Formiamo la relazione di genere

Intervengo volentieri per replicare alla lettera del consigliere provinciale Claudio Cia. Ciò perché il miglior modo per smentire le bugie ed evitare la strumentalizzazione ideologica, di cui lei parla, è raccontare le cose come stanno veramente, in maniera chiara e trasparente.
Sara Ferrari, "Trentino", 23 agosto 2015

Il consigliere Cia confonde volutamente e strumentalmente la questione dell'omosessualità con i percorsi di educazione alla relazione di genere che, contrariamente a quanto raccontato, non hanno alcun legame con le questioni dell'orientamento e dell'educazione sessuale. La sottoscritta non ha mai abbinato questi temi, come si può chiaramente vedere nelle registrazioni pubbliche dei lavori del Consiglio Provinciale. Urge in ogni caso fare chiarezza per tranquillizzare tutti quei genitori che, inconsapevoli di questa battaglia oscurantista contro le pari opportunità, vengono spaventati da informazioni fasulle e invitati, addirittura, a recarsi a firmare per un referendum nazionale contro un fantomatico programma scolastico di promiscua educazione sessuale, che non esiste.

Chiariamo cosa avviene nel Trentino che gode di autonomia scolastica: fin dal lontano 2007 sono proposti ad opera di Iprase, l'istituto provinciale che si occupa dell'aggiornamento dei docenti, poi affiancato dalla Commissione Pari Opportunità, dalla Regione, dal Centro studi di genere dell'Università di Trento, dagli assessorati all'istruzione e alle pari opportunità provinciali, percorsi sul tema delle differenze di genere. Dallo scorso anno questi interventi sono coordinati dall'Assessorato alle pari opportunità per offrire un'attività condivisa e monitorata. Vengono proposti alle scuole interessate quattro percorsi di circa 10 ore sugli stereotipi di genere e i ruoli sociali: due di formazione per docenti e due di attività in classe (solo per le scuole secondarie), tenuti da formatori selezionati dall'Università di Trento.

Circa la supposta “pericolosità” di questo progetto bisogna precisare con assoluta decisione che l'educazione alla corretta relazione tra bambine e bambini, tra ragazze e ragazzi non c'entra niente con l'educazione alla sessualità (i corsi su questo tema li gestisce da moltissimi anni con competenza e serietà l'Azienda sanitaria). Il duplice obiettivo che ci si propone riguarda la prevenzione della violenza di genere e la valorizzazione del talento di ciascun individuo. Dato che il fenomeno della violenza sulle donne attanaglia anche il nostro territorio, ed è una piaga ignobile da sconfiggere, bisogna costruire una cultura del rispetto tra i due generi. Nelle scuola si va a spiegare che i maschi e le femmine, nel rispetto delle loro naturale diversità, hanno lo stesso valore e dunque se lo devono riconoscere reciprocamente. Inoltre, non c'è un destino dettato dalla natura che decide che ci sono giochi da femmina o da maschio, sport da femmina o da maschio, materie per cui sono più portati i maschi o le femmine, professioni da femmina o da maschio.

Siccome però i nostri figli crescono ancora sentendo dire queste cose, nei loro libri di scuola sono ancora le mamme che fanno le torte e i papà che vanno a lavorare, la televisione veicola ruoli sociali decisamente stereotipati, ed è in questa cultura che formano le proprie aspirazioni e si immaginano da grandi piloti o maestri, astronauti o calciatori, ballerini o avvocati, l'importante è che le loro proiezioni e quindi anche le scelte scolastiche e formative che faranno siano guidate dai loro veri talenti e non da un condizionamento sociale e culturale che li orienta, senza che nemmeno se ne accorgano, in una direzione più “adatta ai maschi o alle femmine”. E' giusto spiegare loro come stanno le cose e che poi decidano in libertà e consapevolezza quali scelte scolastiche fare, quali ruoli sociali e professionali costruirsi, valorizzando le individuali propensioni che sono esortati a scoprire in se stessi, piuttosto che secondo quello che va meglio per loro in quanto appartenenti ad un genere piuttosto che ad un altro. I corsi di educazione alla relazione di genere parlano di questo e di come riconoscersi uguali diritti e relazionarsi in modo corretto, Niente altro, come possono confermare i docenti che negli ultimi quattro anni ne hanno scelto qualcuno.

Per garantire ulteriore trasparenza e coinvolgimento, è previsto che prima di iniziare il lavoro con gli studenti, tutto il percorso sia preventivamente presentato ai genitori e agli insegnanti, così come al termine del percorso sia fatta una restituzione dell'attività svolta, sempre ai genitori e agli insegnanti che saranno i migliori testimoni della realtà dei fatti. Chi sta seminando il terrore rispetto a questa attività lo sta facendo travisando totalmente i contenuti di questi percorsi. Le informazioni di dettaglio sul progetto trentino si trovano sul sito www.pariopportunita.provincia.tn.it