Sei anni fa era stato tra i più votati del Pd con 712 preferenze personali. Molti il giorno dopo lo spoglio lo facevano già assessore, ma sbagliavano. Nel 2009, infatti, Alessandro Andreatta - che pure gli era stato compagno di giunta per qualche mese ai tempi del sindaco Pacher - gli preferì il compagno di partito Michelangelo Marchesi, che pure aveva qualche centinaio di voti in meno.
D. Battistel, "L'Adige", 18 maggio 2015
Quasi alla fine della legislatura, complici le dimissioni per il Consiglio provinciale di Violetta Plotegher e Lucia Maestri, il sindaco si è sentito quasi moralmente in dovere di risarcirlo e per questo l'ha chiamato in giunta per l'ultimo anno e mezzo affidandogli le competenze su turismo e cultura.
È naturale, quindi, che adesso Andrea Robol faccia gli scongiuri. Pur dall'alto dei 783 voti ottenuti domenica, secondo del Pd e in assoluto, Robol «vola basso». «Posso soltanto dire che sono molto soddisfatto del mio risultato personale, che è frutto di molti elementi, primo tra tutto il fatto che c'è stato un forte riconoscimento del lavoro fatto in questo anno e mezzo, dove mi sono confrontato con realtà nuove».
Essere il secondo più votato tra tutti gli eletti in Consiglio la mette al riparo da spiacevoli sorprese rispetto a 6 anni fa?
Aver raggiunto questo risultato non può che fare piacere, ma per quanto riguarda la giunta va lasciato al sindaco il tempo di riflettere e di maturare le sue convinzioni. Noi non possiamo fare altro che attendere.
In ogni caso aver aumentato i voti quando la coalizione ne ha persi qualcosa vorrà dire, o no?
La competizione elettorale è stata per tutti più difficile di quanto si poteva pensare all'inizio: il calo dell'affluenza e delle preferenze da l'idea di un po' di stanchezza nell'elettorato. Oltre che del mio risultato personale sono soddisfatto anche per quello che ha fatto il Partito democratico in questa tornata. Essersi confermato al 30 per cento non era scontato. Ora, però, non dobbiamo fare l'errore di sederci.
Questa vittoria meno scontata del passato è servita per qualche riflessione interna al centrosinistra autonomista?
Secondo me ci ha dato un segnale che non dobbiamo sottovalutare: bisogna tornare di più a dialogare con la gente, a sentire gli umori della base. La città sta cambiando molto rapidamente e serve un'amministrazione capace di anticipare il cambiamento. Servono metodologie e approcci nuovi.
Cosa intende?
La mia sensazione è che la coalizione si rafforzerà non soltanto se sarà unita e compatta, ma anche se comprenderà che è in atto un profondo cambiamento nella società. Servono coraggio, decisionismo e innovazione.