ll rapporto 2014 dell'«Associazione 21 luglio» conferma in Italia una realtà che chiunque si sia occupato di Rom e Sinti conosce bene. Nonostante nell'immaginario collettivo la presenza zigana nel nostro Paese sia considerata numericamente rilevante, i dati descrivono una situazione ben diversa. Non solo l'Italia ha una delle percentuali più basse di Rom di tutta Europa (lo 0,25% sul totale della popolazione), ma «conosce» di questa percentuale solo la sua parte «visibile», dunque quella che vive il disagio abitativo dei cosiddetti «campi nomadi» (per una percentuale che precipita così allo 0,06%).
Mattia Civico, "L'Adige", 11 aprile 2015
Nonostante ciò, la pervasività del discorso antizigano in Italia è molto diffuso e le responsabilità di questo fenomeno ricadono per buona parte sulla politica: dei 443 episodi di discorsi d'odio contro i Rom registrati nel 2014, l'87% è riconducibile a esponenti politici.
Le parole di Salvini di questi giorni ne sono l'ennesima prova. Parole scientificamente violente, finalizzate al consenso facile, che rischiano di armare la mano di qualche idiota senza coscienza. Certo, lo scandalo dei campi nomadi, luoghi spesso senza identità e dignità, raccolta indifferenziata di umanità, va affrontato e superato. Ma proporre di farlo con le ruspe è quanto di più abbietto si possa prospettare, un ammiccamento ai sentimenti più torbidi che albergano la società, e ancora una volta una via sciocca e pericolosa per inventare un facile capro espiatorio.
L'impegno degli amministratori, di chi oggi si candida a governare le nostre città, dovrebbe essere orientato a creare condizioni di vita più sicure per tutti, in una cornice di legalità e corresponsabilità, immaginando percorsi di emancipazione e di piena dignità. A vantaggio di tutti. Non è accettabile permettere che famiglie con bambini vivano in condizioni sociali e sanitarie precarie. E su questo tema non si possono fare classifiche di priorità. Ma c'è chi evidentemente preferisce alimentare la guerra tra poveri, individuare e indicare un nemico da eliminare e da «radere al suolo», etichettando Rom e Sinti come causa dei propri mali (soprattutto in momenti di congiuntura economica sfavorevole) e rigurgitando su di loro malcontento e rabbia. Questa crescente violenza non si contrasta con le parole e con le espressioni di solidarietà quando accade un episodio spiacevole, ma con una maggiore volontà di conoscere, affrontare e risolvere i problemi che ci sono. Anche quelli apparentemente scomodi.
Superare i campi e l'abusivismo, promuovere politiche abitative individuando aree «residenziali di comunità» dove singoli gruppi familiari sottoscrivano un «patto di comunità»; aree dove vi siano condizioni sociali e sanitarie positive, dove esista l'impegno a corrispondere alle spese, a scolarizzate i minori, ad impegnarsi nel lavoro: sono gli obiettivi che hanno portato nel 2009 all'approvazione della legge provinciale «Norme per l'integrazione dei gruppi sinti e rom», una norma che giace però ancora in gran parte inattuata.
Riscriviamola, se serve, ma affrontiamo con coraggio e determinazione le situazioni di degrado e umiliazione. Perché la violenza degli idioti cresce spesso sul terreno delle nostre paure e inefficienze.