Armonizzare le diverse misure già in essere, semplificare l'accesso ai beneficiari, introdurre elementi di innovazione e responsabilizzazione. Tutto questo per garantire le migliori opportunità a tutti i bambini e le bambine delle famiglie residenti in Regione. E' l’obiettivo del disegno di legge che modifica l’attuale normativa in materia di “pacchetto famiglia e previdenza sociale”, approvato oggi pomeriggio dalla Giunta regionale.
Ufficio Stampa Regione, 23 luglio 2015
Si tratta di una proposta innovativa, spiega l'assessora competente Violetta Plotegher, che affida alle due Province autonome la facoltà di individuare le politiche coordinate per le famiglie con figli utilizzando le risorse regionali, armonizzandole con le azioni in materia di welfare già adottate sui due territori provinciali.
Inoltre le Province potranno disciplinare in armonia con le altre misure i criteri di accesso e gli importi degli interventi che intenderanno mettere in campo. Un'altra novità riguarda la valutazione cui sono chiamate le due Province, che non dovrà limitarsi alla semplice rendicontazione economica, ma anche al riscontro dell'incidenza che le misure proposte avranno sui livelli di benessere familiare.
Il disegno di legge proposto, che ora passerà al vaglio del Consiglio regionale, intende apportare alcune modifiche alla misura dell’assegno regionale al nucleo familiare disciplinata dalla legge regionale 1/2005. L’intervento è anzitutto da intendersi come riconoscimento del costo per il mantenimento dei figli, con la finalità di dare maggiori opportunità a tutti i bambini e le bambine residenti in Regione.
La modifica più importante contenuta nella nuova normativa accorda alle Province la possibilità di disciplinare l'intervento in modo coordinato e integrato con gli interventi attualmente previsti dalla Province a favore della famiglia. La Regione non provvederà quindi più a stabilire tramite apposite tabelle i limiti di reddito e gli importi degli assegni, i quali verranno invece individuati da ciascuna Provincia tenuto conto delle risorse messe a disposizione a tal fine dalla Regione. Si stabilisce, in ogni caso, che l’assegno spetti alle famiglie con figli minorenni o equiparati e che debba variare in base al numero degli stessi e alla situazione economica del nucleo familiare, nonché ad altre condizioni che potranno essere individuate dalle Province.
Le Province, inoltre, potranno stabilire che l’assegno venga erogato in tutto o in parte nella forma di buoni di servizio secondo criteri e modalità dalle stesse definiti; avranno anche facoltà di armonizzare l’assegno, in termini monetari e/o di buoni di servizio, con altri provvedimenti provinciali o statali a favore del nucleo familiare anche arrivando alla definizione di un assegno unico, garantendone l’accessibilità a tutte le famiglie con figli in ottemperanza alla normativa vigente in materia di non discriminazione.
Per quanto riguarda i tempi di applicazione delle modifiche, si stabilisce che le stesse si applichino a partire dal 2017 al fine di dare il tempo alle due Province autonome di adeguarsi e di provvedere agli adempimenti di competenza, volti in particolare a coordinare ed integrare la provvidenza in esame con le altre provvidenze provinciali a favore dei figli e delle famiglie. Le modifiche - è scritto nel disegno di legge - non dovranno comportare maggiori oneri per il bilancio regionale: dovranno, complessivamente, rientrare nello stanziamento annuale previsto di euro 68 milioni 900 mila.
Un’ulteriore innovazione del disegno di legge è, infine, la possibilità di concretizzare con gli interventi attuati un welfare “generativo” in grado di rigenerare quelle già disponibili responsabilizzando le persone che ricevono aiuto. “Oggi è fondamentale armonizzare tra loro i vari interventi di sostegno alla famiglia trovando il modo sia di facilitarne l’accesso, senza diverse modalità di domanda, per i cittadini, sia coordinando fra loro i diversi benefici – spiega l’Assessora regionale al welfare Violetta Plotegher. Le tabelle regionali verranno quindi soppresse per dare modo alle Province di mettere in scala i vari criteri di accesso e di erogazione in modo coordinato. Alcuni benefici, per essere meglio finalizzati al loro scopo, potranno essere tradotti in “buoni di servizio”, ad esempio per i servizi all’infanzia con innegabile impulso ad aumentare le opportunità di lavoro in questi ultimi". "Inoltre, al fine di aumentare le ricadute sociali a beneficio dell’intera collettività, le Province potranno promuovere proposte di responsabilizzazione delle famiglie beneficiarie degli interventi nei confronti della comunità”, conclude l’Assessora.