Non sarà un conteggio matematico a stabilire in quali località saranno ospitati i profughi che l'Italia assegna al territorio trentino. Ieri il neo assessore alla salute e alle politiche sociali, Luca Zeni, ha incontrato i presidenti delle comunità di valle riuniti a Trento: il modo con cui i profughi verranno «inviati» ai vari comuni sarà frutto di una concertazione che coinvolgerà le conferenze dei sindaci. Un calendario di incontri sarà presto stilato e procederà a ritmi serrati: già fissato il primo appuntamento, che sarà martedì prossimo con la Comunità dell'Alto Garda e Ledro.L. Nave, "L'Adige", 5 agosto 2015
A fronte del continuo aumento del contingente assegnato al Trentino, cui spetta l'1% del totale degli sbarchi in Italia (dunque chiaramente un numero sempre in divenire) l'assessore ha sfruttato l'occasione della riunione dei presidenti: già pianificato da tempo, l'incontro doveva individuare il rappresentante di tale categoria all'interno del consiglio delle autonomie; è stato votato il lagarino Stefano Bisoffi (vedi articolo in alto).Ai presidenti, Zeni ha presentato poche diapositive con alcuni dati rispetto ai quali ha articolato il proprio ragionamento e formulato la sua proposta. Il primo dato riferisce di quali sarebbero i numeri se si adottasse una suddivisione meramente matematica, basata sulla popolazione residente: 820 profughi equamente spartiti tra i territori. In testa alla classifica, ne andrebbero 186 al territorio dell'Adige, 138 alla Vallagarina, fanalino di coda sarebbero gli Altipiani cimbri e la Paganella a pari merito con 7. Ma poco conta questo numero, che Zeni ha utilizzato più per fini dialettici e dimostrativi, che non pratici: «Così sarebbe a usare solo la matematica» ha spiegato.Un secondo dato riferisce invece di quali comuni, in questi mesi, sono stati maggiormente impegnati: la tabella separa i posti disponibili da quelli effettivamente occupati ed evidenzia il chiaro impegno caricato quasi interamente su Trento (111 presenze su 111 posti disponibili) e Rovereto (252 presenti su 254 posti disponibili. Rovereto dunque, secondo il dato della tabella, potrebbe accogliere ancora due persone). Arco 11 su 11, Baselga di Piné 18 su 18, Besenello 2 su 2, Borgo 7 su 7, Drena 2 su 2, Flavon 21 su 21, Isera 17 su 17, Mezzano 3 presenze su 4 posti disponibili, Mori 4 su 4, Novaledo 7 su 8, Pergine 4 su 4, Riva del Garda 2 su 2, Volano 2 su 2. Emerge chiaramente il completo disimpegno di ampie porzioni del Trentino.Tre, dunque, le ipotesi di lavoro che Zeni ha messo sul tavolo: la prima è agire come fa lo Stato, individuando centralmente dove piazzare i gruppi, magari anche consistenti. La seconda: condividere il percorso con comunità di valle e comuni; la terza - decisamente immaginifica piuttosto che pratica - replicare il metodo che la Provincia ha adottato con lo Stato: ovvero dare alle comunità la piena autonomia sulle scelte e dunque sulla gestione logistica e anche finanziaria.Come intuibile, la seconda via è quella condivisa dall'uditorio composto dai presidenti di comunità e da Paride Gianmoena, presidente del Consiglio delle autonomie.Punto cardine e fondamento del ragionamento resta quello della suddivisione in piccoli gruppi, a misura non solo delle dimensioni delle comunità ma anche della capacità di accettazione - anche emotiva - degli arrivi. Ai presidenti e ai sindaci, Zeni chiederà di essere attivi e presenti: molte offerte di ospitalità arrivano dai privati, ma bisogna agire anche sugli spazi di proprietà pubblica. Un esempio in tal senso possono essere molte canoniche inutilizzate, alcune di proprietà della Curia e alcune di proprietà dei comuni stessi.Gianmoena, che ha apprezzato il metodo di Zeni, ha auspicato che questo possa rappresentare una nuova occasione per mostrare le capacità dell'autonomia e che il Trentino può essere accogliente a 360 gradi.
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