La questione dei punti nascita (mantenerli nelle valli trentine oppure no?) agita la maggioranza che sostiene la giunta provinciale ma nel frattempo le dirette interessate (le madri) hanno già deciso. Ad esempio quelle delle Giudicarie che nel 2014 (ultimo dato disponibile) hanno disertato l’ospedale di Tione (43 per cento delle nascite) per mettere al mondo i figli a Trento e Rovereto (47%) con qualche parto anche all’ospedale di Arco.
"Trentino", 24 luglio 2015
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In totale i parti a Tione sono stati - nel 2014 - appena 137, con un calo del 23% rispetto all’anno precedente, tanto che nel rapporto annuale della natalità in Trentino (pubblicato nei giorni scorsi dall’azienda sanitaria provinciale) si legge testualmente che alla luce del calo costante delle nascite che si registra a partire dal 2008 “pare opportuno interrogarsi sul significato del mantenimento di questo punto nascita”. Le nascite all’ospedale di Cavalese sono stabili, con una certa fedeltà dei fiemmesi e dei fassani all’ospedale di riferimento (anche se le statistiche dell’azienda sanitaria non tengono conto dei parti all’ospedale di Bolzano) ma il dato è sempre fermo attorno alle 260 unità, cioè la metà della soglia di 500 unità indicata dal ministero - in accordo con le Regioni - per il mantenimento dei punti nascita sul territrio. E’ questo l’altro punto nascita considerato a rischio per l’attività troppo limitata. In realtà - a guardare i dati - non si salverebbe nessuno: nemmeno Arco che - si legge nel rapporto - presenta una flessione non indifferente nel numero di nati rispetto al 2013, con un calo del 20 per cento dovuto alle madri che preferiscono affidarsi ai reparti di maternità di Trento e Rovereto. Insomma, mentre la politica non riesce a decidere, prende forma nei fatti il disegno di accentramento delle nascite a Trento (dove già viene gestito il 70 per cento dei parti al termine di gravidanze problematiche) e Rovereto. Eppure - a guardare le statistiche - il livello di assitenza nelle valli trentine è comunque garantito. Sebbene con grandi differenze tra le diverse comunità di valle dai dati emerge che le donne in gravidanza possono contare sullo stesso numero di esami, ecografie, visite ostetriche e sulla stessa organizzazione dei corsi pre-parto sui cui possono contare le madri che si rivolgono ai due ospedali principali. Resta del tutto residuale, ma comunque interessante, il gruppo di una trentina di madri che scelgono il parto a domicilio, con l’assistenza di un’ostetrica. Non c’entra con i punti nascita sul territorio, ma è comunque un dato evidenziato nel rapporto, la percentuale ancora troppo elevata di parti cesarei rispetto alle indicazioni nazionali: oltre il 30 per cento a Trento e Arco, mentre i più “virtuosi” sono i reparti di Rovereto (20,1%) e Cavalese (23,2%).