Forze lavoro in diminuzione nel primo trimestre 2015. Olivi: "Vanno cambiate alcune politiche"

OLIVI: "Perché cresce la disoccupazione? Perché essa non è dovuta a licenziamenti, a cessazioni di rapporti di lavoro in essere, ma ad un numero crescente di  persone inattive che cercano di entrare o rientrare dopo molto tempo nel mercato del lavoro, e che ancora il ciclo economico non consente di assorbire. Anche dal fatto che la cassa integrazione sta calando vediamo che molte imprese anziché assumere nuovi lavoratori riassumono quelli che già avevano alle proprie dipendenze."
LaVocedelTrentino, 3 giugno 2015

 

 L’Istat ha diffuso oggi i dati sull’occupazione e sulla disoccupazione relativi al primo trimestre 2015 (gennaio-marzo). Il mercato del lavoro provinciale mostra una contrazione sia delle forze lavoro che dell’occupazione e un aumento della disoccupazione.

In questa fase di riavvio del ciclo economico la dinamica del mercato locale del lavoro presenta dunque ancora un certo ritardo, facendo emergere peraltro valori "in chiaroscuro".

Accanto a dati negativi, compaiono infatti altri indicatori, sia quantitativi che qualitativi,  di segno diverso. "Sono dati campionari, rilevati su intervalli di tempo molto brevi - sottolinea il vicepresidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro Alessandro Olivi -  Li guardiamo con attenzione anche se non è detto fotografino una tendenza o un ciclo. Infatti se li confrontiamo con quelli amministrativi, cioè quelli reali, non a campione, notiamo che nei primi 3 mesi dell'anno il Trentino è in testa alle performance nazionali per quanto riguarda le assunzioni a tempo indeterminato. Cosa vuol dire? Che in questa fase le imprese  cercano di stabilizzare i dipendenti precari o a tempo determinato. Non  assumono ex-novo, ma stabilizzano i lavoratori che già sono alle loro dipendenze con contratti atipici o comunque non a tempo indeterminato. Perché allora cresce la disoccupazione? Perché essa non è dovuta a licenziamenti, a cessazioni di rapporti di lavoro in essere, ma ad un numero crescente di  persone inattive che cercano di entrare o rientrare dopo molto tempo nel mercato del lavoro, e che ancora il ciclo economico non consente di assorbire". 
"Anche la cassa integrazione sta calando. Anche da questo vediamo - contunua Olivi - che molte imprese anziché assumere nuovi lavoratori riassumono quelli che già avevano alle proprie dipendenze. E' importante sottolineare infine che cala in maniera significativa il settore dei servizi: servizi alle imprese, alla persona, ma anche nella pubblica amministrazione e nel lavoro autonomo. 
Cosa fare, quindi? Innanzitutto avviare gli strumenti che abbiamo previsto, come il Fondo di solidarietà territoriale, per attutire le perdite nel settore delle microimprese, di cui abbiamo parlato l'altro giorno con il ministro Poletti".

"Ci vuole poi un cambio di rotta nelle politiche dell'Agenzia del lavoro, concentrandoci di più nella creazione della rete di servizi e meno nella gestione dell'esistente. Un ragionamento altrettanto coraggioso va fatto per identificarenuovi focus di attività da parte di Trentino Sviluppo, apingendo  sui settori che esprimono una domanda di lavoro. Infine, bisogna insistere sulla definizione della filiera scuola-lavoro e formazione".

Ciò che emerge dai dati Istat - la rilevazione, in provincia di Trento, lo ricordiamo, è coordinata dall’Ispat (Istituto di statistica della provincia di Trento) - è in sostanza un mercato del lavoro fluido con occupati che entrano nell’inattività e inattivi che cercano un’occupazione. Infatti, la crescita su base annua dei disoccupati è quasi interamente imputabile a persone che entrano ex-novo nel mercato del lavoro. I nuovi disoccupati - prima inattivi - sono per metà uomini e per metà donne.

Considerando la situazione di avvio di una ripresa economica, questi dati richiedono un monitoraggio attento per capire l’evoluzione nei prossimi mesi del mercato del lavoro che in questo momento appare ancora incerta. InItalia si assiste ad uno scenario diverso, in controtendenza rispetto al Trentino: rimangono stabili le forze di lavoro, aumenta l’occupazione e diminuiscono i disoccupati. 

I dati dell’indagine continua sulle forze di lavoro, a livello locale, mostrano insomma una situazione ancora di difficoltà. Altri indicatori del lavoro mostrano che stiamo avviandoci verso un clima relativamente più distensivo. Infatti, cassa integrazione guadagni, avviamenti, cessazioni, lavoratori in mobilità forniscono segnali incoraggianti.

Dettagliando i risultati del primo trimestre 2015, si rileva che le forze di lavoro sono in diminuzione. Sono 247mila rispetto alle 250mila di un anno fa e del quarto trimestre 2014. 

Andamento analogo per l’occupazione. Gli occupati nel primo trimestre 2015 sono poco più di 227mila unità e, su base annua, calano di circa 5mila unità (-2%). Anche rispetto al quarto trimestre 2014 si registra una perdita di occupazione (circa 3mila lavoratori). 
vediamo i dati settoriali: l’agricoltura aumenta gli occupati, stazionaria è la situazione nell’edilizia, mentre l’industria (in senso stretto) e, soprattutto, i servizi perdono lavoratori. L’industria dal secondo trimestre 2014 si è stabilizzata su poco meno di 60mila lavoratori.

Le altre attività di servizio, invece, mostrano una contrazione su base annua di circa 7mila unità. Il commercio, alberghi e ristoranti mostrano una ripresa dell’occupazione (+2mila unità). Nel primo trimestre 2015 , su base annua, calano in modo più o meno simile sia i dipendenti che gli indipendenti. Sono sempre le altre attività dei servizi a rilevare le perdite maggiori: 3.800 tra gli indipendenti e 3.200 tra i dipendenti.

I disoccupati, seppur in crescita su base annua, non sono aumentati rispetto all’ultimo trimestre del 2014 e si attestano attorno alle 20mila unità. La disoccupazione colpisce maggiormente gli uomini che non le donne e questo avviene sia nel confronto con il primo trimestre 2015 che con il quarto trimestre 2014. Era già stato osservato questo fenomeno durante il lungo e profondo periodo di crisi.

Il confronto con il primo trimestre 2014 evidenzia che l’aumento su base annua dei disoccupati è quasi interamente imputabile a disoccupati ex-inattivi. Non vi sono variazioni significative tra i disoccupati ex-occupati e addirittura la situazione dei disoccupati senza esperienza di lavoro migliora. Gli inattivi hanno interrotto il trend regressivo e sono aumentati di circa 2mila unità su base annua equamente suddivisi fra uomini e donne.

I nuovi dati impattano in modo negativo sui tassi che descrivono il mercato del lavoro. Il tasso di attività (15-64 anni) è passato dal 71,1% del primo trimestre 2014 al 70,5% del primo trimestre 2015; il tasso di occupazione(15-64 anni) dal 65,% al 64,6% e il tasso di disoccupazione dal 7,2% all’8,1%. 

In Italia i medesimi tassi hanno andamenti diversi anche se permane evidente la caratteristica distanza dalla situazione trentina. Il tasso di attività (15-64 anni) è rimasto invariato al 63,9% rispetto al primo trimestre 2014; il tasso di occupazione ha raggiunto il 55,5% (55,2% nel primo trimestre 2014) e il tasso di disoccupazione è pari al 13,0%, in calo dello 0,5%.