La Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge di riforma della scuola, presentato dal Governo il 27 marzo 2015. Il provvedimento intende disciplinare l'autonomia delle istituzioni scolastiche dotando le stesse delle risorse umane, materiali e finanziarie, nonché della flessibilità, necessarie a realizzare le proprie scelte formative e organizzative.
Michele Nicoletti, 10 luglio 2015
In particolare esso prevede l'introduzione della programmazione triennale dell'offerta formativa; l'istituzione dell'organico (docente) dell'autonomia, composto da posti comuni, posti di sostegno e posti per il potenziamento dell'offerta formativa; l'attribuzione al dirigente scolastico, dall'a.s. 2016-2017, del compito di conferire incarichi triennali ai docenti assegnati all'ambito territoriale di riferimento, anche tenendo conto delle candidature presentate dagli stessi e valorizzando il curriculum, le esperienze e le competenze professionali; l'avvio, per l'a.s. 2015-2016, di un piano straordinario di assunzioni di docenti a tempo indeterminato, rivolto a vincitori ed idonei del concorso del 2012 e agli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento; l'indizione, entro il 1° dicembre 2015, di un concorso per l'assunzione di (ulteriori) docenti, con attribuzione di un maggior punteggio al titolo di abilitazione all'insegnamento e al servizio prestato a tempo determinato per un periodo continuativo non inferiore a 180 giorni; la definizione di nuove regole per l'accesso ai ruoli del personale docente; la formazione in servizio, che sarà obbligatoria e definita dalle scuole sulla base delle priorità indicate nel Piano nazionale di formazione da adottare ogni 3 anni; l'istituzione, dal 2016, di un fondo per la valorizzazione del merito del personale docente di ruolo; il rafforzamento del collegamento tra scuola e lavoro; forti investimenti nell'edilizia scolastica.
Dopo un anno di discussioni (talvolta anche aspre), serrati confronti e lavoro intenso nelle Commissioni e in Aula la riforma è stata approvata.
Alcuni provvedimenti sono indiscutibilmente positivi e credo che dovrebbero essere sinceramente apprezzati da tutti. L'assunzione a tempo indeterminato di più di centomila precari che hanno superato selezioni e hanno esperienza di insegnamento dovrebbe essere riconosciuta come un atto positivo e così gli investimenti nell'edilizia scolastica.
Sui precari si poteva fare di più? Certamente si sono create in questi anni situazioni di ingiustizia che questo provvedimento non riesce a sanare. In parte per le risorse economiche limitate, in parte per la giungla di situazioni pregresse la cui radicale sanatoria era giuridicamente dubbia (non tutti hanno superato concorsi banditi dal Ministero) e passibile di ricorsi. Si è scelta la strada di bandire entro fine anno un nuovo concorso in cui i titoli accumulati verranno adeguatamente valorizzati. Penso che i bravi docenti potranno farsi valere in quell'occasione. Per il futuro si prevede l'accesso all'insegnamento solo tramite concorso con un periodo di formazione e di prova in collaborazione con le università che dovrebbe garantire adeguate verifiche prima dell'immissione in ruolo.
Vi sono poi chiare scelte politiche che possono essere discutibili ma vanno nella direzione in cui il centrosinistra si è mosso dai tempi del Ministero Berlinguer: autonomia degli istituti, alternanza scuola lavoro, coinvolgimento del territorio, sistema di istruzione pubblica non solo statale, valutazione e responsabilizzazione di docenti e dirigenti. Molte di queste scelte daranno i frutti sperati se le migliori energie della società e della scuola torneranno ad investire nella qualità dell'educazione e dell'istruzione, nella valorizzazione dei talenti e nella inclusione delle differenze. È una grande scommessa che dipenderà anche dalla capacità di stimolo e controllo del Ministero. Una sola gestione burocratica non darà i frutti sperati. Per questo verrebbe da dire che la riforma comincia ora.
Di certo la situazione attuale della scuola non risponde a ciò di cui il Paese ha bisogno: la scuola centralistica non ha affatto pareggiato le disuguaglianze esistenti tra le regioni e tra i gruppi sociali, nè ha garantito un serio raccordo con il mondo del lavoro e una solida formazione culturale e civile.
Dunque proviamo, dopo aver approvato questa cornice, a riempirla di contenuti e di quella fiducia nell'educare e nell'insegnare senza cui ogni riforma rimane lettera morta.
Qui trovate i contenuti del disegno di legge.
Qui trovate un interessante dossier di approfondimento.