«Quando si sta in politica senza la consapevolezza delle difficoltà che vivono i cittadini, questo è un grave problema». Per l’assessora regionale alle politiche sociali Violetta Plotegher (foto) «il messaggio della politica dev’essere chiaro, partendo da sè». «Non bastano le azioni individuali, la legge di riforma dei vitalizi e la decisione di istituire un fondo di solidarietà è il messaggio di consapevolezza della politica». «Mi sarebbe piaciuto fare prima - ammette l’assessora - ma i progetti arrivati sono stati tanti e la scelta di massima trasparenza che abbiamo fatto richiede di darsi un po’ più di tempo».C. Bert, "Trentino", 11 luglio 2015
Era l’11 luglio del 2014. Un anno fa il consiglio regionale approvava, dopo mesi di battaglia politica, dentro e fuori dal palazzo, la legge di riforma dei vitalizi, che ricalcolava con nuovi parametri gli anticipi d’oro concessi un anno prima a consiglieri ed ex, e chiedeva indietro una parte delle somme. Sotto la pressione dell’opinione pubblica contro i privilegi della politica, quella legge dava vita anche ad un fondo di solidarietà destinato alla famiglia e all’occupazione. Un risarcimento, un modo per dire: abbiamo sbagliato, ma ora rimediamo, e i soldi pubblici che i consiglieri restituiranno alla Regione andranno tutti a buon fine. «Ci siamo dati criteri stringenti - spiega l’assessora regionale Violetta Plotegher - questo fondo dovrà essere un aiuto concreto alle famiglie, in termini economici e di sostegno alle fragilità, e creare posti di lavoro». Un anno dopo il fondo può contare su 15 milioni e mezzo di euro e su 32 progetti presentati, 19 dalla Provincia di Bolzano, 13 da quella di Trento per dare concretezza all’obiettivo del fondo.
Di questi 15,5 milioni, 3 milioni 865 mila euro sono soldi liquidi, frutto di quanto gli ex consiglieri hanno restituito, degli anticipi incassati, alla tesoreria della Regione. La parte più consistente (11 milioni 690 mila euro) è invece composta dalle quote del cosiddetto Fondo Family (un altro “fondo famiglia” che in realtà è un fondo di investimento chiuso) che i consiglieri hanno trasferito al consiglio regionale, e che dovranno essere disinvestite dalla tesoreria. Rispetto ai 29 milioni di euro che si era previsto di incassare dalle restituzioni dei vitalizi, mancano all’appello circa 14 milioni: i soldi di chi ha deciso di fare ricorso contro la legge, dando vita ad una battaglia giudiziaria che è approdata fino in Cassazione, con tempi lunghi ed esito incerto.
Per decidere come utilizzare le somme che invece sono rientrate nel bilancio regionale, la giunta regionale ha nominato un comitato di garanti composto, oltre che dall’assessora Plotegher, da Caritas, sindacati di Trento e Bolzano, i servizi lavoro e le Agenzie per la famiglia delle due province, la presidente del consiglio regionale Chiara Avanzo e il consigliere di minoranza Massimo Fasanelli. «La regola che ci siamo dati - spiega ancora l’assessora - è che ogni intervento finanziato dal fondo dev’essere non solo attentamente pensato ma anche trasparente e rendicontato. Sono risorse che abbiamo recuperato con una battaglia durissima contro i privilegi, i cittadini devono sapere esattamente come saranno utilizzate e per questo metteremo via via tutte le informazioni sul sito internet della Regione». Fino a oggi i progetti raccolti sono 32, 18 destinati all’occupazione e 14 alla famiglia. Ora spetterà ai garanti, già nelle prossime settimane, selezionare individuando i più urgenti e coerenti da finanziare. «L’obiettivo - ripete Violetta Plotegher - è creare posti di lavoro e per questo i progetti devono dettagliare quante persone saranno occupate alla fine del percorso. La formazione e la riqualificazione sono azioni importanti, ma nell’immediato chi perde il lavoro apprezza la possibilità di avere un’occupazione, anche di poche ore». Al fondo possono versare anche soggetti che non sono consiglieri regionali: è il caso di Lucia Fronza Crepaz, che ha scelto di destinare a questa iniziativa il suo vitalizio da parlamentare.
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