Nel palazzetto ci sono circa 600 persone, non il bagno di folla di altre occasioni ma non male per un pomeriggio lavorativo: parterre di sindaci, assessori e consiglieri, la stampa relegata in un recinto, nessuna domanda, tempi contingentati e rigido «protocollo renziano», niente candidati sul palco (a parte Andreatta e la foto di gruppo finale), alla segretaria del Pd Giulia Robol 30 secondi sì e no per introdurre il segretario. Locomotiva Trentino. La locomotiva trentina che Renzi evoca è quella delle gallerie per la conservazione delle mele che ha visitato alla Tassullo di Mollaro, e del data center sotterraneo che raggrupperà tutti i computer per l’archiviazione dei vari enti pubblici: il governatore Ugo Rossi gli regala due simboli, una mela e un pezzo di fibra ottica.
Ma è anche la locomotiva della Fondazione Kessler, la clean room da dove ogni anno escono oltre un milione di microchip e sensori per gli studi nello spazio e gli esperimenti di fisica: «Che straordinaria visione quella di Bruno Kessler - dice Renzi - capire quarant’anni fa il valore della ricerca». «Trento non è solo una città che è stata ben amministrata - scandisce il premier - è una città che ha scommesso sul talento, sulla ricerca e sull’innovazione». «L’Italia ha bisogno di voi». Renzi ascolta Andreatta riassumere in pochi minuti i traguardi raggiunti nel suo mandato da sindaco, i posti creati negli asili nido, la raccolta differenziata dei rifiuti, il milione di visitatori del Muse. E quindi sentenzia: «Trento è una città che cresce, l’Italia invece non è cresciuta e oggi ha bisogno dai trentini di un aiuto. La vostra autonomia (ecco la parola magica di qualsiasi visita di presidenti del consiglio in regione, ndr) ha consentito di ottenere risultati importanti dal punto di vista economico, civico, culturale.
Abbiamo bisogno della vostra forza perché il Paese faccia un cambio di passo». Renzi insiste sul tasto degli ultimi giorni, quello che ripete dall’inaugurazione dell’Expo a Milano: «In Italia è in atto un derby tra chi dice che va tutto male, e gode quando escono risultati negativi dell’Istat, e chi pensa invece che l’Italia è un Paese infinito», «molto più bello e più forte di come ci viene raccontato nei talk show del martedì sera». Scuola, «ascolteremo la protesta». Parla di riforme, il premier, nel giorno in cui insegnanti e studenti protestano in piazza contro la sua riforma della scuola. «Non credo di fare tutto bene - ammette in un impeto di umiltà - ma va tolta un po’ di polvere da questo Paese». Vada come vada. E arriva allo sciopero della scuola. «Ascolteremo nel merito la protesta», promette alzando lo sguardo verso gli spalti. Parte un applauso, poi qualche fischio, ma timido. «Questo governo ha messo più soldi e scommette sull’autonomia della scuola, che è degli insegnanti, degli studenti, delle famiglie», e non può essere «in mano alle circolari ministeriali e alle organizzazioni sindacali». A fine comizio viene placcato da una prof precaria: «Mi sento tutelata da un concorso, non da un dirigente». Il premier si ferma ad ascoltarla e ribatte: «Il preside non assumerà chi vuole». Cantieri civici, Upt dimenticata. Al Trentino Renzi riconosce di aver «fatto molto per l’educazione grazie al lavoro di Lorenzo (Dellai) e poi di Ugo (Rossi)». «Ma dobbiamo fare tutti di più», incalza. Domenica si vota e qui, ricorda il segretario Pd omaggiando gli alleati, «c’è una grande coalizione che tiene insieme il Pd, i cantieri civici di questo territorio che ha sempre sfornato buone idee, il Patt che è il movimento che esprime anche il presidente della Provincia...».
Un attestato di attenzione a Dellai, che alla Camera ha assicurato i voti di Per l’Italia all’Italicum, Renzi lo aveva riservato anche qualche minuto prima parlando del «grande cantiere di centrosinistra», esattamente ciò che l’ex governatore immagina guardando oltre il Pd. Ma la segretaria dell’Upt Donatella Conzatti non ci sta: «Di cantiere civico ce n’è solo uno, e uno abusivo a Dro. In 10 Comuni c’è il simbolo Upt e nella sperimentazione a Trento il 60% dei candidati sono Upt». Attriti di cui Renzi poco sa. «La campagna elettorale - esorta - è un’opportunità per andare a parlare con quelli che non ci credono più, che pensano che la politica è una schifezza e che siamo tutti uguali». «E ricordatevi - ammonisce - che questo Paese non lo salvano i politici da soli». Poi scappa via, verso il bagno di selfie.
ROVERETO «È bellissimo arrivare a Rovereto e venire accolti in un luogo come il Mart, di respiro mondiale». Il presidente del consiglio Matteo Renzi ha scelto il Mart per parlare ai roveretani, e ha preso il museo ad esempio di come la cultura possa rilanciare l'economia, di una città come di un paese. Renzi è arrivato al museo poco prima delle 17, e ha visitato la raccolta permanente e la mostra dedicata alla Prima guerra mondiale. È stato il finale della visita in regione, e nel discorso conclusivo fatto alla cittadinanza presente nell'auditorium Melotti, ha preso il museo come esempio di come la cultura debba essere rilanciata in Italia. «Dobbiamo smettere di pensare alla cultura - ha detto - come ricordo, come nostalgia. La cultura non è luogo di nostalgia, la cultura mette in moto, stimola la voglia di domani; produce emozioni, produce anche lavoro». Renzi ha ricordato come Rovereto, da città a vocazione industriale abbia tentato la strada della cultura e del turismo legato ad essa. «Torino, grazie alla cultura, è sempre più piena di turisti, e, in proporzione, sta accadendo anche a Rovereto, dove il ponte del primo maggio ha dato risultati positivi. In questa città si viene accolti al Mart, ed è la dimostrazione che la cultura rimette in moto l'economia». Parlando di cultura, Renzi ha anche lodato il sindaco Miorandi per la riapertura del teatro Zandonai, e di come il decreto sulla Buona Scuola preveda l'aumento di materie culturali prima penalizzate, come la storia dell'arte o la musica. (m.s.)
«Autonomia garantita» Apertura a nuove deleghe, "Trentino", 6 maggio 2015
TRENTO «Vogliamo valorizzare l’autonomia, non togliendo nulla alla specificità di queste terre ma impegnandoci invece a verificare possibili deleghe in più nel percorso delle riforme». Il presidente del consiglio lascia il Trentino con questa promessa. È la garanzia, e l’impegno, che Ugo Rossi e Arno Kompatscher chiedevano a Matteo Renzi. E un’intera giornata passata in regione, tra incontri istituzionali, visite ad aziende e comizi, è forse la prova più forte della parola del premier. Nessuna firma in calce ad accordi ieri, ma un colloquio di 20 minuti a Bolzano (dove Renzi è atterrato in mattinata con l’aereo di Stato) con i presidenti delle due Province, che al premier hanno consegnato un memorandum risultato di un lavoro di mesi con i parlamentari e il sottosegretario Gianclaudio Bressa, che ieri ha partecipato all’incontro. Rossi è soddisfatto: «Renzi lo ha detto chiaro, la riforma costituzionale non ci riguarda e l’autonomia non può andare indietro, anzi potrà essere ampliata. Le autonomie speciali però non si sentono estranee al cammino che il Paese sta facendo. Vogliamo dare il nostro contributo dentro un percorso di collaborazione con lo Stato e il governo, all’interno della riforma del Titolo V». Con Renzi, Rossi e Kompatscher hanno concordato un cronoprogramma che prevede entro il 2015 l’approvazione delle norme di attuazione che riguardano le deleghe sul personale degli uffici giudiziari e sul Parco dello Stelvio. Previsto anche il via libera alle norme per ripristinare le competenze provinciali in alcuni settori: attività commerciali (orari e licenze), standard urbanistici (in particolare le distanze minime tra i fabbricati), appalti, fasce di rispetto stradali, ordinamento e lavoro del personale provinciale e degli enti dipendenti. Trovato l’accordo anche sul nuovo ordinamento finanziario di Regione e Province autonome, sulla delega di funzioni per l’attività amministrativa e organizzativa di supporto alle commissioni tributarie e per l’attività delle agenzie fiscali. Ma il percorso concordato con il presidente del consiglio guarda oltre. Nulla di deciso, e di scritto, ma l’impegno a dar vita a tavolo di confronto Stato-Province autonome su nuove competenze: caccia (per evitare le incursioni della Consulta come con la sentenza che vieta la caccia nei parchi naturali), ammortizzatori sociali (per armonizzare la nuova Aspi e l’Agenzia nazionale del lavoro con la delega già assegnata a Trento e Bolzano), scuola e formazione degli insegnanti (per Bolzano). Non c’è traccia di ambiente, tema su cui Rossi aveva annunciato di voler chiedere una competenza piena. «In mezz’ora non si fa il trattato di San Germano, l’obiettivo era ribadire un impegno politico e l’abbiamo ottenuto», commenta a fine giornata il governatore, quando Renzi è già a Rovereto. (ch.be.)
«Noi, il cantiere di centrosinistra», L. Patruno, "L'Adige", 6 maggio 2015
Ha visitato e elogiato due significative esperienze di innovazione e ricerca - come le celle ipogee per la conservazione delle mele in val di Non e la Fondazione Kessler e poi il Mart a Rovereto - su cui Dellai aveva fortemente investito e che Rossi ha scelto come eccellenze trentine da mostrare.
Ma soprattutto nel suo comizio a Sanbapolis a Trento, davanti a tutti i candidati sindaco della coalizione, ha usato la parola «cantiere», cara a un Dellai che si sta preparando al dopo-Italicum, ovvero alla costruzione di quell'unica grande lista del Pd, che dovrà puntare a superare il 40% dei consensi per conquistare il premio di maggioranza alle prossime elezioni politiche.
Parlando del Pd stesso, Renzi ha infatti detto in relazione al futuro da dare al Paese: «Noi, noi grande cantiere di centrosinistra dobbiamo smettere di pensare che ci sia una contraddizione tra essere dalla parte dell'uguaglianza e essere dalla parte del merito. Essere dalla parte dell'uguaglianza vuol dire ascoltare i bisogni di tutti e tentare di dare risposte a tutti. Ma essere dalla parte del merito vuol dire che se c'è un ragazzo che vuole mettersi in gioco, noi non gli tarpiamo le ali. Chi ha forza e coraggio tesse la propria tela in modo più forte». Entrando poi nello specifico della realtà politica trentina e della coalizione di centrosinistra autonomista, che governa la Provincia e che si presenta unita in quasi tutti i più importanti comuni, il segretario nazionale del Pd ha aggiunto: «Si va a chiedere i voti per una grande coalizione che tiene insieme il Pd e cantieri civici di questo territorio che ha sempre sfornato buone idee in passato e certamente lo farà in futuro, e tiene insieme il Patt, il cui movimento esprime anche il presidente della Provincia, consapevoli però che la più grande alleanza non è tra di noi ma con i cittadini».
Nel suo intervento, davanti a circa 600 persone, Renzi ha insistito sull'importanza delle riforme - dalla legge elettorale Italicum appena approvata - a quella constituzionale e poi alla riforma fiscale, della giustizia e della pubblica amministrazione in cui il governo è impegnato e ha chiesto la collaborazione dei cittadini perché: «Per cambiare l'Italia dobbiamo farlo insieme». È stato molto applaudito dalla platea amica, ma non si notava più il calore di un tempo, quando veniva da «rottamatore» a promettere il cambiamento.
«Chiudo con un atto di arroganza. Il futuro dell'Italia - ha detto ancora Renzi, solo sul palco, nella scenografia sempre uguale con lo slogan che lo segue in ogni città - può essere meglio del passato. Non è vero che è stato detto tutto. Ci sono qualità e professionalità per dire altro. Si può, se non cediamo a cultura lamentazione e piagnisteo, che in questi anni l'ha fatta da padrone. Di fronte a un problema ci hanno insegnato che quelli bravi trovano la soluzione, gli altri trovano scuse. Il mio augurio è che l'Italia possa diventare ancora più bella, che possa crescere ancora di più, Se non volete farlo per voi, fatelo per i vostri figli».
Il passaggio trentino di Renzi ha reso ancora più palpabile, in questa strana campagna elettorale, come in gioco ci sia la futura fisionomia di quello che oggi si chiama «centrosinistra autonomista».
La coalizione lanciata quindi anni fa da Lorenzo Dellai, quando c'erano Margherita e Ds e non il Pd, ora si trova in uno scenario completamente mutato e di fronte a un bivio. Da una parte c'è il Patt, che propone il «Partito dei trentini», un partito solo territoriale, né di destra né di sinistra. Dall'altra ci sono il Pd e l'Upt, che ora devono decidere se costruire insieme il «Grande cantiere di centrosinistra» o lasciare che l'Unione si spacchi tra i due progetti. I risultati delle elezioni comunali potranno essere molto importanti nell'indirizzare la scelta e per capire se in futuro la supremazia nella coalizione in Trentino sarà ancora del pilastro di «centrosinistra» o si sposterà invece su quello «autonomista».
«Trento, come una locomotiva aiuti la ripartenza del Paese», "L'Adige"
«Si va a votare con la consapevolezza che quello di Alessandro è stato un buon governo in questi anni. Ma non lasciate solo al sindaco il compito di questa campagna elettorale: non dipende da lui la salvezza di una città. Se Trento aiuterà l'Italia a rimettersi in moto è perché tante donne e tanti uomini aiuteranno il sindaco a immaginare questa terra non solo come un'oasi felice del passato ma come una delle locomotive della ripartenza italiana». l messaggio elettorale conclusivo che Matteo Renzi lancia da Sanbapolis è tutto riservato al sindaco del capoluogo, Alessandro Andreatta , l'unico che è stato invitato sul palco a parlare prima del premier e segretario nazionale del Pd e dopo il saluto della segretaria del Pd trentino, Giulia Robol . Ma idealmente era riferito a tutti i sindaci e candidati del Pd e della coalizione di centrosinistra autonomista, che ieri hanno affollato la palestra di San Bartolomeo e che al termine del comizio del leader si sono fatti fotografare con lui al centro. Non è solo a Trento, infatti, ma è al Trentino tutto, che ha saputo crescere utilizzando bene la sua autonomia, che il premier si è rivolto.
A Sanbapolis ci tono tutti i sindaci e candidati sindaci del Pd, tra questi Andrea Miorandi (Rovereto), Adalberto Mosaner (Riva), Maria Pia Flaim (Cles), Stefano Barozzi (Mori), Fabrizio Paternoster (Revò). E poi il senatore e sindaco di Dro, Vittorio Fravezzi (Cantiere civico democratico). Ma anche Stefano Tomaselli , iscritto al Patt, candidato a Pergine, e l'autonomista Andrea Brugnara (Lavis) per citare solo i più importanti. Con loro c'erano anche tanti candidati di lista. Tutta la coalizione di centrosinistra autonomista era rappresentata anche dai segretari dei tre partiti, oltre a Robol e alla presidente del Pd trentino, Lucia Fronza Crepaz con la renzianissima Elisa Filippi, c'erano il senatore Franco Panizza (Patt) e la segretaria dell'Upt, Donatella Conzatti .
Renzi è arrivato insieme al presidente della Provincia, Ugo Rossi , che è stato la sua ombra fin dalla mattina a Bolzano, dove l'ha accolto all'aeroporto, e lo ha accompagnato nei vari appuntamenti istituzionali che hanno preceduto il comizio elettorale a Sanbapolis. C'erano poi i deputati Lorenzo Dellai (Upt), Michele Nicoletti (Pd) e Mauro Ottobre (Patt) arrivati in mattinata con l'aereo presidenziale da Roma, dove il giorno prima avevano approvato la riforma elettorale. Per il Pd c'era anche il senatore Giorgio Tonini . Mentre per la giunta provinciale, oltre a Rossi, si sono visti il vicepresidente Alessandro Olivi e l'assessora alla ricerca Sara Ferrari (Pd). Non c'era invece Donata Borgonovo Re , così come non s'è visto il presidente del consiglio provinciale, Bruno Dorigatti . Tra i consiglieri provinciali erano seduti nei posti riservati quelli del Pd: Alessio Manica, Mattia Civico, Luca Zeni, Lucia Maestri. E il capogruppo dell'Upt, Gianpiero Passamani. Non c'erano invece i consiglieri provinciali del Patt.
Renzi ha esordito, dopo il breve intervento del sindaco Andreatta che ha ricordato un po' di cifre positive della sua amministrazione (1.123 posti negli asili nido, 58% occupazione femminile, 1 milione di visitatori al Muse in un anno) con un'esortazione: «Una campagna elettorale è l'occasione non solo per dire: abbiamo fatto tanta strada. Ma per dire ai cittadini: ve la sentite di andare avanti in questa direzione? Noi siamo favoriti, Alessandro è favorito e non fate gestacci scaramantici. Ci sono tanti nostri candidati e candidate che hanno la possibilità di farcela, ma la campagna elettorale è l'occasione per dire che questo Paese non lo salvano i politici da soli. Il Paese - ha aggiunto - sarà rimesso in piedi da chi gli vuole bene. Per questo bisogna dedicare tempo a una campagna elettorale, anche se tutti dicono che ce la facciamo».
Autonomia ok. Renzi: più competenze in arrivo, "L'Adige", A. Conte, 6 maggio 2015
Le riforme costituzionali in corso d'opera a Roma non devono essere viste da Trento e Bolzano come un pericolo. Anzi, secondo quanto ha spiegato Matteo Renzi ieri a Bolzano, durante la prima parte della sua visita in regione, la volontà del governo da lui guidato è quella di premiare le autonomie speciali che funzionano, provando ad aumentare le competenze, laddove «le cose funzionano». E ad assicurare il proprio sostegno all'approvazione delle norme di attuazione ancora in sospeso, come quelle sulla giustizia e sul fisco, concordando sulla fine dell'anno come termine massimo per arrivare a renderle effettive.
L'annuncio è stato fatto da Renzi alla fine della seconda delle tre tappe bolzanine del suo tour in Trentino Alto Adige. La prima è stata quella, con circa un'ora di ritardo su quanto previsto inizialmente, all'aeroporto di Bolzano. All'atterraggio Renzi è stato accolto da Rossi e Kompatscher che gli hanno sottoposto un memorandum firmato da entrambi per chiedere più competenze e delle date chiare per dare forma alle norme di attuazione ancora in ballo.
Durante una conferenza stampa nel capannone della Stahlbau, tra un selfie con gli operai e due chiacchiere con gli apprendisti presenti, Renzi ha voluto rassicurare i due presidenti di Trento e Bolzano rispetto ai rischi di centralismo e di sottrazione di competenze che, spesso, riemergono dal dibattito interno alla maggioranza e da proposte di legge parlamentari.
«Il nostro profondo desiderio è rafforzare l'autonomia e l'identità» ha detto il presidente del consiglio prendendo la parola dopo Kompatscher e Rossi. Dopodiche Renzi ha annunciato l'istituzione di un tavolo di lavoro con le due Province autonome per trattare un possibile ampliamento dell'autonomia e delle competenze. «Abbiamo promesso - ha aggiunto il premier - che nel ripensare la Costituzione e i rapporti tra autonomie e Stato non avremmo tolto niente alle speciali anzi le valorizzeremo. Nel percorso delle riforme verificheremo nell'ambito di un tavolo di lavoro condiviso, le possibilità di assegnare qualche delega in più nei settori che funzionano bene». Per dimostrare di voler vedere nelle due autonomie speciali un modello per alcune delle scommesse che il suo governo sta cercando di portare avanti, Renzi ha voluto citare da un lato il sistema scolastico duale, quello che prevede l'alternanza tra lezioni sui banchi e attività al lavoro in azienda, tipico dell'apprendistato professionalizzante e dall'altra la stessa Stahlbau Pichler, azienda del settore metallurgico che ha contribuito a realizzare molti degli stand dell'Expo di Milano.
Rispetto alla capacità dell'azienda sudtirolese di andare a conquistare commesse di prestigio, Renzi ha fatto un elogio e un appello. «Segnali di ripresa ci sono - ha affermato il premier - Ora occorre che le imprese ci credano e, come ha fatto la Stahlbau, vadano a prendersi il futuro».Sul fronte del sistema scolastico, ha spiegato di voler copiare quanto si sta facendo in Sudtirolo. Renzi ha elencato i Paesi e i posti in Europa dove si applica il sistema dell'alternanza tra scuola e lavoro chiarendo che sempre in quelle aree «la disoccupazione giovanile è più bassa così come la dispersione scolastica». E proprio per questo, ha chiarito di voler prendere il Sudtirolo ad esempio. «Nella delega ?La buona scuola vogliamo copiare l'Alto Adige e il suo modello duale di alternanza scuola-lavoro - ha concluso Renzi - Di fronte al 44% di disoccupazione giovanile facciamo solo la faccia triste o proviamo a cambiare?», ha domandato. «Io apprezzo molto gli inventori ma quando un'idea funziona come il sistema duale, bisogna copiarla», ha aggiunto.
IL MEMORANDUM - Più potere su lavoro e ambiente. Olivi: non si può perdere l'assegno nazionale per i disoccupati, "L'Adige", 6 maggio 2015
Più competenze sulla caccia e sugli ammortizzatori sociali, la volontà in prospettiva di poter decidere da soli anche sui livelli delle emissioni inquinanti e sull'ambiente di montagna in generale. Con l'obiettivo di migliorare l'offerta di turismo di qualità, valorizzando maggiormente i prodotti tipici, e di essere in grado di evitare lo spopolamento delle aree montane della provincia.
Nel memorandum firmato ieri da Ugo Rossi e Arno Kompatscher e consegnato in mattinata all'aeroporto di Bolzano al premier Matteo Renzi, è stata inserita una lista di richieste delle due Province per aumentare le competenze e le potestà delle due autonomie.
Rispetto alle norme di attuazione ancora non approvate a Roma, è stato fissato per entrambe le Province la data di fine anno per poter arrivare a definirle.
Per quanto riguarda Trento, in particolare, si attende l'ok alla norma di attuazione sulle Agenzie fiscali (Entrate e Dogane) e sulla giustizia.
Sul fronte delle nuove competenze che Trento intende portare a casa e che vengono considerate possibili nel breve periodo, ecco la questione della caccia e degli ammortizzatori sociali.
Sul primo tema, si chiede di poter legiferare in piena autonomia dalle normative nazionali. Per la questione degli aiuti alle persone in difficoltà nel mondo del lavoro, il nodo è il rischio di accentramento nella revisione del welfare e dell'assistenza che potrebbe danneggiare Trento. «Sì - afferma l'assessore al lavoro Alessandro Olivi - Da un lato temiamo che l'Agenzia nazionale per l'occupazione comprima il ruolo dell'Agenzia del lavoro. Dall'altro c'è il rischio che i fondi interprofessionali siano accentrati a livello nazionale, vanificando l'azione che stiamo portando avanti sul reddito di continuità, e che l'Asdi, il nuovo assegno per i disoccupati, venga assimilato a un aiuto assistenziale e venga negato ai disoccupati trentini, cosa che non vogliamo, perché noi abbiamo il reddito di garanzia».
Più lontana la possibilità di avere competenza sull'ambiente per legiferare in autonomia.
Il memorandum prevede anche l'approvazione delle norme di attuazione su attività commerciali, standard urbanistici, appalti, fasce di rispetto stradali, l'ordinamento e il lavoro del personale proprio e di quello degli enti dipendenti.
Il percorso condiviso governo-autonomie prevede inoltre la costituzione di tavoli di confronto Stato-Province di Bolzano e Trento in tema di attività venatoria, scuola e formazione degli insegnanti ed eventuali nuove deleghe.
LA VISITA A TASSULLO - "Un esempio di fantasia e tenacia", "L'Adige", 6 maggio 2015
Caschetto rosso in testa e via: il premier Matteo Renzi è entrato nel cuore della miniera di Mollaro, a 280 metri sotto la sommità della montagna. Nella sua intensa giornata in regione, il presidente del consiglio ha fatto tappa in val di Non, per dare la sua «benedizione» al progetto del più grande Green Datacenter del Sud Europa, che troverà spazio nelle gallerie estrattive di Tassullo Spa. Le stesse grotte di roccia dolomia dove, dallo scorso autunno, sono in funzione le celle ipogee per la conservazione delle mele del Consorzio Melinda.
«L'Italia riparte se gli italiani ci mettono il loro ingegno, la loro fantasia, la loro tenacia e il loro impegno. Elementi che qui ho visto» sono state le parole entusiaste e di grande incoraggiamento che Renzi ha speso nel corso della sua visita, durata oltre mezz'ora. Atterrato in elicottero nel primo pomeriggio nel piazzale messo a disposizione da un'azienda del posto, il premier accompagnato dai governatori Ugo Rossi e Arno Kompatscher ha raggiunto l'imbocco della galleria «Rio Maggiore» a bordo di una Fiat Sedici. Ad attenderlo, decine di frutticoltori e dipendenti di Melinda e Tassullo Materiali, le due aziende che hanno collaborato per il riutilizzo degli spazi estrattivi. L'occasione per stringere loro la mano e scattare un selfie con qualche candidato del Pd alle amministrative.
All'interno della cava, il presidente Rossi affiancato dalla sua giunta (quasi) al completo, ha consegnato al primo ministro l'Aquila di San Venceslao, massima onorificenza della Provincia autonoma, oltre a una mela e ad alcuni cavi di fibra ottica: «Simboli di come il Trentino intende guardare al futuro, con i piedi ben piantati per terra ma con lo sguardo rivolto verso il mondo globale» ha affermato Rossi.
«Il Trentino viene spesso dipinto come terra di privilegi - ha esordito il presidente del consorzio dei melicoltori nonesi, Michele Odorizzi - ma questo è un esempio di sviluppo e innovazione tecnologica che dimostra la nostra capacità di organizzazione e visione di futuro». Il presidente del Consiglio ha chiesto di essere informato sull'andamento commerciale del settore, sulle varietà presenti in valle, e sulle motivazioni che hanno portato al progetto di conservazione in galleria. Svelando anche un ricordo personale legato all'infanzia: «Mia mamma mi dava sempre le Golden da piccolo».
Renzi è stato dunque accompagnato da Odorizzi, oltre che dal direttore di produzione Melinda, Franco Paoli, alla scoperta dell'unico impianto al mondo per la conservazione di frutta in ambiente ipogeo. Compito, affidato in particolare all'Ad di Tassullo Materiali, Stefano Odorizzi, che ha parlato della riduzione del consumo di energia (e quindi dell'immissione di anidride carbonica nell'atmosfera), del notevole risparmio idrico, senza dimenticare la salvaguardia del paesaggio e del territorio agricolo.
«Ho scoperto una cosa che non conoscevo» sono state le parole di Renzi, che ha definito «straordinario» il progetto ipogeo, per «l'idea che si possa recuperare il 50% dell'energia elettrica da una diversa organizzazione degli spazi dove conservare le mele». Il premier - che ha autografato una lastra di roccia dolomia - si è quindi fermato per un veloce spuntino a base di mele essiccate e di una Golden fresca. E non si è risparmiato qualche battuta, come quando rivolgendosi all'onorevole Mauro Ottobre ha chiesto di portargli le persecche a Palazzo Chigi.
LA VISITA ALLA FBK - "Bruno Kessler è stato un grande", "L'Adige", 6 maggio 2015
Ci si dà del tu, come tra amici di vecchia data: «Ciao Lorenzo. Ecco qui il presidente Ugo...». Matteo Renzi è così. Immediato, veloce, una pacca sulla spalla e via. Alla Fondazione Bruno Kessler, cuore della ricerca made in Trentino sulla collina di Povo, il premier arriva con mezz'ora di ritardo sulla tabella di marcia, intrattenuto più del previsto nelle celle ipogee di Melinda. Servizio d'ordine imponente. Giornalisti costretti in un recinto all'ingresso. Vietato muoversi. Gli organizzatori di FBK si scusano: «Non è colpa nostra, ce lo impongono dal gabinetto del presidente...».
Il premier scende dal macchinone della Provincia accompagnato da Ugo Rossi , abbraccia l'assessore Sara Ferrari in completo blu elettrico simil Boschi. A passo veloce verso l'onorevole Dellai che lo attende da più di un'ora: «Ciao, Lorenzo!». Altro abbraccio: «Ben arrivato» lo saluta l'ex presidente della Provincia. Poi dentro, accompagnato da Rossi e dal presidente di FBK Francesco Profumo . Mezz'ora di visita. Mezz'ora per prendere visione del sistema della ricerca trentino, delle competenze scientifico-tecnologiche sviluppate a Povo, figlie dell'intuizione kessleriana e dei contributi della Provincia. Al premier vengono mostrati i famosi sensori di grande area in silicio, impiegati nell'esperimento Ams, installato la Stazione spaziale internazionale dove opera l'astronauta Samantha Cristoforetti . Viene accompagnato nella clean room , la camera pulita dove, in ambiente controllato, sono prodotti ogni anno oltre un milione di microchip e sensori poi utilizzati dall'Agenzia spaziale italiana e dal Cern di Ginevra. Imperdibile la foto del premier con la cuffietta nella clean room , roba per Crozza e il Paese delle meraviglie. Però ci viene negata. Visione vietata pure al cronista e al fotografo ufficiale della Provincia.
All'uscita, appare al suo fianco anche il deputato Michele Nicoletti . Renzi evita i giornalisti. Niente domande. Si rivolge alla folla di giovani ricercatori che lo attende armata di smartphone. È un monologo di pochi minuti: sfida, innovazione, coraggio. «Questo è un luogo dove si respira futuro. Ho visto poco» dice «ma quello che ho visto in mezz'ora mi ha confermato che Bruno Kessler è stato uno tra i più grandi, ha immaginato prima ciò che stava avvenendo...». Il lavoro fatto qui, da Francesco Profumo e dai suoi collaboratori, «dev'essere un simbolo per tutta l'Italia. Noi abbiamo bisogno di gente che non sta a piangersi addosso. E voi siete così, siete persone in grado di innovare, di essere curiosi, di sperimentare: è questa la ricerca oggi. È l'idea di non accontentarsi mai, mettendosi in gioco. Gustando con energia e con coraggio il sapore del domani».
Riconosce, Renzi, che il Governo italiano «dovrebbe fare di più per la ricerca. Quello che chiedo a voi» aggiunge «è di non lasciare soli i soliti addetti ai lavori e politicanti ad occuparsi di queste cose. Ho visto che qui ci son 3 milioni che vengono dai privati, 17 dall'Europa, una trentina dalla Provincia di Trento. Dobbiamo portare più soldi e per farlo abbiamo bisogno che le vostre idee viaggino alla grande». Annuncia: «Ci rivedremo per festeggiare la centesima start-up» (ora sono 86). Profumo lo interrompe: «Se per ogni euro che arriva dall'Europa, dal Governo arrivassero 30 centesimi...». E Renzi: «Profumo è un grande...». Poi afferra da un giovane il cartellino «Che fatica la vita da bomber» e lo mostra a Profumo. Saluta. I selfie di rito, e via.