Il record di preferenze del primo turno del voto di Rovereto è andato all'assessore uscente alla Contemporaneità (nel lessico miorandiano significa Cultura e Politiche giovanili) Luisa Filippi. Trentatrè anni, mamma, del Pd. Per lei 489 preferenze. Quasi il 3% dei voti totali.
N. Guarnieri, "L'Adige", 14 maggio 2015
Assessore, il sindaco Miorandi ha detto che, conti alla mano, lei da sola vale quanto una lista intera.
«Mai mi sarei aspettata un risultato simile. Certo sapevo di avere una buona base di partenza, ma sono molto stupita. Vorrei ringraziare uno per uno i cittadini che mi hanno dato fiducia. Ma mi piace pensare che sia il frutto di un lavoro di squadra, e il risultato raggiunto da Fabrizio Gerola (assessore uscente alle Politiche sociali del Pd, per lui 326 preferenze, ndr ) lo certifica».
Dove ha raccolto i suoi voti?
«Diciamo che cinque anni fa mi sono ritrovata assessore senza aver fatto praticamente campagna elettorale. All'epoca mi hanno votato le persone che mi conoscevano per il mio lavoro con le associazioni e nel volontariato. Quest'anno credo si siano aggiunti i giovani, e le persone attive, sia professionalmente che come volontariato, nell'ambito della cultura».
Stringendo, possiamo dire che lei i voti li ha pescati tra Mart, Smart Lab e Zandonai?
«Sì, possiamo dirlo».
Giovani e persone impegnate nella cultura. Perché si fidano, almeno in buona parte, di lei?
«Posso solo credere che abbiano colto il valore del nostro impegno nella ricerca di nuovi modelli di gestione della cosa pubblica, una scelta obbligata in un periodo di risorse scarse. Un lavoro, nel mio caso, "full time"».
Lei è mamma, assessore e «basta», giusto?
«Prima di essere eletta nel 2010 lavoravo come operatore culturale dell'arte contemporanea. In pratica ero assistente curatore per due, tre istituzioni culturali e facevo alcune traduzioni per case editrici di arte contemporanea. Con l'ingresso in giunta ho dovuto troncare i rapporti di lavoro ovviamente. Non che avessi contratti a tempo indeterminato, faccio parte della generazione tagliata fuori».
Torniamo ai suoi elettori.
«Che dire? Siamo riusciti a far capire alle persone, alle associazioni culturali, che anche quando hanno ricevuto dei "no" da parte del Comune si è sempre trattato di un rifiuto motivato dal perseguimento di un quadro generale di sviluppo del patrimonio culturale della città. Quando affronti le associazioni, analizzi le loro proposte ed idee e le fai confluire in un progetto condiviso, rendendole partecipi della tua visione di sviluppo, la cosa funziona. Nessuno mi ha votato per restituire dei favori».
Dietro il suo successo c'è quindi il confronto con la gente.
«Penso proprio di sì».
Però è proprio in un dialogo scarso con i cittadini che tanti indicano le difficoltà elettorali di Miorandi. Non poteva consigliarlo?
«A Miorandi non è mancato il dialogo con i roveretani. E il mio successo è il successo di Miorandi. Il sindaco ha sempre seguito e appoggiato il mio lavoro. Dietro le mie scelte c'era sempre il suo ok. È facile dire che Miorandi è un sindaco assente, ma non è vero. A parte il fatto che o uno ha il dono dell'ubiquità o, se sta in ufficio a lavorare, non lo puoi incontrare in giro a dare pacche sulle spalle, il lavoro di un sindaco si concretizza per tanta parte attraverso i risultati dei suoi assessori, è naturale».
Lei dice che la gestione della cultura in città è uno dei punti di forza dell'amministrazione uscente. Però Francesco Valduga, ora in testa per la volata finale, indica nel "recupero della vocazione culturale della città" una delle linee di intervento più urgenti dopo l'epoca Miorandi.
«Non conosco personalmente Francesco Valduga. Ma quando lo sento, negli incontri pubblici, parlare della cultura di Rovereto a me sembra che non faccia altro che descrivere lo stato dell'arte. "Puntare sulle eccellenze, sulla vocazione culturale". Ma è quello che abbiamo fatto! E quando parla di "più associazionismo" mi domando cosa intenda. La straordinaria, bellissima anomalia di Rovereto che ho il privilegio di descrivere alle tante delegazioni straniere in visita è proprio la ricchezza del suo associazionismo culturale. La scena culturale cittadina si basa sulle associazioni. L'ufficio cultura di Palazzo Pretorio si occupa solo della stagione teatrale. Tutto il resto è prodotto dalle associazioni. Ed in questo contesto compito del Comune è il lavoro di coordinamento delle proposte delle associazioni, la messa a sistema organica di una ricchezza splendida che parte dal basso».
Pensa che Miorandi possa vincere? E se sì, come?
«Certo, devo pensarlo. Dobbiamo raccontare al meglio ai roveretani quanto abbiamo fatto finora. Finora abbiamo dialogato tanto, ma forse per un eccesso di responsabilità non abbiamo trasmesso la quantità di lavoro quotidiano portato avanti. Prendiamo le tariffe, per esempio. Le tariffe degli asili nido. Abbiamo fatto sì che non aumentassero, come invece è accaduto in tanti altri Comuni. È stato un lavoro enorme, dato forse per scontato dai cittadini. E, forse soprattutto, dobbiamo far capire ai cittadini il valore della continuità. Far capire che il bagaglio di esperienza maturato dall'amministrazione in questi cinque anni non può essere buttato via. Se Rovereto si è giustamente spesso ritrovata a recriminare nel passato nei confronti di Trento, è anche dovuto a questo continuo lavoro "a singhiozzo" del Comune».