TRENTO «Il Pd? È in crisi e questo è innegabile, ma il Patt sbaglia di grosso se pensa di poterci mettere in un angolo». Arriccia il naso, il vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi. A neanche una settimana del rimpasto di giunta, tirando le somme, punta dritto il dito verso il partito del governatore.S. Pagliuca, "Corriere del Trentino", 30 luglio 2015
Il segretario delle Stelle Alpine, Franco Panizza, ieri al Corriere del Trentino ha detto: «Il Patt e l’ Upt cercano di rafforzare la coalizione rivolgendosi al centro. Alla sinistra ci penserà il Pd, o no?».
Sono queste le parole che le hanno dato fastidio?«Diciamo che le ho trovate quanto meno singolari. Mi sono chiesto se si trattasse di strabismo politico o di disinvoltura intellettuale».
Perché il Pd non guarda più alla sinistra?«No, non è questo. Ma è ironico che proprio il Patt, che negli ultimi tempi non ha fatto altro che negare l’ esistenza di sinistra e destra pur di recuperare ogni minimo voto, oggi riporti in auge questi concetti. Ecco, se Panizza crede di poter godere delle nostre difficoltà sbaglia. È finita l’ epoca in cui il Pd resta in disparte, lasciando Patt e Upt liberi di conquistare le praterie del centro, facendo proprio l’ elettorato moderato. Il Pd si rialzerà e, sono certo, giocherà la partita del voto a 360 gradi».
Però la crisi del Pd è profonda e aggravata dal giro di poltrone.«Si certo, la crisi esiste ed è innegabile. Ma è una difficoltà che arriva da lontano e che poco ha a che vedere con la sostituzione di Donata Borgonovo Re. Noi dobbiamo recuperare una nostra idea di autonomia, dobbiamo dimostrare di essere altro rispetto al partito nazionale e ricominciare, con umiltà, dai territori, ascoltando i bisogni del Trentino che cambia senza lasciare ad altri partiti l’ interpretazione dell’ identità autonomista della provincia».
C’ è un mea culpa da fare, quindi, per l’ accaduto?«Certamente, credo che gli errori siano stati comuni e la sconfitta generale. Credo che non sia giusto addossare le colpe del fallimento a Borgonovo Re che ritengo, anzi, una persona degna di grande stima, con un bagaglio profondo di credibilità e sensibilità. Dobbiamo tutti farci un esame di coscienza, altrimenti la politica diventa solo individualismo. A questo proposito, mando a dire a chiunque oggi pensa di sentirsi sollevato per quanto è accaduto o chi ha agito in questa fase secondo calcoli utilitaristici, che ha compiuto un gravissimo errore».
Altrettanto grave, però, secondo i parlamentari Nicoletti e Tonini, è stato aver accettato il cambiamento proposto da Rossi.«In questo caso, fermo restando che è molto grave e traumatico quanto accaduto, è bene dire che Rossi ha preso questa decisione a livello individuale, assumendosene le piene responsabilità. Inoltre, il Pd è una forza che, anche se in difficoltà, ha un grande patrimonio di persone. Quindi non bisogna ridurre tutto ai singoli, facendoli diventare simboli esaustivi dell’ intero partito».
Non stiamo assistendo, dunque, al preludio di una crisi di maggioranza?«Non direi. Non viene meno il rapporto di collaborazione tra i partiti della coalizione, anche se…» Anche se? «Bè, forse si è agito troppo in fretta. Avevamo chiesto al presidente un confronto sullo stato di attuazione del programma di legislatura, una riflessione più ampia e condivisa al fine di rilanciare l’ operato dell’ intera giunta. Ma la nostra richiesta è stata derubricata troppo in fretta e questo sinceramente mi dispiace».
Come mai secondo lei?«Rossi ha detto di averlo fatto per non dare l’ idea che ci fosse un problema politico alla base, ma alla fine così facendo si è dimostrata solo una grande frenesia. Comunque, se oggi vogliamo lavorare davvero per il bene del Trentino, credo che l’ unica cosa da fare sia smettere di guardare nello specchietto retrovisore e andare avanti con determinazione e senza pregiudizi».
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