TONINI (PD): "Signora Presidente, il Partito Democratico voterà con convinzione a favore di questa proposta di revisione dello statuto della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, e lo farà anche perché ritiene che le autonomie speciali, e in particolare quella del Friuli-Venezia Giulia e quella del Trentino-Alto Adige, le due grandi autonomie del Nord-Est italiano, siano esperienze di successo per l'Italia e - mi faccia dire, Presidente - anche per l'Europa.
7 luglio 2015
Non è un caso che, poche settimane fa, il Presidente del Consiglio abbia citato l'autonomia speciale, in questo caso quella della Provincia autonoma di Bolzano, come esempio da seguire in gravi crisi internazionali in Europa (il riferimento era nello specifico alla crisi dell'Ucraina), perché le nostre autonomie speciali, in particolare quelle delle due grandi aree di confine, quella verso Nord e quella verso Est (quindi la direttrice del Brennero e quella che ci porta verso l'Est europeo attorno a Trieste), sono state un modo originale di affrontare e risolvere la questione dei confini che ha lacerato per tutto il Novecento il nostro vecchio continente.
Sappiamo che è una questione mai risolta una volta per sempre e che è sempre in agguato e può tornare: il nazionalismo può tornare in Europa, e ne stiamo vedendo proprio in questi giorni e in queste settimane alcuni accenni molto preoccupanti. A distanza di cento anni dalla Grande guerra, la più grande guerra civile europea, che lasciò sul terreno milioni di morti, la bestia del nazionalismo è tutt'altro che sconfitta per sempre.
Queste due grandi esperienze di autonomie speciali, collocate in due zone di frontiere, quella fra il mondo latino e il mondo tedesco (quella del Friuli-Venezia Giulia è una frontiera addirittura trina, perché lì si incontrano il mondo latino con quello tedesco e con quello slavo), hanno scongiurato la guerra per i confini e hanno risolto in maniera brillante, anche se mai definitiva e mai compiuta, la questione della convivenza tra diversi in aree di confine. La questione dei confini non è più rilevante proprio in quanto, nel contesto europeo, minoranze linguistiche hanno imparato a collaborare tra loro, a vivere insieme, ad amministrarsi in modo positivo.
Questa ragione dell'importanza delle autonomie speciali va vista come un risultato positivo e un'esperienza di successo per tutto il Paese. Nella riforma del Titolo V, che stiamo peraltro rivedendo proprio in questo periodo in Parlamento, è stato introdotto, anche nell'articolo 116 che consolida l'esperienza delle autonomie speciali, un principio per il quale l'esperienza pilota delle autonomie speciali nell'esercitare in maniera autonoma alcune competenze può diventare modello e ispirazione per una competizione virtuosa tra territori che coinvolga anche le autonomie ordinarie, le Regioni a Statuto ordinario.
Non a caso l'articolo 116 della Costituzione, al terzo comma, prevede la possibilità che ulteriori forme di autonomia siano assegnate alle Regioni a statuto ordinario proprio per rendere meno brusco il salto tra le competenze speciali delle Regioni autonome e quelle ordinarie delle Regioni a Statuto ordinario. Questo inserisce l'esperienza alle autonomie speciali dentro un terreno di sperimentazione di margini di autonomia e di autogoverno sempre più ampi dentro l'unità della Nazione e dentro una prospettiva europea.
Naturalmente c'è un punto che deve essere tenuto assolutamente fermo, in particolare da chi difende la specialità delle Regioni a Statuto speciale. Il punto fermo deve essere che queste esperienze di autogoverno non devono costare alla collettività più di quanto costi lo Stato. Da questo punto di vista, il disegno di legge in esame è virtuoso, perché va in questa direzione. Bisogna andare in questa direzione con grande determinazione. Si difendono le autonomie speciali e, in generale, si difende il sistema delle autonomie se si dimostra che il principio di sussidiarietà vale, cioè che si può fare meglio, anche a costi minori, ciò che si fa più da vicino rispetto agli elettori e ai contribuenti e non ciò che si fa da lontano.
Vorrei citare, conclusivamente, signora Presidente, un'affermazione che fece Alcide De Gasperi durante l'Assemblea costituente, nella sessione che si dedicò proprio all'approvazione dello Statuto di autonomia speciale - in quel caso - del Trentino-Alto Adige (ma vale certamente la stessa cosa anche per la Regione Friuli-Venezia Giulia). «Io che sono pure autonomista convinto - diceva De Gasperi - e che ho patrocinato la tendenza autonomista, permettete che vi dica che le autonomie si salveranno, matureranno, resisteranno, solo a una condizione: che dimostrino di essere migliori della burocrazia statale, migliori del sistema accentrato statale, migliori soprattutto per quanto riguarda le spese. Non facciano la concorrenza allo Stato per spendere molto, ma facciano in modo di creare una amministrazione più forte e che costi meno. Solo così le autonomie si salveranno ovunque, perché se un'autonomia dovesse sussistere a spese dello Stato, questa autonomia sarà apparente per qualche tempo e non durerà per un lungo periodo».
Credo che questo ammonimento non possa non interrogare continuamente e stimolare i veri autonomisti che vogliono lavorare proprio per questo obiettivo. Questa riforma, voluta innanzitutto dal Friuli-Venezia Giulia, che oggi trova la sanzione positiva di quest'Aula parlamentare, va in questa direzione e per questa ragione noi la sosteniamo con grande convinzione e con grande determinazione. (Applausi dai Gruppi PD e AP (NCD-UDC). Congratulazioni)."