TRENTO «Si vince e si perde assieme». Il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi risponde così alle critiche degli alleati dopo il ballottaggio perso dal centrosinistra a Rovereto. «Lo sfizio dell’”io l’avevo detto” non è politicamente responsabile, dire che la sconfitta di Miorandi è di una parte politica è ingeneroso». Per Olivi la sconfitta è maturata al primo turno, «quando Patt e Upt hanno raggiunto a stento insieme l’8,5%».
"Trentino", 26 maggio 2015
Che i rapporti tra il vicepresidente e Miorandi fossero tesi è cosa nota dai tempi delle primarie per la presidenza della Provincia, nel 2013, quando a Olivi i voti mancarono proprio nella sua città, Rovereto. Ma oggi, a sconfitta ancora fresca, la sua analisi è più severa con le forze politiche che non con il candidato sindaco: «Il mio giudizio su questi 5 anni di amministrazione Miorandi è positivo, ha messo in moto la città e ha saputo innovare. Ma un’idea di città non basta progettarla in solitudine, va condivisa anche accettando il dissenso che quando si parla di temi come la qualità della vita e la mobilità, sul breve termine è fisiologico. È mancata la capacità di coinvolgere e la responsabilità è in primis delle forze politiche, tutte. Patt e Upt non possono chiamarsi fuori». Olivi si dice tranquillissimo: «Io mi sono preso la resonsabilità di fare questo ragionamento, e suonare un campanello d’allarme, prima della campagna elettorale, e nelle sedi appropriate (sottinteso non sui giornali, ndr). Poi ho lavorato pancia a terra. Se qualcuno di fronte a questa battuta d’arresto cerca le cause dentro di noi, sbaglia. La ricerca del colpevole non serve a nulla». Ma nel Pd - che a breve dovrà decidere la data del congresso - la resa dei conti è cominciata. «Vedere l'assenza di non dico di vergogna, ma perfino di un po' di rossore da parte di chi ha contribuito alla sconfitta del Pd oltre che di Miorandi, anzi perfino una malcelata soddisfazione, la dice lunga sullo stato della politica occupata dalle smisurate ambizioni personali e che fatica a riconoscere il senso di un progetto collettivo», ha postato su Facebook Roberto Pinter. Più in generale, per Olivi «il saldo di queste comunali per il centrosinistra è negativo, c’è stata superficialità e supponenza e abbiamo trasformato il voto in un test interno. Con qualche eccezione positiva, la coalizione esce più debole e sfibrata. Non basta stare insieme per governare, certi strappi vanno ricuciti in fretta». (ch.be.)
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«Il Pd ha affrontato queste elezioni con un deficit di guida evidente. Io personalmente ho fatto una marea di incontri ovunque per cercare di rattoppare e per supplire a una difficoltà di percezione di un punto di riferimento. Qualche risultato sotto le aspettative dipende anche dalle divisioni che il partito si porta dentro e alle quali occorre porre fine al più presto». Alessandro Olivi, vicepresidente della giunta provinciale e uomo di punta del Pd, chiede al proprio partito una svolta in tempi brevi, ma non chiede la testa di nessuno, anche perché spiega che, così facendo, si rischia di rimuovere la questione che Olivi ritiene fondamentale e che emerge da queste elezioni. «I risultati a Rovereto e Pergine dimostrano che anche se governi bene ma non riesci a veicolare le tue idee all'esterno, perdi di vista il rapporto con i cittadini e dimostri di essere poco capace di lavorare a contatto con la comunità reale».
Insomma per Olivi serve un Pd con vertici rinnovati e che sappia essere più popolare, nel senso di stare tra la gente e essere in grado di spiegare quali sono le priorità e i progetti su cui impegnarsi per rispondere alle richieste dei cittadini.
«Credo - afferma Olivi - che se non si affronta il nodo di creare una piattaforma di proposta politica attorno alla quale ci sia un gruppo dirigente del partito che risponde responsabilmente di come si sta nella coalizione e delle questioni da porre, si rischia di essere un partito che va troppo al traino di un voto di opinione del ceto medio urbano. Nei prossimi mesi serve scandire una fase per riscrivere un patto per un nuovo governo di questo partito. Il congresso è, quindi, ineludibile per eleggere un segretario e tornare a esercitare, come Pd, il nostro compito di essere nella coalizione la forza che più di altre propone le innovazioni e interpreta il bisogno di dare al Trentino una direzione certa» afferma ancora Olivi.
Il rafforzamento del partito, per l'ex sindaco di Folgaria, è fondamentale anche per migliorare il radicamento territoriale. «Se non c'è un partito che sta accanto agli amministratori e dà un'idea che viene percepita dal territorio non si ottengono risultati di prospettiva».
Per Olivi, che immagina un congresso «dopo l'estate» «se il Pd non riesce a dare questa svolta, rischia di scivolare in una situazione di anarchia interna in cui ognuno si sente protagonista del proprio spazio politico con l'illusione che la somma di questi spazi individuali sia un partito».
Fondamentale, in termini di contenuti, mettere sul tavolo del Pd pochi punti comprensibili agli elettori e ai cittadini. «Occorre misurarsi finalmente su due proposte sulle quali la nostra gente e elettori decidano di dare in mano una maggioranza solida al gruppo dirigente per governare» sostiene ancora Olivi.
Che sulla segretaria in stand by Giulia Robol è chiaro. «Non ho mai chiesto le dimissioni di alcuno. Quando ho perso le primarie non ho chiesto le dimissioni di nessuno qualcuno le ha date altri no. Ma fino a che non arriviamo a definire come si fa un congresso e con quali regole e impostazione non c'è necessità di cercare lo scalpo di alcuno. Dico poi che tentando di individuare nella Robol la responsabile di tutto, si corre il rischio di fare un'operazione di rimozione ma non di risolvere le questioni vere che queste elezioni hanno posto».
In particolare, Olivi, spostandosi ad analizzare il risultato complessivo delle elezioni, non solo per il Pd ma per l'intera maggioranza, non si tira indietro nel dire che l'esito dei due turni delle comunali non è soddisfacente. «Occorre essere molto onesti e realisti: complessivamente la coalizione è oggi più debole e più sfibrata di prima delle elezioni. Purtroppo chi, come il Patt, ha voluto capitalizzare posizioni di partito invece di rafforzarne la trama, non ha fatto bene alla maggioranza».