Il clima di generale disillusione che si avverte nelle persone verso la politica, e forse verso il futuro in generale, chiama oggi la politica stessa ad una riflessione; infatti le indicazioni che ci hanno dato, attraverso il loro voto e anche nella loro astensione dallo stesso, i nostri concittadini, vanno ascoltate e non liquidate. Proprio il dato pesante dell’astensionismo infatti non é più archiviabile ormai con le superate constatazioni del torto di chi è assente.
Luca Zeni, "Trentino", 28 giugno 2015
Oggi la realtà trentina palesa crescenti diffidenze, paure e sfiducie, non molto diverse da quelle venute alla luce nel resto del Paese e ciò significa anche che la declinazione, in senso autonomistico e localistico, del rapporto fra società e politica non è di per sé più sufficiente a garantire una comunità che avverte lo spaesamento ed il disorientamento come pericoli effettivi, rispetto ai quali sale la domanda di risposte non superficiali. Se è indubbio che la politica – e con essa i partiti che ne sono espressione – ha responsabilità non secondarie, è altrettanto chiaro il venir meno di un dialogo quotidiano con e fra le persone, dialogo che fino ad ora è stato alla base dello straordinario patto sociale, del quale l’autonomia è garanzia prima.
Riannodare i fili di quel dialogo significa quindi riprendere nuovamente le istanze fondamentali, cercando insieme quelle risposte che, pur non potendo più essere quelle di un tempo ormai trascorso, non possono nemmeno ridursi alla mera ragioneria delle contabilità pubbliche. Qui si tratta di andare a ridefinire collettivamente gli obiettivi prioritari, nella consapevolezza dell’attuale impercorribilità di una politica attenta solo al quotidiano e nell’urgenza di definire comunitariamente almeno i traguardi di medio periodo, ai quali l’autonomia deve tendere.
Riscoprire in quest’ottica il valore strategico della programmazione come metodo di governo – e non come sterile lista delle urgenze momentanee dettate dal consenso – significa quindi analizzare il presente, senza remore e con lucidità, per poter immaginare il futuro. Giá in altri tempi e con altre crisi la programmazione si è infatti rivelata l'intuizione vincente e anche oggi possiamo fare in modo sia così. Certo il tempo non è molto e vi sono numerose emergenze, ma fino a quando la politica non riscoprirà la razionalità e la differenza fra contingente e prospettiva, la disaffezione si farà ulteriormente largo, preparando così il terreno per nuovi populismi, restaurate demagogie, nonché per vecchi disegni di vago sapore doroteo, dove tutto è funzionale al potere ed al suo esercizio. L’altro elemento che emerge dal voto amministrativo è quello legato all’affermarsi del “pensiero civico”.
Il fare da sé, l’orgoglio degli amministratori, la visione relativa all’orizzonte conosciuto sono le caratteristiche comuni di proposte specifiche che sono una reazione rassicurante e comprensibile nel disorientamento di oggi. Ma se guardiamo più a fondo, essendo volte ad affrontare i problemi quotidiani, si ritoverebbero, per la loro stessa natura, costrette dentro a un limite non dissimile da quello delle pareti domestiche, quasi che “non vi fosse mondo fuor da queste mura”. Proprio per evitare questo rischio e superare questo limite é necessaria un'apertura e un'azione comune, poiché la politica, quando si pone come obiettivo la risposta a problemi generali e complessi della comunitá, che esulano dalle esigenze specifiche e locali, non può essere guardata con sospetto! Al contrario: una politica responsabile ed intelligente deve farsi carico della domanda di confronto che proviene da queste espressioni della democrazia, nella consapevolezza che in democrazia é necessario ampliare le visioni per includere le proposte, nella dialettica democratica, perché la domanda che esce dalla variegata costellazione delle “Liste Civiche” non è una domanda di apparentamento politico in uno schieramento o un altro, ma un'espressione di una proposta che va interpretata ed alla quale occorre saper andare incontro anche in una prospettiva di lungo termine.
Dialogo ed ascolto reciproco sono del resto sempre stati gli strumenti essenziali per capire la portata di questioni che non possono essere affrontate solamente con il computo dei consensi, ma vanno invece inserite all'interno di un generale quadro di riforma e di rilancio dell’Autonomia in Trentino. Un rilancio quanto mai necessario e non più procrastinabile, e che potrà delinearsi solo portando a termine l'attuale disegno di revisione dell’impianto autonomistico nella nostra Provincia.