Il Pd riflette sul suo futuro dopo le comunali

«Quando il Pd non fa il Pd, che vuol dire comportarsi da partito a vocazione maggioritaria, ma si rinchiude nei recinti, si hanno i risultati di Rovereto e Pergine». Elisa Filippi, roveretana e democratica di fede renziana che prima delle comunali si era messa a disposizione per tenere insieme un partito dilaniato dai personalismi, analizza con grande severità i risultati ottenuti dal Pd e dalla coalizione.
"L'Adige", 27 maggio 2015


«Quella di Rovereto - commenta - è una sconfitta dell'intero centrosinistra autonomista, ma per il Pd è ancora più dolorosa e grave e il partito ora deve avviare una riflessione importante. Il Pd ha resistito sulla sua base probabilmente storica ma non è andato oltre perché il progetto che è stato proposto assomigliava molto più al Pd di Bersani del 2013 che rinuncia alla vocazione maggioritaria e ad esercitare la leadership ragionando su una coalizione a cui affida l'intercettazione di un elettorato più di sinistra con una lista che si rifaceva a Sel da una parte e un elettorato più centrista con la lista della Lorenzi. Questo modello è fallito. È stato trasmesso poco lo spirito riformatore del Pd. Non siamo riusciti a parlare a elettori che ci guardano con interesse alle politiche e alle europee. La stessa cosa è successa a Pergine. In entrambi i casi dall'altra non c'era la destra. Io non considero le civiche dei nemici ma dei potenziali interlocutori». Sul futuro della segreteria del Pd trentino Filippi non si sbilancia: «Dobbiamo dare subito il segnale che abbiamo colto il messaggio venuto dai cittadini. Ma la riflessione è talmente importante che dobbiamo evitare un congresso a brevissimo, perché sarebbe più di posizionamento interno, che di analisi politica. Penso che serva invece una fase costituente, perché il partito si deve aprire alle aree civiche e popolari, come l'Upt, che ci guarda con attenzione, e rilanciare il dibattito sui contenuti».
Michele Brugnara, neoeletto consigliere comunale a Trento e segretario del circolo del Pd di Povo e Villazzano, sul congresso che l'assemblea provinciale del partito aveva già deciso di tenere entro l'anno dice: «Prima dobbiamo cambiare le regole delle primarie in modo che ai cittadini vengano proposti due candidati e che il più votato risulti vincitore per non ritrovarci come l'ultima volta con tre nomi e un segretario deciso alla fine non dagli elettori delle primarie ma da un organo del partito». Sull'incapacità del Pd di essere radicato capillarmente nelle valli Brugnara dice: «Se si affrontano di petto i problemi, si hanno idee, si fanno proposte e si coinvolgono i cittadini del proprio territorio il consenso arriva. A Trento nelle circoscrizioni abbiamo avuto grande soddisfazione e abbiamo coinvolto anche molti giovani che rappresentano il futuro del partito. Per questo quando sento parlare dell'essere "territoriali" mi sembra una discussione vuota». 


Giacomo Pasquazzo, giovane neosindaco di Ivano Fracena, e segretario del Pd della Valsugana orientale e Tesino, invita anche lui il partito a concentrarsi sui temi concreti prima di rituffarsi nelle questioni interne sulla segreteria. «Secondo me - esordisce Pasquazzo - si deve riflettere sull'arretramento generale della coalizione e poi concentrarsi sul futuro immediato del Trentino. Davanti abbiamo i referendum del 7 giugno per le fusioni in 54 comuni, con molti amministratori di sensibilità progressista. Auspico che il Pd si senta impegnato su questo fronte così come sulle elezioni per le Comunità di valle per le quali ritengo sia giusto che i partiti della coalizione lascino spazio di autonomia a sindaci e amministratori».
Quello che i dirigenti locali del Pd sperano di poter evitare è tornare ad assistere agli scontri interni e alle beghe che hanno caratterizzato la prima fase dell'anno.