Mercoledì si è svolta a Roma la riunione del Bureau del Gruppo socialista all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, del quale faccio parte. Come Gruppo parlamentare del PD abbiamo ospitato questo appuntamento per confrontarci sul ruolo che i socialisti possono e devono esercitare in Europa, sulle politiche da perseguire e sulla collocazione del PD in chiave sovranazionale. Considerate le interdipendenze politiche, economiche e sociali tra gli Stati, una riflessione in chiave europea e il rafforzamento delle cooperazioni interparlamentari risultano necessarie e non più eludibili.
Michele Nicoletti, 5 giugno 2015
In occasione dell’incontro abbiamo organizzato anche un seminario su “Democrazia e federalismo: sfide e opportunità per l’Europa", nel corso del quale abbiamo discusso delle prospettive di sviluppo dell’Unione Europea e delle relazioni tra le istituzioni sovranazionali. I relatori del seminario sono stati Andreas Gross, Presidente del Gruppo dei Socialisti all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (Why the European Union needs more democracy and democracy needs the European Union reforms?) e Sergio Fabbrini, Direttore della LUISS School of Government e Professore di Scienza della Politica e Relazioni Internazionali (Which European Union? From the Eurozone to a Political Union).
Le problematiche economiche, politiche e sociali che investono i nostri Paesi necessitano di risposte a livello europeo, motivo per il quale dobbiamo migliorare e rafforzare il rapporto tra cittadini e istituzioni comunitarie, democratizzando le istituzioni dell’Unione, recuperando la dimensione costituzionale e adottando politiche più vicine ai cittadini. Il rischio è altrimenti quello che forze populiste e antieuropee abbiano successo proponendo soluzioni che non contribuiscono ad affrontare efficacemente la complessità delle problematiche.
L’altra grande questione attiene alla tutela dei diritti umani e va affrontata tenendo presente che l’Europa non è solo la culla dei diritti politici, ma anche quella dei diritti sociali. Da questo punto di vista dobbiamo esercitare un ruolo più efficace e significativo con la consapevolezza che i diritti civili, politici e sociali sono indivisibili. Il ruolo dei socialisti europei deve essere quello di stimolare una riflessione sulle strategie da perseguire per conciliare democrazia e welfare state a livello nazionale ed europeo, coinvolgendo i cittadini e le molteplici espressioni della società civile (le politiche comunitarie devono diventare oggetto delle sfere pubbliche nazionali).
Partendo dal presupposto che il processo di integrazione europea è oggi più che mai ad un bivio e che l'Unione è costituita da Stati che hanno deciso di condividere la loro sovranità con prospettive e obiettivi molto differenti, il dibattito si è poi focalizzato sui possibili interventi per migliorare la governance dell'Unione Europea, rafforzando gli strumenti che avvicinano i cittadini alle istituzioni comunitarie e migliorando la loro capacità rappresentativa.
Il valore aggiunto del dibattito è dato dall'aver affrontato la discussione all'interno della dimensione del Consiglio d'Europa, della quale fanno parte molti Stati che non appartengono all'Unione Europea, ma che per vicinanza e interessi economici, sociali e politici sono interessati alle dinamiche di sviluppo comunitarie. Il Consiglio d'Europa, oltre a favorire un dialogo ed un confronto anche con questi Paesi, può e deve indubbiamente esercitare un ruolo significativo nel facilitare la loro futura integrazione.
Qui trovate il programma dell'incontro.
Giovedì si è svolta presso la Camera dei Deputati la riunione della Commissione politica del Consiglio d'Europa che come Delegazione italiana abbiano voluto ospitare a Roma vista l'attenzione, la sensibilità e l'interesse che il nostro Paese sta riservando alle tematiche che l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sta affrontando in questi mesi.
Nella prima parte della giornata abbiamo discusso dei processi di riforma in atto nei nostri Paesi e della loro importanza in chiave nazionale ed europea. Le interdipendenze economiche e politiche sono tali da dover affrontare queste tematiche in maniera condivisa. Il rispetto e la tutela dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto in tutti i Paesi sono un obiettivo che dobbiamo perseguire insieme, lavorando soprattutto a livello sovranazionale.
Nel corso del dibattito è intervenuta anche la Ministra Boschi che ha delineato i principali contenuti delle riforme che il Governo sta portando avanti nei vari campi, da quello istituzionale a quello formativo, dal mercato del lavoro alle iniziative contro la corruzione, dalle riforme economiche a quelle sociali. La Ministra ha sottolineato come questi processi siano difficili ma assolutamente indispensabili per europeizzare le istituzioni nazionali e rendere il nostro Paese competitivo.
Parte della discussione si è infine soffermata sulla riforma della legge elettorale e sui relativi contenuti. Un intervento in questo campo era particolarmente importante vista l'esigenza di stabilizzare il quadro politico e la volontà di attribuire il potere di indirizzo politico ai corpo elettorale al fine di rendere il nostro Paese più credibile e più responsabile a livello nazionale e sovranazionale.
Nel pomeriggio abbiamo organizzato un seminario dal titolo "Verso un codice di condotta dei parlamentari. Esperienze internazionali a confronto". Alla luce del lavoro che stiamo portando avanti a livello di Consiglio d'Europa e in virtù della mia proposta di modifica al Regolamento presentata qualche mese fa, l'obiettivo è stato quello di indagare in prospettiva comparata quale ruolo possano esercitare i codici etici e di condotta nella lotta alla corruzione.
Grazie alla partecipazione della Presidente Boldrini, della Presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa Brasseur e di molti esperti nazionali ed internazionali è scaturito un confronto proficuo e aperto che ha permesso di analizzare i limiti e le potenzialità di questi strumenti di soft law.
Come ha sottolineato la Presidente Boldrini si è trattato di un incontro cruciale per tutti gli eletti nei Paesi democratici, soprattutto alla luce della sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni nazionali ed europee. In questo senso abbiamo cercato di dare una risposta a quella domanda di buona politica che viene da gran parte dell'opinione pubblica, rispetto alla quale l'approvazione anche nel nostro Parlamento di un codice di condotta dei parlamentari può indubbiamente avere un ruolo rilevante.
Il Consiglio d'Europa si sta impegnando moltissimo nella lotta alla corruzione e nel promuovere la trasparenza e l'onestà nella vita pubblica e i codici di condotta rappresentano uno degli anelli fondamentali di questa catena.
Nel mio intervento ho sottolineato che anche da questo punto di vista dobbiamo europeizzare le nostre istituzioni, favorendo sempre di più il dialogo interparlamentare e incentivando il processo di riforma della politica anche attraverso una nuova regolamentazione delle vita interna dei partiti, senza la quale nessun processo riformatore potrà avere realmente successo.
L'etica è una questione di cultura personale e i codici di condotta si inseriscono nel corpo intermedio, tra la legalità e la moralità personale, ed è proprio a questo livello che noi rappresentanti dei cittadini abbiamo il dovere di intervenire per ricostruire un'etica civile del discorso pubblico, per migliorare la qualità del lavoro della democrazia rappresentativa e per restituire credibilità alla politica. L'istituzione di un codice di condotta nel nostro Parlamento sarebbe indubbiamente un primo importante passo.
Qui trovate il programma dell'incontro.
Qui trovate un breve articolo pubblicato oggi sul Corriere della Sera.
Qui trovate un articolo pubblicato oggi su Il Sole 24ore.
Venerdì, sempre nell'ambito delle riunioni della Commissione politica del Consiglio d'Europa, abbiamo organizzato un incontro sulle attuali sfide e opportunità politiche che la regione del Mediterraneo sta affrontando. La discussione è stata proficua soprattutto grazie all'intervento e alla partecipazione di molti parlamentari provenienti dagli Stati interessati, tra cui esponenti del Marocco, della Palestina, di Israele, della Giordania e dell'Algeria.
La stabilizzazione della regione del Mediterraneo, i relativi problemi politici, economici e sociali, l'azione dei gruppi terroristici, il dramma dei flussi migratori, la povertà e la mancata tutela dei diritti umani sono questioni che interessano l'Europa, che deve farsi carico in maniera condivisa e responsabile di queste questioni.
Nel mio intervento ho sottolineato come sia importante la cooperazione tra istituzioni nazionali e istituzioni europee quale unica via per affrontare queste problematiche. Il Mediterraneo è un luogo di grande tragedia, la più grande dopo il secondo conflitto mondiale, resa ancora più preoccupante dal fatto che non sono solo i corpi ad essere colpiti, ma anche lo spirito, le anime, la cultura, ovvero tutti quegli aspetti che rendono possibile il dialogo tra gli esseri umani.
Alla luce di queste dinamiche non si può risolvere il problema senza la costruzione di uno Stato di diritto e senza portare la questione del Mediterraneo al centro del dibattito europeo. Serve infatti una visione più integrata ed una revisione degli strumenti che ci siamo dati, a partire dal Regolamento di Dublino sul diritto d'asilo.
Nel secolo scorso le democrazie hanno saputo superare i regimi autoritari anche grazie al Piano Marshall, un grande piano di sviluppo economico e sociale. Per affrontare in maniera strutturale i problemi del Mediterraneo dobbiamo ripartire proprio da questa intuizione di fondo che ci rende consapevoli del fatto che senza una forte strategia di cooperazione sociale, economica e culturale non è possibile risolvere la situazione di tensione e di instabilità che caratterizza quell'area. Anche se è vero che l'urgenza prioritaria oggi è pacificare alcune zone, in particolare la Libia, superando la condizione della guerra civile che impedisce di fatto ogni possibilità di collaborazione.
Di fronte al dramma del Mediterraneo l'Europa non può rimanere ferma a contemplare la tragedia delle morti dei migranti, come una specie di Amleto incapace di decidere. Deve invece decidere di essere all'altezza delle proprie radici, ossia di quei principi di libertà, di uguaglianza, di diritto a vivere per tutti che l'hanno resa significativa e desiderabile. Se è vero che un domani verremo chiamati a rispondere di ciò che abbiamo fatto, sarà anche nel modo in cui abbiamo risposto a questa sfida che dovremo farlo.
Qui trovate il programma dell'incontro.