«Sulla Valdastico non ci sono margini di mediazione, quest’opera è la discriminante di un modello di sviluppo della nostra terra e su questo non si retrocede». Alessio Manica, capogruppo provinciale del Pd, chiarisce al Trentino quello che in questi giorni qualcuno in maggioranza ha solo sussurrato, di fronte all’accelerazione della giunta Rossi che per la prima volta ha deciso di sedersi al tavolo con il Veneto.
C. Bert, "Trentino", 6 luglio 2015
Se il no espresso qualche giorno fa dal gruppo consiliare non fosse sufficiente, il capogruppo fa capire, senza mezzi termini, che sul sì alla Valdastico si rischierebbe la crisi di giunta. «In questi giorni c’è qualcosa di surreale - scrive al Trentino - nulla è cambiato nelle strategie sulla mobilità dell’Europa e in quelle del Trentino, perlomeno della maggioranza, e si ha però una strana sensazione che le ruspe per la costruzione della Valdastico siano già partite».
Il tavolo con il Veneto.
«Una novità in effetti c'è - ammette Manica - ed è che il Trentino ha giustamente accettato l’avvio della procedura d’Intesa, il rifiuto sarebbe stato politicamente e giuridicamente debole. Avremmo dato un'interpretazione arrogante dell'autonomia, e allargato la platea di coloro i quali non aspettano altro che infierire sull'autonomo Trentino. Ciò significa che ci si siederà ad un tavolo con Veneto e governo per ragionare sulla mobilità complessiva di questa zona del Nord est e dei collegamenti tra noi e il Veneto».
«A quel tavolo però la posizione trentina sulla Valdastico dovrà essere espressa e motivata come si è fatto negli ultimi vent’anni, il tempo e la crisi che viviamo hanno solo rafforzato i limiti di quell'idea. Limiti ambientali, finanziari, di sostenibilità, sociali».
Perché no.
«L’investimento di lungo periodo per i trasporti sul nostro territorio è la rotaia e non la gomma, questo ha scelto il Trentino da un bel po', e su questo stanno investendo l’Europa (oltre 1 miliardo di euro stanziato pochi giorni fa), l’Italia e il Trentino», spiega il capogruppo Pd. «Abbiamo scelto questo orizzonte non perché siamo dei geni assoluti o degli ambientalisti ideologici (come piacerebbe a qualcuno ridurre la posizione anti Valdastico) ma perché questo è lo scenario dell'Europa di domani e di molti territori lungimiranti oggi, basti la solita Svizzera. A me basterebbe questo per dire ai veneti che un’opera da 2,5 miliardi di euro con un ambito di interesse meramente regionale (perché in una dimensione vasta passare da Verona non cambia molto) è inaccettabile. Noi non investiamo sulla Tac, anche in termini di sacrifici ambientali, per poi farci vanificare tutto lasciando che ci aprano un buco nel fianco che ricarica di camion l’autostrada. Un'arteria già sufficientemente carica di traffico pesante, molto di più di quello esistente quando fu pensata la Valdastico, e con un impatto negativo dal punto di vista ambientale che non possiamo non ricordarci. Ma se questo non basta si leggano, i veneti e chi rincorre il miraggio della grande opera attivatrice di progresso, le valutazioni ambientali o finanziarie negative che chi si è opposto da sempre a quest'opera ha ampiamente evidenziato».
Trentino corridoio di transito. «Ho trovato paradossali - dice ancora l’esponente Dem - i commenti nei giorni successivi alla notizia che miravano a evidenziare quale fosse il punto di sbocco migliore per l’economia, soprattutto turistica, di alcune parti del nostro territorio. Ma siamo convinti che il valore aggiunto della nostra attrattività stia nel far arrivare più velocemente gli abitanti di una parte del Veneto nel Basso Sarca piuttosto che verso altre valli? Ma non è sufficientemente palese che l'unico obiettivo di quell'idea è accorciare il viaggio su gomma verso il nord delle merci di quella parte di Veneto, visione che relega il Trentino ad un mero corridoio di transito aggravando una situazione che di certo non eleva la qualità della vita di chi è sull'asta dell'Adige? Forse è ora e tempo di elaborare uno studio e un modello della mobilità complessiva in questa porzione di Italia che permetta di visualizzare gli scenari dei prossimi 50 anni. Altrimenti continueremo a trascinare visioni nate quando la misura del progresso aveva un’unità di misura a metri cubi o lineari delle opere fatte».
Nessuna mediazione.
«Mi preme chiarire - conclude Manica - che su questo punto non ci sono margini di mediazione, la Valdastico non è uno degli elementi di un accordo di governo da adattare all’evolversi dei contesti, non è una questione che può essere banalizzata con la realpolitik da periodo di crisi. La realizzazione della Valdastico è la discriminante di un modello di sviluppo della nostra terra. Su questo non si retrocede, perlomeno chi crede in quel modello di sviluppo».