«Il congresso? Lo faremo quando saremo a posto con le nostre regole». Sergio Barbacovi, nella serata della prima uscita da segretario provinciale del Pd dopo l'ok dei Garanti al ricorso dei suoi sostenitori, chiarisce così la posizione su uno dei punti più delicati in ballo nella serata di ieri.A. Conte, "L'Adige", 15 luglio 2015
Nella sala circoscrizionale della Clarina, infatti, era molto attesa la relazione del segretario che, nella prima parte, ha voluto di fatto ribadire quanto aveva già detto in videoconferenza nell'assemblea che gli aveva assegnato 37 voti, considerati inizialmente insufficienti per eleggerlo, ma diventati abbastanza alla luce dell'ok dei Garanti, sulla base dello Statuto, al ricorso dei suoi sostenitori, tra cui Luigi Olivieri.Il neosegretario ricorda i tre punti che aveva già messo sul tavolo al momento della sua candidatura a guida del Pd trentino. «Mi sono messo in gioco - ha detto Barbacovi - per rappacificare e rasserenare l'assemblea, ridando sovranità a tutti i suoi 64 membri». Per Barbacovi, poi, è fondamentale «l'appoggio ai circoli che stanno rinnovando le loro cariche» e una «collaborazione fattiva con i consiglieri provinciali e con i parlamentari».L'atmosfera nel partito in vista dell'assemblea di ieri sera alla Clarina non era sicuramente delle migliori per Barbacovi. Tra i critici della sua elezione c'è ad esempio una parte dei consiglieri provinciali, a partire da Luca Zeni e Alessio Manica.Sullo sfondo della riunione di ieri sera il nodo fondamentale era quello di capire quando e come si possa andare a congresso e con quali regole, visto che molti considerano quelle che hanno portato alla segreteria Giulia Robol poco funzionali ad avere una guida del partito che sia autorevole e possa agire senza dover continuamente cercare il consenso di tutte le componenti dell'assemblea.Per Olivieri, sostenitore di Barbacovi, il Pd non può pensare subito al congresso, ma deve fare un'operazione che lo riporti tra le persone e la comunità e ridia forza ai circoli, avendo però il coraggio di chiudere quelli che non hanno iscritti. «Il congresso va fatto alla fine» spiega Olivieri. «Prima - spiega l'ex parlamentare - partecipiamo alla discussione nazionale sulla forma partito e lì rivendichiamo le nostre specificità, rimettiamo in sesto i rapporti con i cittadini e le imprese e i rapporti con i circoli, chiudendo quelli con 5-6 persone. Va poi ricostruito il rapporto con il Consiglio provinciale. Dopo di che vediamo se si trova una persona per la segreteria, se non si trova un accordo si vada a congresso».La parte del Partito democratico che più spinge per il congresso, come fa Bruno Dorigatti, ricorda che l'assemblea la volta scorsa ha chiesto di andare presto al congresso e che a Barbacovi si chiedeva una rassicurazione su una data certa e che le regole vengano effettivamente cambiate prima di andare al congresso stesso. Altrimenti, il ragionamento di questa componente del Pd, è che con le regole attuali era possibile proclamare il congresso subito.Infine l'assemblea, chiamata a nominare il proprio nuovo presidente dopo le dimissioni di Lucia Fronza-Crepaz, ha scelto la candidata ed ex sindacalista della Funzione pubblica della Cgil Chiara Rossi, proposta dall'area di Giulia Robol.
Seguici su YouTube
Partito Democratico del Trentino