OLIVI: «Serve un profondo ripensamento sulle Comunità di valle, perché oggi sono un ibrido, nato da un compromesso, che resta a metà strada e non ha senso. A questo punto è meglio un sistema istituzionale bipolare, con Provincia e Comuni, e una conferenza dei sindaci al posto delle Comunità».
L. Patruno, "L'Adige", 9 giugno 2015
Il vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi (Pd), di fronte all'esito della tornata di referendum che ha portato alla fusione di ben 45 comuni, riducendo il numero complessivo da 208 a 178, sostiene che la «riforma della riforma», approvata l'anno scorso sostanzialmente per «eliminare l'elezione diretta nelle Comunità di valle» stimolando però nel contempo le fusioni, «rischia ora di far perdere di senso ciò che sta in mezzo tra Comuni e Provincia che è la Comunità appunto, che erano nate come soggetto in grado di assumere maggiori competenze e di svolgere il ruolo di intermediatore tra il reticolo di comuni anche piccoli e la Provincia».
Vicepresidente Olivi, è soddisfatto dell'esito dei referendum per le fusioni? E quale pensa sia il numero ottimale di Comuni a cui si dovrebbe puntare?
Non indico un numero, anche se si è parlato di dimezzarli, ma penso che il risultato dei referendum sia incoraggiante. Molti sindaci sono stati generosi nel promuovere e sostenere le fusioni e i cittadini si sono mostrati più avanti di tanti amministratori. Ora dobbiamo cercare però di spingere avanti questo processo delle fusioni, perché a questo punto può e deve evolvere verso un sistema bipolare: da una parte la Provincia, che svolge le funzioni strategiche e di indirizzo, e dall'altra Comuni più robusti per competenze e cultura amministrativa oltre che per dimensioni legate alla popolazione e al personale in dotazione.
Ma la legge istituzionale l'avete appena modificata, si è già pentito?
No. Io l'ho votata con convinzione, ma non si può non ricordare che è stata il risultato di un compromesso per l'esigenza di eliminare l'elezione diretta e poi di mantenere un soggetto che mettesse insieme gli interessi di un territorio rispetto alla Provincia, qualificando di più il ruolo dei sindaci all'interno della Comunità di valle, tanto che proprio in questi giorni sono i sindaci che si stanno mettendo d'accordo su chi indicare come presidente e assessori della Comunità.
Lei vuole eliminare le Comunità di valle perché si è accorto che il Pd non riuscirà ad avere neppure un presidente di Comunità?
No, non c'entrano i posti del Pd. Non è una questione di partito. Il Pd non ha rappresentanti perché gli azionisti di maggioranza delle Comunità sono i sindaci e il Pd sul territorio di sindaci ne ha pochi per il problema di cui ho già più volte parlato dell'incapacità del nostro partito di essere presente sui territori come invece dovrebbe.
Ma alle Comunità sono stati dati anche i cordoni della borsa per gli investimenti sovracomunali. Come garantire una visione «territoriale»?
Basta una conferenza dei sindaci.