Adesso gli ospiti sono 610. Zeni: "Basta verticismo, coinvolgiamo i territori per avere risposte omogenee. Stabiliamo criteri e metodi partecipati: vogliamo evitare forti concentrazioni in Comuni anche piccoli. A Marco ci sono 170 persone, la situazione è insostenibile".S. Voltolini, "Correre del Trentino", 2 agosto 2015Leggi l'articolo in pdf
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"Profughi, Roma aumenta il contingente da 727 a 810, "Trentino", 2 agosto 2015
TRENTO. Il neoassessore Luca Zeni la definisce «la prima emergenza» del suo assessorato. Prima ancora del Not, prima dei punti nascita che spaccano la maggioranza e prima del nuovo direttore dell’Azienda sanitaria, c’è un’emergenza che è data dall’urgenza quotidiana di assicurare un’accoglienza alle migliaia di profughi che dall’Africa e dalla Siria continuano a sbarcare sulle coste della Sicilia e vengono poi redistribuiti in tutta Italia.
Il ministero dell’Interno nei giorni scorsi ha comunicato alla Provincia, tramite il Commissario del governo, che il contingente dei richiedenti asilo da ospitare in Trentino passa dagli attuali 727 a 810. «E sappiamo che questo numero - ammette l’assessore con una facile previsione - in futuro è destinato ad aumentare».
Oggi sono 610 quelli accolti in Trentino, circa 170 solo nel campo di Marco di Rovereto «che è in sofferenza perché sono troppi», spiega Zeni, «vanno ridotti e Marco deve tornare ad essere un centro di prima accoglienza e smistamento con numeri più gestibili» (ne scriviamo nella cronaca di Rovereto, ndr).
Per far respirare il campo di Rovereto, e per dare da subito un segnale politico al suo mandato, l’assessore ha deciso di affrontare la partita con l’acceleratore. Martedì sarà al consiglio delle autonomie per un vertice con i nuovi presidenti delle Comunità di valle: «L’approccio - spiega - è passare da una fase di emergenza alla programmazione, e questa può essere fatta solo insieme, Provincia e amministratori locali. Voglio condividere un percorso e anche le difficoltà. Abbiamo un dovere di accoglienza morale prima ancora che giuridico, e dobbiamo ristabilire un clima di fiducia cercando insieme agli amministratori di creare le condizioni di accettazione sociale».
Non che non ci abbia provato l’ex assessora Donata Borgonovo Re, che nei mesi scorsi - lo ha ricordato provocatoriamente la Lega Nord in aula durante il dibattito sulla mozione di sfiducia - ha girato il Trentino in lungo in largo affrontando assemblee di residenti e amministratori inferociti per l’arrivo dei profughi. Quando ha chiesto ai sindaci di trovare degli alloggi, le disponibilità arrivate si sono contate sulle dita di una mano.
«Io sono fiducioso, mi pare di percepire la consapevolezza del momento», dice l’assessore Zeni, «il percorso non può che essere fatto insieme». Partendo, per quanto lo riguarda, da una linea: la distribuzione dei richiedenti asilo sul territorio va fatta per piccoli e non per grandi gruppi, «perché se in una comunità vengono ospitate poche persone si rende più facile l’inserimento e l’accettazione sociale». «Nei giorni scorsi - rivela l’assessore - era emersa la possibilità di ospitare un’ottantina di persone in un piccolo Comune della val di Non. Ho detto di no, perché può sembrare che risolva sul momento più velocemente un problema di numeri, ma dal punto di vista dell’impatto sociale io capisco la difficoltà di quei residenti».
La riunione al Consiglio delle autonomie di martedì servirà ad avviare un nuovo dialogo, si tratterà di capire se con risultati diversi da quelli ottenuti da Borgonovo Re. «La comunicazione ex post di una decisione crea inevitabilmente delle tensioni sociali - avverte Zeni - per quanto mi riguarda chiederò ai presidenti delle Comunità di darci una mano a programmare un’ospitalità. Oggi abbiamo una forte concentrazione a Rovereto e in parte a Trento. Mostrerò i numeri dell’attuale distribuzione dei
richiedenti asilo e a quel punto credo che un minimo di proporzionalità sul territorio sia doverosa. Chiederò anche di convocare le conferenze dei sindaci, a cui parteciperò con lo stesso obiettivo. Condividere e programmare insieme. L’accoglienza è un dovere».
"Profughi a Marco, 170 sono troppi". Prima visita del neoassessore provinciale all'ex polveriera: "Marco deve tornare ad essere un centro di prima accoglienza e di smistamento", N. Fiippi, "Trentino", 3 agosto 2015
A pochi giorni dal suo insediamento in giunta provinciale, chiamato a sostituire Donata Borgonovo Re, il neo assessore all’immigrazione e alla sanità Luca Zeni farà un sopralluogo ufficiale al Centro di protezione civile di Marco. Per vedere da vicino le condizioni di vita dei richiedenti asilo e soprattutto capire se - come sostengono le opposizioni politiche al progetto - la situazione di Marco è davvero «insostenibile». Per l’occasione, l’assessore Zeni sarà accompagnato da uno staff composto dai dirigenti provinciali che coordinano il progetto di accoglienza dei rifugiati, dai responsabili di Cinformi e sarà accolto dal presidente della Comunità di valle Stefano Bisoffi, dalla sua giunta, dal sindaco Francesco Valduga, dall’assessore alle politiche sociali Mauro Previdi e dagli altri componenti della sua squadra di giunta. Una visita importante. Attesa, per molteplici motivi.
L’assessore Zeni cercherà di dare una nuova impronta nella gestione dei flussi migratori sul territorio trentino. Mettendo dei punti fermi. Già martedì. «Sarò al Centro di Marco per un sopralluogo - spiega l’assessore Zeni al Trentino -. Oggi Marco ospita 170 profughi ed è in emergenza. 170 sono troppi, Marco deve tornare ad essere un centro di prima accoglienza e di smistamento con numeri più gestibili. Per questo vogliamo proporre alle Comunità di valle e ai sindaci di programmare insieme l'accoglienza, per piccoli gruppi in modo da rendere più facile il percorso di accettazione sociale. Attualmente i numeri ci dicono che abbiamo una forte concentrazione su Rovereto e in parte su Trento». La buona novella che porterà l’assessore provinciale Luca Zeni dovrebbe rasserenare lo scenario politico locale. Il tema degli immigrati aveva infiammato anche le ultime elezioni comunali. Sia Valduga Sia Miorandi avevano la stessa posizione.
Il centro di protezione civile di Marco è un centro di prima accoglienza, non di ospitalità. Idea condivisa anche dal presidente della Comunità di valle, Stefano Bisoffi, che - alla ricerca di nuovi spazi di accoglienza sul territorio - aveva chiesto la disponibilità dei sindaci della Vallagarina di locali arredati e sfitti. Sul tema della gestione profughi, due giorni fa, il consigliere provinciale della Lega Fugatti ha firmato una interrogazione denunciando una situazione che, secondo lui, sarebbe insostenibile. Stando alle sue affermazioni, il centro di Marco avrebbe accolto altri 60 disperati, rendendo il clima ancora più complicato per i volontari che hanno in gestione il centro di protezione civile.
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