che non è ancora stata estirpata”, è stato stamane il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti, intervenuto alla cerimonia organizzata in piazza Dante dalla sezione trentina dell’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani, per ricordare gli 800 trentini caduti nei lager nazisti cui è dedicata la lapide sulla facciata del palazzo della Provincia.

 

“Oggi come allora c’è chi chiede pace, pane, lavoro e libertà”.

 

Dopo le note del “silenzio” uscite dalla tromba del giovane Leonardo Massenzana, e la lettura affidata ad un altro ragazzo, Luca Pedron, della risposta che l’ufficiale Giuseppe De Toni, internato nel campo di concentramento di Hammerstein, aveva scritto al fratello per spiegare la sua scelta di non piegarsi alla Repubblica di Salò, Dorigatti ha evidenziato l’importanza di celebrare oggi l’8 settembre del 1943. “Questo giorno – ha detto – in cui si chiuse la notte della dittatura e si aprì l’alba della democrazia frutto della resistenza”, ci fa pensare al dramma delle decine di migliaia di persone che stanno fuggendo dai loro Paesi e che chiedono, oggi come allora, pace, pane, lavoro e libertà.

“Senza l’8 settembre – ha proseguito il presidente – non ci sarebbero state né la Costituzione né la nostra autonomia”. Dorigatti ha espresso apprezzamento per gli importanti segnali provenienti da Paesi come la Germania. “La battaglia per la pace, il pane, il lavoro, la solidarietà – ha concluso il presidente del Consiglio – che era terminata l’8 settembre 1943 deve quindi continuare anche oggi, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi contro tutti i provvedimenti che minacciano i valori della solidarietà, della democrazia e della convivenza”.

 

Ferrandi: “pagina a lungo rimossa dalla nostra memoria”.

 

E’ stato poi il direttore del Museo storico Giuseppe Ferrandi, che ha portato il saluto del presidente della Provincia Ugo Rossi e dell’assessore alla cultura Tiziano Mellarini, a sottolineare come la commemorazione dell’8 settembre 1943 risulti oggi più agevole rispetto a qualche decennio fa, “perché a lungo la memoria nazionale ha voluto rimuovere questa pagina di storia che ricorda la debolezza dello Stato”. Per Ferrandi, quindi, “va recuperata la dimensione etica e morale della resistenza e la capacità quasi antropologica di opporsi alla dittatura”.

 

Robol: “le istituzioni attivino percorsi per i giovani”.

 

Infine, prima della deposizione, sotto la lapide dei caduti, della corona d’alloro, l’assessore alla cultura del Comune di Trento Andrea Robol ha richiamato all’esigenza che “le istituzioni attivino percorsi nelle scuole perché le giovani generazioni studino la storia e comprendano il significato di avvenimenti come questi per riscoprire la concretezza dei valori della Costituzione e perché certi orrori non si ripetano”.

Durante la commemorazione il presidente dell’Anpi Sandro Schmid ha ricordato Rosario Serpe, recentemente scomparso, che a capo dell’Associazione internati militare che ha partecipato alla cerimonia con il proprio gonfalone, in passato aveva sempre organizzato questo momento. Da segnalare, tra la piccola folla raccolta attorno alla lapide, anche Rodolfo Bragagna, di S. Michele all’Adige, tra i protagonisti della lotta partigiana in Trentino con il nome di battaglia di Antonio, testimone diretto dell’8 settembre 1943.