Giacomo Pasquazzo non ha ancora compiuto ventiquattro anni, è il sindaco-baby del Trentino, ed è come un Davide contro Golia. Ma non aspettatevi il Renzi o il Salvini formato mignon. Pasquazzo è ancora timido e prudente. Eppure è un piccolo fenomeno.P. Mantovan, "Trentino", 17 maggio 2015
Giacomo Pasquazzo, il sindaco più giovane del Trentino, infatti, non fa numeri da circo: va con passo felpato, non arrischia dribbling azzardati, procede garbatissimo e un po’ ingessato con quel tono burocratico tipico di un amministratore di periferia. Anche se, a onor del vero, va subito incasellato come un caso più unico che raro, visto che già a soli 14 anni (quattordici anni!) andava a sciropparsi le sedute del consiglio comunale del suo paese. Cose che neanche nell’epoca dell’impegno prima del riflusso.
Giacomo Pasquazzo è uno studente di giurisprudenza, fa il pendolare Ivano Fracena - Trento, e ha costituito un comitato per dare il via al referendum e portare anche il suo comune alla fusione. E una volta che, nonostante le 104 firme raccolte (che sono un’enormità in un paese che domenica ha contato 223 votanti) si è visto dire Niet! dal consiglio comunale,
Giacomo Pasquazzo ha deciso, con i suoi compagni di comitato, di fare il salto: “Se non ci riusciamo da cittadini, proviamoci da amministratori!”. E così ha formato una lista con un programma facile facile: «Siamo un paese piccolo, in questi anni non ce lo si può più permettere: per combattere la crisi e ritrovare un po’ di competitività del territorio occorre unire le forze. Noi possiamo essere il nucleo centrale di un comune che si costruisce attorno al grande simbolo di quest’area: Castel Ivano». Castel Ivano, il maniero che domina la Bassa Valsugana. Il castello in cui Ermanno Olmi girò interamente le scene del film “Lunga vita alla signora”, dove il protagonista era un ragazzino che finisce all’improvviso nel mondo degli adulti e del potere...
Quando Olmi girò il film Pasquazzo non era ancora nato, era il 1987. Adesso è un’altra storia. Nasce il marzo scorso. Giacomo prende la fionda di Davide e prepara una lista come sasso da lanciare. In paese dicevano “hahaha, guarda lì il ragazzino sapientone, non sta neanche dentro la giacca”, e in tanti erano convinti che la sacra forza del campanile non avrebbe scalfito la compattezza del fronte dell’identità di Ivano Fracena. Ma il “fracenato” Pasquazzo (“frazenato”, in dialetto) non si è scomposto, sicuro della sua battaglia. Avete presente il coraggio dei ragazzi, quello anche un po’ tranquillo perché tanto di occasioni ce ne saranno altre? Ecco, Pasquazzo con semplicità ha imbracciato quel coraggio e ha sparato un’idea forte di futuro. «Sono giovane? Per governare una fusione posso bastare». In paese cresceva la voglia di cambiare, di tendere ancor più l’elastico della fionda, ma insieme crescevano i borbottii degli avversari.
E siccome il giovine Pasquazzo è anche il segretario comprensoriale del Pd, ecco cominciare a girar la voce che se avesse vinto lui l’assessora Borgonovo Re avrebbe mandato lì frotte di profughi. Ma Pasquazzo sorrideva e insisteva con il suo programma, con la necessità di dare risposta alla richiesta dei cittadini, a quelle 104 firme snobbate, anzi rigettate. «E poi la nostra lista è trasversale, come sempre accade nei paesi. C’è chi voterebbe destra e chi sinistra alle politiche. Ma qui si guarda alle cose del paese». Giacomo è concreto. E non può essere altrimenti per uno che a 24 anni ha già la fascia tricolore. Che poi, a casa ci sono abituati: anche il papà è stato sindaco.
Ma il ragazzo ha bruciato le tappe. E, d’altra parte, che avesse una vocazione politica lo si era capito già nel 2012 quando s’era trovato a capeggiare un comitato per fermare, con un referendum, la realizzazione di una caserma dei vigili del fuoco a Ivano Fracena. «Il volontariato è importante e i vigili del fuoco sono essenziali. Ma la spesa all’epoca era consistente per le casse comunali: avrebbe prosciugato l’avanzo di amministrazione. Voi capite cosa vuol dire di questi tempi...». Poi arrivò la norma provinciale che scansò il referendum disponendo che per i comuni sotto i 500 abitanti ci avrebbe pensato Mamma Provincia a stanziare il 100 per cento del finanziamento ritenuto ammissibile. Ma Pasquazzo continuò a studiare e a proporre strumenti di democrazia diretta.
Alla fine i suoi tentativi di referendum sono stati abortiti e così non gli è rimasto che provare a fare il sindaco. E ci è riuscito. Ha battuto le resistenze di «campanile», i timori di perdita dell’identità. Al suo fianco si è candidato anche l’ex primario del San Raffaele Carlo Staudacher, proprietario di Castel Ivano. Adesso c’è da provare a inserirsi sulla scia di Strigno, Spera e Villa Agnedo per arrivare, magari il maggio prossimo, a far parte del comune unico di Castel Ivano. Che potrebbe, se va alla grande (cioè coinvolgendo anche Bieno, Ospedaletto, Scurelle, Samone), riunire otto comuni. E otto caserme dei pompieri...
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Partito Democratico del Trentino