Domenica i roveretani sceglieranno il loro sindaco. In corsa Andrea Miorandi , primo cittadino uscente sostenuto dal centrosinistra autonomista più l'Adc e Francesco Valduga , figlio dell'ex sindaco Guglielmo, sostenuto da una coalizione civica. Dopo il primo turno, il secondo è in vantaggio con il 38,4% dei consensi contro il 35,5%. A sei giorni dal voto, i due candidati si sono affrontati in un faccia a faccia moderato dal direttore Pierangelo Giovanetti.
"L'Adige", 19 maggio 2015
Quali sono gli argomenti principali con cui vi rivolgete ai cittadini?
Miorandi (M): «Priorità massima a lavoro e giovani. Per la sua vocazione industriale Rovereto ha pagato più la crisi. Chiedo di ridare fiducia ad una classe dirigente che ha saputo rinnovare l'amministrazione, proponendo nel 2010 un programma sui dieci anni, perché le riforme per il rilancio di una città necessitano tempi lunghi».
Valduga (V): «Proponiamo il ritorno all'ascolto dei cittadini. Perché quello che era un prerequisito, la relazione tra Comune e gente, è diventato elemento di programma. Proponiamo una politica alta, libera dai partiti e dalla maggioranza incrostata che governa la Provincia. Concordo, il lavoro ha la massima priorità: va riscoperta la vocazione industriale e culturale e magari turistica della città».
Quali punti dei vostri programmi possono intercettare il voto del centrodestra o del M5s?
M: «Sulla viabilità il programma di Marco Zenatti (candidato del centrodestra, per lui il 18,7%, ndr ) ha diverse analogie col nostro, a cominciare dall'idea di risolvere il problema maggiore, l'80% di traffico per all'attraversamento nord sud, all'interno della città. Con i "grillini" accordo su uno sviluppo della mobilità alternativa e l'introduzione della democrazia diretta. Sul Follone pronti a indire un referendum».
V: «Con Zenatti condividiamo la necessità di una diversa forma di concertazione coi commercianti della Ztl. La democrazia diretta chiesta dal M5s è solo una declinazione diversa del recupero dell'ascolto della gente da parte dell'amministrazione, diventato esigenza quando la democrazia rappresentativa è diventata casta di palazzo. L'aumento del trasporto pubblico e la possibilità di referendum su grandi tematiche parte anche della nostra visione».
Valduga, lei si propone per il cambiamento, ma dietro di lei ci sono nomi storici dell'establishment roveretano. Dove sarà la discontinuità?
«Non faccio esercizi inutili di anticipazione della giunta. Se ne parlerà, forse, tra sei giorni. Ma dico che nelle nostre cinque liste ci sono 160 candidati. Abbiamo competenze e nomi per proporre una giunta espressione di rinnovamento. E il criterio di scelta non sarà solo il voto. Deciderò io, in base al merito».
Valduga, se sarà eletto pensa che una maggioranza senza riferimenti politici in Provincia sarà un handicap?
V: «Cioè le istituzioni non hanno valore di per se stesse ma solo in base alla maggioranza di governo? Una concezione mafiosa, di una gravità assoluta. Il rispetto delle istituzioni passa dai programmi, indipendentemente dalla fede politica».
Miorandi, se sarà confermato, il suo appartenere al Pd sarà un plus per Rovereto?
«L'idea della mafia in Trentino avanzata da Valduga mi stordisce («l'ha detto pure Borgonovo Re che in Trentino c'è la mafia» interloquisce Valduga); comunque, avere la stessa coalizione in Comune e in Provincia può aiutare nel portare avanti una visione comune di sviluppo».
Viabilità?
V: «La nostra proposta di tangenziale ovest è un giusto equilibrio tra lo spostamento ad ovest del traffico di attraversameno e le risorse disponibili. Sì all'aumento del trasporto pubblico e delle ciclabili, ma fatte bene, per una reale mobilità da e verso le periferie».
M: «Se un amministratore ha 70, 80 milioni (il costo del progetto valdughiano, ndr ) non li deve usare per risolvere il 20% del problema, rappresentato dal traffico parassitario nord-sud. Il problema è il traffico interno, che ha due nodi fondamentali: piazzale Orsi e il transito tra zona industriale e stadio. Quindi avanti con le bretelle ai Fiori e alla Mira. Mi si critica per le zone ai 30 all'ora e le Ztl? Con questi provvedimenti gli incidenti sono calati del 25%».
Che rapporto vedete tra Rovereto e la Vallagarina?
V: «Rovereto dentro la Comunità in posizione di leadership naturale. Prima della "città dell'Adige" con Trento, pensiamo alla realtà urbana interconnessa e solida che già esiste tra Rovereto e i Comuni limitrofi».
M: «Grazie alle pressioni di questa amministrazione la riforma Daldoss ha dato la possibilità di superare un errore istituzionale sancito nel 2006, all'epoca dell'ex sindaco Guglielmo Valduga. Lo status di "area geografica" permetterà a Rovereto di imporsi come città, e non uno dei 17 paesi della Comunità. Ho da subito rivendicato l'autonomia di Rovereto bloccando nel 2010 il trasferimento delle Politiche sociali a via Tommaseo».
E che rapporto tra Rovereto e Trento?
V: «Non credo alla "città dell'Adige", ma non sono neanche un fan dei campanili. E le relazioni che saranno il leit motiv della mia eventuale amministrazione sono anche quelle tra Comuni. Tre punti di collaborazione con Trento: cultura, promozione turistica, sanità».
M: «La città dell'Adige esiste già, con il distretto culturale e della mobilità costruito in questi anni. Ma non solo Trento. Rovereto è città alpina e città europea. Non ripieghiamoci su noi stessi, allarghiamo i confini».
E tra Comune e circoscrizioni?
M: «Le circoscrizioni sono fuori dal tempo, nate quando serviva una concertazione per lo sviluppo urbanistico. Ora servono i quartieri. Questo saranno i comitati di quartiere: la partecipazione dei cittadini alla costruzione di una sussidiarietà che parta dal basso; 60mila euro netti a presidente sono una follia, e il fatto che gli ex presidenti si siano candidati in una lista apposita per difendere lo status quo è grave».
V: «La nostra proposta prevede che l'impegno nelle circoscrizioni di presidenti e consiglieri possa essere gratuito. Ma le circoscrizioni sono fondamentali. Le antenne sul territorio, la via maestra di rapporto con le associazioni del quartiere, organi di segnalazione del disagio sociale e riferimento operativo per la reintroduzione del vigile di quartiere, un punto fondamentale del nostro programma per la sicurezza».