Il neoassessore Zeni: «Sicurezza, ma i servizi sul territorio sono un valore». Sui profughi: «Concertare con i sindaci». Spiega che ad agosto manderà in ferie la famiglia, la moglie e i loro due bambini, Giulio e Giovanni, e si tufferà in una full immersion nei tanti dossier della sanità che lo attendono. Luca Zeni, da sabato neoassessore al posto di Donata Borgonovo Re, è - per formazione - molto più “politico” di chi lo ha preceduto. Sui temi caldi che agitano la maggioranza annuncia la sua rotta, ma lo fa con prudenza.
C. Bert, "Trentino", 27 luglio 2015
Assessore Zeni, cominciamo dal lato personale. Come ha vissuto questa nomina? Il suo sì a Rossi è stato criticato da Borgonovo Re e da altri esponenti del Pd. Non è stato facile sul piano personale gestire le ultime due settimane con i toni che si sono alzati e poi gli ultimi giorni quando una decisione si è andata delineando da parte di Rossi. Comprendo la delusione personale di Donata Borgonovo Re ma a me premeva chiarire la mia posizione, e il coordinamento del Pd lo ha fatto: siccome parliamo di una scelta politica forte, ci tenevo fosse chiaro che la mia disponibilità è stata concordata con i vertici del partito e non è stata affatto una scelta individuale.
Nel Pd c’è chi - a cominciare dai parlamentari - ha proposto che gli assessori rimettessero le deleghe e si aprisse una crisi di giunta. Se lo aspettava? No, è una richiesta che mi ha colto di sorpresa e che mi spiego con il fatto che da Roma certi passaggi di queste settimane non siano stati colti. Le consultazioni tra il Pd e Rossi ci sono state, il Pd non è stato bypassato. Il Pd ha rinunciato a un’assessora da 10 mila preferenze.
Quanto esce indebolito da questa vicenda? Ci saranno conseguenze? È evidente che questa vicenda ha creato delle tensioni che non sono indolori. Io sono stato fianco a fianco a Donata Borgonovo Re in tante partite e conosco il suo modo di fare politica con spirito di servizio. Sono sicuro che prevarrà la consapevolezza che, ancora più di prima, l’efficacia dell’azione della giunta dipenderà dalla nostra capacità di essere incisivi.
Arriviamo ai temi che la attendono. Punti nascita di periferia: devono chiudere o restare aperti? Su questo tema va fatta molta chiarezza. La priorità per me è la sicurezza delle future mamme. Il percorso che è stato avviato con il ministero ha l’obiettivo di capire quanto, rispetto ai parametri numerici fissati dall’accordo Stato-Regioni (i 500 parti all’anno come standard minimo di sicurezza, ndr), possiamo sperimentare forme innovative che garantiscano servizi capillari sul territorio.
A costi maggiori? Probabilmente con costi maggiori, certo. La politica non può nascondersi, può essere necessario investire di più per garantire servizi che evitino lo spopolamento dei nostri territori: è un tema in cui il Pd crede. Un altro tema che ha infiammato il Trentino è quello dei profughi. Quale sarà il suo approccio? Dobbiamo far capire ai cittadini che abbiamo un dovere di accoglienza morale prima ancora che giuridico, e dobbiamo ristabilire un clima di fiducia cercando insieme agli amministratori locali di creare le condizioni di accettazione sociale.
Intende che la fiducia non c’era con Borgonovo Re? Il dato è che abbiamo avuto decine di amministratori che hanno lamentato modalità poco concertate. Su temi così delicati il metodo conta quando il merito. È un lavoro difficilissimo.
Nella sua agenda c’è anche il nuovo bando del Not. Cosa cambierà e quali sono i tempi? Mi trovo in linea con l’orientamento di Borgonovo Re. Credo che il modello di costruzione e gestione dell’ospedale in mano ai privati lasci molte perplessità. Il caso di Mestre è emblematico, la finanza di progetto rischia di essere molto costosa e poco efficiente. La direzione che si è intrapresa è quella di una realizzazione diretta utilizzando fondi Bei a tasso zero, una modalità che garantisce di più i cittadini e la Pubblica amministrazione. Entro l’anno sarà presa una decisione.
L’ex assessora aveva annunciato un bando per scegliere il nuovo direttore dell’Azienda sanitaria. Conferma che sarà questa la modalità che adotterete? Non lo so. Questo è uno dei temi in discussione che richiederà un confronto in giunta. La prima cosa che farò è un confronto con la struttura, ho bisogno di un’istruttoria, voglio capire come stanno le cose perché è una fase di passaggio delicata e c’è bisogno di garantire stabilità.
Altre priorità? Sicuramente l’integrazione sociosanitaria, la riorganizzazione della medicina di base e la prevenzione: la sanità che collabora con settori come l’istruzione e lo sport permette di migliorare la salute e, in prospettiva, di risparmiare sui costi per curare le malattie. (Parola di assessore-sportivo, di corsa o in sella a una bicicletta, ndr).
Mercoledì sera, dopo un'estenuante seduta del Consiglio provinciale - tra i conciliaboli per trovare una via d'uscita prima della mozione di sfiducia a Donata Borgonovo Re e la raffica di emendamenti alla riforma urbanistica - Luca Zeni ha lasciato l'aula, s'è fiondato a Brusago e ha indossato canotta e scarpette da runner, per «mangiarsi» di corsa gli 800 metri di dislivello della Tonini Vertical Race, tra la fontana del paese e il rifugio. «Sono un vecchio corridore» dice «prima andavo in bicicletta. Ora, che ho meno tempo, corro, di solito al mattino tra le 6 e le 7. Ho fatto più volte anche la Dolomiti Sky Race, ben più impegnativa...».
Assessore Zeni, guidare la sanità trentina, poco meno di un terzo del bilancio della Provincia, mette i brividi. È più impegnativo di qualsiasi Sky Race...
«Ne sono consapevole. È sicuramente uno dei settori più delicati dell'intera amministrazione provinciale, non solo per una questione di volumi finanziari, ma perché tocca aspetti molto delicati della vita delle persone, le aspettative sono elevate e la macchina è complessa, sia quella della salute che quella del sociale. Per questo il Pd ad inizio legislatura ne ha chiesto la delega al presidente, pur conoscendo i rischi: non è un assessorato che porta consenso! Ma è una responsabilità da gestire, proprio per entrare dentro le cose più difficili».
In ballo c'è la riorganizzazione della rete ospedaliera, con il nodo dei punti nascita. Riorganizzazione bocciata in giunta dai due assessori dell'Upt lo scorso dicembre. Cambierà qualcosa?
«Io entro a macchina in corsa, non ad inizio legislatura. Dedicherò il mese di agosto, chiuso in Provincia, ad approfondire tutti gli aspetti. Sono già in programma incontri con presidente, struttura, Azienda. L'agenda è piena: dalla rete ospedaliera ai profughi...».
Partiamo da punti nascita, allora.
«Il punto fermo è che noi abbiamo il dovere di garantire sicurezza al nascituro e alla madre. La parte tecnica deve dirci quali sono gli standard ed i livelli di sicurezza. Ma dobbiamo essere consapevoli che siamo un territorio alpino, dove l'autonomia ce la giochiamo sulla capacità di non fare la fine degli amici di Belluno che hanno vissuto lo spopolamento della montagna. Vuol dire garantire qualità dei servizi anche a chi non vive nei fondovalle. A questo serve il confronto con il ministero: capire quali deroghe, quali vie diverse possiamo seguire rispetto agli standard sui punti nascita. Qualora noi potessimo derogare, allora defineremo quali modalità diverse di declinazione del servizio potremo mettere in campo rispetto al mero standard numerico dei parti, in che modo e con quali costi. A quel punto la scelta da tecnica diventerà politica».
Sull'accoglienza dei profughi, Donata Borgonovo Re ha trovato muri anche da amministratori del Pd.
«È un tema scottante. Siamo consapevoli che amministratori, cittadini e comunità ci chiedono maggiore coinvolgimento. La scommessa, faticosissima perché richiede grande capacità di confronto dialettico, è creare una condivisione sociale: non per una mera distribuzione dei profughi sul territorio, ma per avere le condizioni dell'accettazione. Subito, avvierò un confronto con le comunità e gli amministratori: abbiamo dei doveri, morali prima che giuridici, all'accoglienza».
Sul Not, il Nuovo ospedale trentino per ora congelato, come la pensa?
«Entro l'anno, la partita va assolutamente chiusa. Sicuramente chiederò al presidente di avviare una riflessione sulle modalità di finanziamento: la finanza di progetto in materia sanitaria, altrove (come a Mestre) s'è rivelata molto costosa e poco efficiente, rispetto ad un modello di sanità pubblica che non presenta le distorsioni della finanza di progetto con il coinvolgimento dei privati...».
Ma l'orientamento della Giunta è già quello di abbandonare il project financing e in alternativa di accedere al finanziamento della Bei. Le chiedo invece se condivide il Not in sé, localizzazione, iperspecializzazione, funzioni. Serve o no?
«Non posso rispondere ora. Ci sono orientamenti assunti che non posso non confermare. Però mi riservo di approfondire: il Not è una delle partite più importanti in agenda, come il tema del completamento dell'integrazione socio-sanitaria e del rafforzamento delle reti territoriali e dei medici di base. Crescerà la collaborazione con altri assessorati: con Olivi, che ora ha gli ammortizzatori sociali, con Mellarini sullo sport, per la prevenzione che riduce la spesa sanitaria...».
Ma sul Not metterà in discussione sia funzioni che localizzazione?
«Il confronto sarà ampio, valutando tutto: costi e benefici, vantaggi ed opportunità».
Su una vicenda come l'Eremo di Arco, dove è in gioco il rapporto pubblico-privato, cosa dice?
«Che una mediazione è stata già trovata in Consiglio provinciale. In generale, gran parte del lavoro portato avanti da Donata Borgonovo Re, in applicazione delle decisioni della scorsa legislatura, non potrà che essere confermato. Poi su alcuni tempi si cercherà il massimo confronto, anche tra le forze politiche, perché della tensione c'è. Sul rapporto pubblico-privato è stata fatta di recente una convenzione: ripartiremo da qui».
Per la nuova direzione e la sostituzione di Luciano Flor al vertice dell'Azienda sanitaria, andrà avanti il bando, come previsto?
«Ci confronteremo in Giunta e ci muoveremo nella maniera più condivisa possibile. Ho bisogno di un confronto, sia con il presidente, sia con la giunta e l'Azienda per capire quali sono le modalità migliori per affrontare la questione».
Il Pd trentino esiste ancora?
«Il Pd ha la fortuna di tenere insieme persone che si riconoscono in un quadro valoriale condiviso. Dopodiché, oggi appaiono divisioni e scontri, è vero. Ma i cittadini si attendono un cambio di passo nel governo del Trentino, perché stiamo vivendo una fase socio-economica delicatissima e la politica ha il dovere di essere un riferimento: oggi il Pd non lo è, perché non riesce ad esprimere una linea politica, prima che per le tensioni interne. Ma c'è la consapevolezza che siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Non c'è alternativa, bisogna cambiare. Anche con un congresso catartico in cui ci si dicono le cose in faccia, si presentano linee diverse, ci si confronta e ci si conta. Al partito è chiesto di garantire la filiera istituzioni-partito-società che oggi non funziona».
Fuori dal politichese del documento del coordinamento del Pd, cosa vuol dire «verifica programmatica»?
«Il Pd chiede: c'è la consapevolezza, nella coalizione, che non si è espresso tutto il potenziale? Che il Trentino si aspetta di più da noi? Se sì, sediamoci attorno ad un tavolo per capire cosa è stato fatto e dove si può migliorare, per rilanciare l'azione e lavorare meglio. Questo chiede il Pd a Rossi».
Ma il Pd chiedeva prima una verifica programmatica e solo in quel contesto un rimpasto di Giunta, dicendo chiaramente che il disagio sull'azione di governo non c'era solo per la salute, ma anche per la cultura, per il turismo. Rossi se ne è fatto un baffo.
«È vero. E di questo ha discusso il coordinamento. Che però alla fine ha preso atto che un confronto tra partito e presidente c'è stato: Rossi ha incontrato il segretario e il capogruppo, li ha consultati, e ha comunicato la decisione di ritirare le deleghe a Borgonovo Re e di assegnarne altre. Per una parte del Pd questa consultazione avrebbe dovuto essere più approfondita, per il segretario e i massimi vertici del partito, che hanno dato il via libera, questo è stato l'esito del confronto. La necessità di fare il punto sul programma resta intatta, indipendente dallo spostare Dallapiccola o qualche altro assessore».
Ha sentito Donata Borgonovo Re?
«L'ho chiamata subito, appena appresa la scelta di Rossi. Lei mi ha manifestato la sua non condivisione, nello stesso tempo mi ha assicurato che non mancherà il suo contributo sulla sanità: ne ho bisogno...».
Si aspetta aiuto dall'ex assessora?
«So che fa politica per migliorare la comunità in cui vive, in spirito di servizio. Al di là del momento di comprensibile delusione personale, sono certo che prevarrà la voglia di lavorare insieme».
S'è preso dell'«arraffa» sedie: perché non ha aspettato la riunione del coordinamento del Pd e ha detto subito sì a Rossi?
«Il coordinamento ha fatto chiarezza su questo: prima di dare la mia disponibilità a Rossi, ho parlato con il segretario Barbacovi, che rappresenta il partito, con il capogruppo Manica, con il vicepresidente della Giunta Olivi e anche con il presidente del Consiglio Dorigatti. Dire a Rossi: "Ti dico di no, aspetta" sarebbe stata una scelta politica molto forte, avrei dovuto avere l'avallo del partito anche su questo. Il vertice mi ha detto: "Certo che devi accettare, è una prerogativa del presidente assegnare le deleghe". Io ho anche detto: se il partito decidesse di aprire una crisi di giunta, rimettendo le deleghe, sarei il primo a farlo". A una parte del partito non è piaciuto, ma se il segretario e il vertice del partito ti dicono che va bene...».
Ai due parlamentari, Michele Nicoletti e Giorgio Tonini, che non hanno gradito l'esito, cosa dice?
«La loro è una posizione legittima, ma il coordinamento ha chiarito bene di avere preso atto della scelta di Rossi. Come sempre, nel Pd si dibatte e le posizioni vengono poi riportate. Il comunicato è chiaro e non intendo ribattere a Tizio o Caio».
E a Luigi Olivieri, più vicino a Tonina e Fugatti che a Donata Borgonovo Re sugli ospedali di valle, che dice?
«Ho già detto qual è la mia posizione su tema ospedali, altro non serve dire».