Il dado è tratto: la campagna elettorale in vista del voto del 10 maggio è partita e il primo a uscire a gamba tesa, avviando il dibattito, è il sindaco uscente Andrea Miorandi che tira stoccate ai civici e a Francesco Valduga. "I civici vogliono trasformare Rovereto in un paesone chiuso al mondo".
"L'Adige", 20 aprile 2015
«I maglioncini, la naftalina, le idee vecchie come le Vhs non soffocheranno questa città. Non freneranno quella voglia di futuro che abbiamo respirato nel capannone della Meccatronica per l'assemblea della Confindustria e che è stata ribadita ad esempio dalla ministra Giannini o dall'astronauta Paolo Nespoli. Non spegneranno quella voglia di eccellenza e di apertura che è il frutto prezioso lasciato in queste ore da Educa in una città-laboratorio colorata ed entusiasta.
Mi sento dire da tanti cittadini: possibile che i tuoi avversari non abbiano niente di meglio da tirar fuori che la chiusura dello SmartLab? Me lo chiedo anch'io. E le risposte che mi sono dato non mi piacciono affatto.
Primo: la battaglia contro lo SmartLab, di cui se ne invoca la chiusura a suon di esposti, è solo un esempio di come si vorrebbe ridurre questa città: una Rovereto spenta, morta, triste, grigia. Rovereto dev'essere invece viva, dinamica, aperta, allegra, colorata.
Dire no alla Strongmanrun o al Centro Giovani non rivela soltanto una preoccupante assenza di coerenza, serietà, capacità di gestire situazioni complesse, rivela drammaticamente anche quali sono le vere intenzioni di costoro. La battaglia contro lo SmartLab è servita almeno a togliere la maschera dalle loro facce e mostrare a tutti cos'hanno in testa. Si vada a vedere il loro programma di governo. Vi si parla di un'offerta culturale "a chilometri zero", tutta orientata sul livello locale. Vi si parla di un Mart ripiegato sull'identità trentina, una specie di contenitore di tutto quello che vi si può ficcare dentro (da grande museo quale è oggi, insomma, a una specie di centro polifunzionale di un paesone). Vi si parla di un Museo della Guerra esclusivamente di valenza provinciale, il che francamente suona come offensivo per chi ha lavorato in questi anni per un Museo di livello internazionale.
Il disegno è molto chiaro: soffocare quelle aperture internazionali che questa città ha orgogliosamente costruito in questi anni, fare di se stessi l'ombelico del mondo, trasformare Rovereto in quel paesone che non è mai stata, nemmeno nel ?700. Noi guardiamo a quelle radici per proiettarci di nuovo nel mondo. Loro rinnegano perfino la vocazione storica di Rovereto.
Quello che molti roveretani non capiscono è il perché. A essere buoni, tutto questo semplicemente risulta più facile e più comodo per chi non ha la capacità di gestire rapporti, problematiche e situazioni complesse che una città proiettata nel mondo richiederebbe. Meglio far finta di governare un paesone e amen.
A pensare male però, le vere ragioni possono essere altre, ahimè: una città chiusa, morta e grigia serve più facilmente a "spadroneggiare" che a governare. Noi vogliamo continuare a liberare le energie positive di Rovereto, a tenere ben vivi gli entusiasmi e le passioni perché da queste arriva la linfa vitale per costruire insieme il futuro della città. Ma le energie fanno paura a chi non le sa gestire e impediscono la presa del potere alle solite cricche».