Nove relatori in due giorni per la «Giornata dell’autonomia». Nove relatori tutti uomini. FERRARI: «L’autonomia si difende anche con il contributo delle cittadine trentine, è un patrimonio di tutti, questa assenza è irrispettosa e non sensata. Per questo ho deciso di non essere presente, per segnalare la distanza da una scelta di questo tipo». «Nessuno ci ha coinvolto nell’organizzazione, io ho appreso del programma dall’invito. E l’impressione è che l’autonomia sia considerata appannaggio maschile».C. Bert, "Trentino", 2 settembre 2015
Nell’ordine: venerdì si presenta il libro “Dialogo vince violenza”, intervengono i due curatori (Giovanni Bernardini e Günther Pallaver), introduzione del presidente del consiglio provinciale di Trento Bruno Dorigatti e del vicepresidente del consiglio provinciale di Bolzano Roberto Bizzo, testimonianza dell’ex senatore Giorgio Postal, conclusioni del governatore Ugo Rossi. Sabato, la cerimonia ufficiale: intervengono di nuovo Dorigatti, il presidente del consiglio delle autonomie Paride Gianmoena, il presidente del Consiglio provinciale dei giovani Gabriele Schmid, ancora il presidente della Provincia Rossi. Poi la lectio magistralis di Paolo Mieli. Donne zero.
Era già successo l’anno scorso, Sara Ferrari e Donata Borgonovo Re l’avevano fatto notare in giunta. «Ormai è organizzata, per l’anno prossimo vedremo di rimediare», fu la risposta. Alla festa 2015 nulla è cambiato, e questa volta l’assessora alle pari opportunità Sara Ferrari (Pd) ha deciso di farsi sentire: «Ho scritto la scorsa settimana, nel mio ruolo di assessora, ai tre presidenti Dorigatti, Rossi e Gianmoena, dicendo che trovo discutibile che su nove relatori non abbiano trovato neanche una competenza femminile, dentro o fuori le istituzioni, in grado di parlare dell’autonomia. E ce ne sono». «L’autonomia - incalza Ferrari - si difende anche con il contributo delle cittadine trentine, è un patrimonio di tutti, questa assenza è irrispettosa e non sensata. Per questo ho deciso di non essere presente, per segnalare la distanza da una scelta di questo tipo». «Nessuno ci ha coinvolto nell’organizzazione, io ho appreso del programma dall’invito. E l’impressione è che l’autonomia sia considerata appannaggio maschile».
Ha declinato l’invito anche l’ex assessora Donata Borgonovo Re, che ha preso carta e penna e ha scritto al presidente Dorigatti: «Non parteciperò a questi due momenti perché ignorano totalmente il fatto che l’autonomia è un patrimonio di uomini e donne», spiega la consigliera Pd. «Già l’anno scorso io e la collega Ferrari l’avevamo fatto presente, questa volta c’è bisogno di stigmatizzare. Trovo sconcertante che non sia stata invitata nemmeno la presidente del consiglio regionale Chiara Avanzo, ma è possibile che chi organizza due momenti istituzionali non abbia individuato nemmeno un profilo femminile in grado di dire qualcosa di interessante? Abbiamo un giudice di Corte Costituzionale, per dire. Invece sembra che l’autonomia sia una cosa da uomini». «Forse - prosegue Borgonovo - ci eravamo illuse che fossimo già oltre nel percorso culturale, invece non è così. Sarebbe stato bello organizzare una festa parallela con una pluralità di voci, perché la sensazione è che proprio non ci si renda conto che non avere nessuna voce femminile è una povertà». «Se fino a poco tempo fa avevo altri impegni che mi fagocitavano - è la frecciata dell’ex assessora - ora avrò più tempo per dedicarmi a questa battaglia». In vista della discussione che si riaprirà sulla norma per la parità di genere nelle giunte comunali, Borgonovo avverte: «Possiamo permetterci di ignorare un principio che la legge nazionale ha introdotto con le preferenze di genere? È nella costruzione dei consigli che si introduce il correttivo a un disequilibrio evidente nella presenza di donne in politica». Ma il «boicottaggio» della giornata dell’autonomia come segnale, proposto alle colleghe da Ferrari e Borgonovo Re, non ha convinto tutte le consigliere.
Ci sarà la presidente del consiglio regionale Chiara Avanzo. Non ci saranno, ma perché fuori città, le consigliere Lucia Maestri (Pd) e Manuela Bottamedi (Patt). «Meglio pensarci per tempo l’anno prossimo ed evitare che la situazione si ripeta», commenta Maestri.
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