Come rappresentante delle istituzioni non posso che prendere per buona la versione ufficiale della Provincia di Trento, rispetto al tema Valdastico: «non è cambiato nulla, aderire a un tavolo di lavoro sul tema generale della mobilità tra Veneto e Trentino era un atto dovuto, ma sulla Valdastico la posizione era e rimane contraria. E senza l'intesa con il Trentino, l'opera non si può fare».
Luca Zeni, "L'Adige", 6 luglio 2015
Certamente le dichiarazioni piuttosto confuse e contradditorie di alcuni esponenti del governo provinciale non hanno aiutato, alimentando scetticismo rispetto alla vera posizione della Provincia, oltre che creando preoccupazione rispetto ai possibili scenari.
Ma il punto centrale della discussione è capire con quale posizione e con quali proposte la Provincia intenda sedere a quel tavolo.
La visione, abbiamo sempre ribadito, è di puntare sulla ferrovia, quindi sul tunnel di base del Brennero, con Verona grande snodo per le merci dirette in Europa. Per il resto è sufficiente una A22 che comunque - soprattutto nel tratto altoatesino - non potrebbe sopportare un incremento ingente di traffico su gomma.
Rispetto alla Valdastico, se andiamo a rileggere i vecchi studi che la Provincia aveva commissionato, le previsioni di traffico non giustificavano certo un'opera che alla fine supererà probabilmente i due miliardi di euro. Infatti - arrotondando per comodità - se passano 10.000 veicoli a Grigno e 40.000 a Cognola, la Valdastico non porterebbe a una vera riduzione del traffico in Valsugana, che è soprattutto dovuto a pendolarismo interno, e dal punto di vista economico l'investimento non sarebbe sostenibile.
Anche per questo il centrosinistra trentino è sempre stato contrario a quest'opera, al di là delle preoccupazioni dei singoli territori dove dovrebbe uscire la galleria.
Rispetto a quegli studi oggi è cambiato qualcosa?
Il limite, che spesso caratterizza questa discussione, è che difficilmente si parte da una reale analisi dei flussi del traffico e quindi dalla programmazione della mobilità che immaginiamo per il Trentino da qui ai prossimi vent'anni!
Oggi si ipotizzano tracciati diversi per l'uscita della nuova autostrada: da Trento Sud a Trento nord passando per la Valsugana. Per la Valsugana? Ma non era quella da salvare dal traffico? Solo l'idea fa drizzare i capelli in testa a chi conosce la zona dei laghi e fa pensare che il caldo estivo ancora una volta abbia causato qualche danno alla lucidità di chi dovrebbe pensare, prima di proporre tracciati fantasiosi.
In Valsugana, per inciso, oggi il vero rischio è che proceda l'idea di una superstrada a pedaggio tra Castelfranco Veneto e Cismon del Grappa, sulla quale dovrebbe convogliare il traffico della Pedemontana in assenza della Valdastico. Una politica seria deve anticipare quello scenario, partendo da uno studio di come possano cambiare i flussi di traffico previsti con quell'opera. Con questa consapevolezza la Provincia dovrebbe partecipare al tavolo con il Veneto e lo Stato, perché limitarsi a dire che si metterà in sicurezza la SS47, sarebbe un atteggiamento dalle conseguenze disastrose per una delle vallate più popolate della Provincia.
Le scelte consapevoli passano necessariamente dallo studio dei dati e dalla programmazione della mobilità. Purtroppo la Provincia non pare in questo momento governare il processo; non pare esserci la capacità di analisi e quindi di elaborazione. Una proposta potrebbe essere quella di avvalersi degli uffici dell'A22, che al contrario è attrezzata per questo tipo di approfondimenti; essendo una società controllata dal pubblico, ed in prospettiva una in house, sfruttarla al meglio sarebbe senz'altro utile. Solo così si potranno adottare scelte consapevoli e si eviterà il pressapochismo di chi ipotizza con un pennarello improbabili tracciati sulle cartine, siano questi riferiti alla Valdastico o alla «super Valsugana».
Più le proposte saranno solide, più sarà facile uscire da una condizione difensiva e, alla lunga, ottenere risultati positivi per la nostra comunità.