Innanzitutto un appello: che i cittadini vadano a votare domenica, per esercitare il loro diritto-dovere di voto, così faticosamente conquistato 70 anni fa. Paolo Mirandola, avvocato, ormai ex capogruppo del Pd in consiglio comunale, va comunque all'attacco di Francesco Valduga e della sua coalizione, invitando gli elettori a guardare alle cose fatte, alle cose da fare e non al chiacchiericcio sul sindaco uscente dipinto come «antipatico o musone: Rovereto dimostri di non essere un paesone e non voti basandosi su queste sciocchezze».
F. Franchi, "L'Adige", 20 maggio 2015
Mirandola, dovesse vincere Valduga, vincono le «civiche» che lei ha molto criticato.
Le critico perché questa sistematica opposizione al concetto di partito, mi sembra il segno di un gap culturale profondo: i partiti sono previsti dall'articolo 49 della Costituzione, frutto di un dibattito intenso nella Costituente. Allora era ben lontana l'idea di affidare a delle «associazioni temporanee di impresa», come definisco io le civiche, il futuro del Paese. Le civiche sono degli appaltatori, quando hanno vinto la gara, ognuno fa gli affari suoi. E una città come Rovereto non può isolarsi, non possiamo essere lo strapaese che vede i confini a Besenello e a Santa Margherita di Ala.
Con questa posizione però chiude ai grillini...
Per me è chiaro che le civiche sono comitati elettorali. Il Movimento 5 stelle invece ha una struttura nazionale, ha una rappresentanza politica non da poco, lavora su temi che sono anche nostri. Dovesse invece vincere Valduga sarà ognun per sè. Lo dicono i fatti.
Secondo lei è un rischio?
Sì, quello di avere una giunta di strapaese. I nostri resistenti pensavano a un'altra Italia, che pensava in grande.
Sulle cose concrete però Miorandi ha subito forti critiche...
Fermi, parliamo dei trenta all'ora: ci sono anche a Berlino e sono una cosa meravigliosa. Rovereto ora è più vivibile. Abbiamo fatto il primo Piano urbano di mobilità. Ci sono tour operator che hanno studiato il percorso di ciclabili. E il centro storico? Da dieci anni a questa parte è uno dei posti più belli della città. Certo deve essere meglio strutturato con i negozi, ma mica dipende dal sindaco. E anche sui servizi sociali l'assessore Gerola ha proposto uno dei sistemi più innovativi del Triveneto e nessuno è stato lasciato indietro. Altre città non hanno la nostra disponibilità di parcheggi. All'ospedale abbiamo messo creato più di un centinaio di posti.
Valduga vuole la tangenziale, non crede che aiuterebbe?
Bisognerà fare un ragionamento su un ipotesi di accesso alternativo alla città e di circonvallazione, ma bisogna valutarlo con altri comuni, Isera, Volano, non è che si possano attraversare territori senza misurarsi con loro.
E al Mart, che cosa succederà?
Il Mart è sorto da una intuzione di alcuni cittadini che hanno fatto nascere uno dei musei più importanti d'Europa. Non è un deposito, né un parcheggio di precari, ma una struttura autorevole. Bisogna pensare che a Rovereto c'è un vivaio di proposte culturali di altissimo prifilo che difficilmente può essere apprezzato da chi non si è mai accorto dell'importanza del Mart. Faccio questo richiamo a tutti gli uomini di buona volontà: questa amministrazione ha avuto le sue difficoltà, ma la sua attenzione alla cultura è stata massima.
Che cosa pensa che succederà domenica, i cittadini voteranno?
Auspico che chi ha pensato di astenersi faccia una riflessione. Il diritto di voto si è conquistato in lotte durissime nel Novecento e io ricordo De Gasperi per il quale la "politica o la fai o la subisci". L'esercizio del diritto di voto è solo uno spicchio, ma il cittadino deve avvalersene. Non è vero che sono tutti uguali e non è vero che sinistra e destra non esistono più. Certo non esisteranno più per personaggi come Ennio Bordato, che 30 anni fa andava ad omaggiare Breznev, attaccando me e ora sta con Valduga.
Che cosa succede domenica?
Auspico che la città riconosca la necessità della continuità di un'amministrazione che ha bene operato. Sono stupefatto che gli esiti siano decisi dal sorriso del sindaco, che è solo il coordinatore di una squadra. Si dice: "non sorride, è antipatico", ma sono sciocchezze, sono il frutto di un concetto di comunicazione di chi prendeva le mentine per parlare con la gente. Quella stagione è in archivio. Pensiamo invece ai progetti e alla continuità.