«Vanno rinnovate le ragioni politiche per cui le forze del centrosinistra autonomista stanno insieme: e questo è qualcosa di diverso e di più rispetto a un programma di legislatura. Quello che serve alla coalizione è una coesione politica che va al di là dell'esercizio di un programma che dura cinque anni, se ci siamo indeboliti è perché non siamo riusciti a rappresentare il disegno per cui governiamo insieme il Trentino: questo io intendo per visione».
L. Patruno, "L'Adige", 29 maggio 2015
Il vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi (Pd), risponde così al governatore Ugo Rossi che ieri all' Adige aveva annunciato l'intenzione di convocare una riunione di maggioranza dopo il Festival dell'economia per una riflessione comune sull'esito del voto delle amministrative, sostenendo poi a chi nella coalizione critica lui e la giunta per una mancanza di «visione» che: «La visione c'è e non è astratta ma ha basi molto concrete che sono quelle del programma che insieme abbiamo scritto».
«Un tempo - sostiene Olivi - lo stare insieme del centrosinistra autonomista lo si spiegava chiaramente con la diversità rispetto al berlusconismo e al secessionismo leghista che siamo riusciti a tenere alla larga dal governo del Trentino. Ora dobbiamo rinnovare la nostra ragione sociale: rispetto all'autonomia, lo Statuto, il populismo, il modo di affrontare i problemi, questo vuol dire visione, che è molto diverso da un programma di legislatura. Quindi fa bene il presidente Rossi a organizzare un incontro di coalizione, ma servirebbe un metodo diverso, che dia più spazio al confronto politico e sia meno legato all'ordine del giorno contingente».
Il consigliere provinciale Pd Luca Zeni ribadisce la sua critica a Rossi e più in generale alla giunta: «La principale qualità per ricoprire ruoli politici e istituzionali è data dal sapersi confrontare con i cittadini, i quali oggi ci stanno dando un segnale: di fronte a un mondo che cambia sempre più rapidamente, a una competizione tra territori sempre più globale, l'impressione è che si affrontino le questioni una per volta, mano a mano che arrivano, con realismo ma senza un filo conduttore. Per rilanciare il Trentino, e in questo modo recuperare la fiducia delle persone, dobbiamo recuperare la capacità di programmazione, in modo da anticipare gli scenari . Al di fuori di questa cornice, il rischio è di limitarsi a provvedimenti puntuali, volti alla risoluzione delle problematiche dopo che si sono presentate, ma senza la necessaria forza per determinare le dinamiche dello sviluppo che sono date dalla capacità di previsione. Organizziamo gli stati generali della coalizione, magari in un posto simbolico, ad esempio a San Michele, ponte con l'Alto Adige, e facciamo il punto sul programma, rilanciando il percorso».
Il presidente del consiglio provinciale, Bruno Dorigatti , esorta invece ad aprirsi di più verso i cittadini e dice: «Pur nella comprensione del punto di vista di chi ritiene di dover privilegiare l'aspetto amministrativo su quello di prospettiva, credo anzitutto che non si possa sempre prescindere dai principi e dal pensare la politica come traduzione di una più larga idea di bene comune, anziché di puntuale spuntatura dei vari tasselli programmatici. E la riflessione non è rivolta solo ai partner di coalizione, ma anche al Pd. Quello che appare carente è un progetto complessivo di domani; un progetto capace di dire ai trentini quale sarà l'approdo del futuro e quali rotte si percorreranno, insieme, per raggiungerlo, nella consapevolezza che l'autonomia non è mai un fatto compiuto in sé, bensì uno strumento in costante divenire, che necessita di aggiornamenti costanti in relazione al mutarsi delle condizioni sociali, economiche e politiche».