«Chiarezza e politica non vanno d’accordo, ora io devo prima di tutto riconoscere che non sono un politico». Ha citato anche uno dei padri della Costituzione, Pietro Calamandrei, Donata Borgonovo Re ieri in aula durante il dibattito del consiglio provinciale sulla sua sostituzione avvenuta a fine luglio. Rossi ha aperto la discussione spiegando le ragioni che lo hanno portato a toglierle l’incarico di assessore alla sanità.
"Trentino", 4 settembre 2015
«Ogni componente della giunta deve compiere uno sforzo per rappresentare il proprio ruolo dentro una logica condivisa e unitaria sulle modalità di merito e di metodo che l’esecutivo si dà per esplicare la propria azione amministrativa. Il dialogo con altri enti e le modalità di comunicazione - ha proseguito Rossi - vogliono essere un tratto distintivo di questa maggioranza. Tutto questo può essere garantito solo da un rapporto fiduciario tra il presidente e i membri della giunta, al venir meno del quale possono esservi scelte come quelle prese quest’estate».
Per ammissione di Rossi, dunque, era venuto a mancare il rapporto “fiduciario” tra il presidente e l’assessore alla sanità. Una Borgonovo Re che le opposizioni, invece, hanno descritto come una “vittima sacrificale” «colpevole di aver voluto attuare decisioni prese nel 2010 - ha detto il consigliere della Lega Fugatti - e di aver portato avanti il programma di tagli proprio dell’ex assessore Rossi». Borgonovo Re ha quindi preso la parola e ha sottolineato come in questi 21 mesi scarsi di esperienza di governo in uno dei settori sicuramente più difficili, ha capito come «quanto il parlare chiaro sia ancora considerata un difetto più che una virtù».
A proposito dei suoi difetti, l’ex assessore ha riconosciuto di aver sempre avuto la tendenza «da Re (inteso come cognome ndr) a passare al ruolo di regina», ma, tenuto anche conto del calo delle risorse a disposizione della Provincia, di aver puntato alla “manutenzione”. Ad esempio del Centro di protonterapia, strumento che per lei la politica ha il dovere di utilizzare al meglio anche per una comunità più larga del Trentino, altrimenti non avrà futuro. «Al netto del metodo - ha proseguito Borgonovo Re - di una migliore capacità di relazionarsi con gli amministratori e i cittadini che hanno trovato il mio parlar chiaro un po’ ruvido, il merito, vale a dire la direzione e il disegno è e resta lo stesso: puntare su servizi di prossimità con i cittadini, e su servizi di eccellenza che necessariamente devono essere concentrati per avere capacità tecnica e di risposta che altrimenti le persone finiranno per cercare altrove. La sanità è l’esempio perfetto della fatica di far dialogare posizioni diverse sacrificando il consenso apparente. Non si può rispondere di sì a qualsiasi richiesta. Non esiste decisione in un tempo difficile che sia priva di scontro, fatica, opposizione anche quando si moltiplichino e rafforzino la comunicazione e il dialogo».
L’ex assessore ha quindi concluso facendo gli auguri al nuovo assessore Zeni ricordando la necessità di portare avanti il Piano per la salute, l’attuazione del Piano demenze («la Provincia di Trento è stata la prima ad adottarlo in Italia», ha ricordato), la medicina territoriale e la geriatria territoriale. E ancora la Programmazione sociale («quanto maggiore è l’investimento sulla solidarietà sociale, tanto minore sarà la spesa sanitaria») e la sperimentazione del welfare generativo. L'ultimo pensiero di Borgonovo Re è stato però per la collega Sara Ferrari: «Mi dispiace - ha concluso - lasciarla sola».