Segreteria provinciale - rassegna stampa

- Scalfi: «Pd ostaggio di Robol, si dimetta»Manica: «Investitura debole, serve il congresso», "Trentino", 3 marzo 2015

Scalfi fa vacillare il tentativo di Filippi. La sua componente non ha digerito che la proposta sia venuta da Robol, L. Patruno, "L'Adige", 3 marzo 

 

Che il tentativo di Elisa Filippi di costruire una nuova gestione unitaria del Pd da qui al 2018 proceda tutto in salita, lo dimostrano le parole di Vanni Scalfi, che domenica sera con i rappresentanti della sua mozione in assemblea ha incontrato la «segretaria incaricata». 
«È stato un incontro sereno e costruttivo - sintetizza Scalfi - ma in cui sono emerse molte perplessità e contrarietà significative. A rendere il tutto più difficile contribuisce l’ambiguità delle mancate dimissioni della segretaria che rendono il partito ostaggio e impediscono di assumere liberamente alcune scelte». E Scalfi chiarisce, se ce ne fosse bisogno, il suo pensiero: «Sono favorevole al progetto di Elisa Filippi se riesce ad essere unitario, senza i condizionamenti della gestione precedente. Faccio sommessamente notare che fin qui l’unico ad essersi dimesso è il sottoscritto». 
Il condizionamento a cui allude Scalfi è quello di Giulia Robol, che ha legato le sue dimissioni da segretaria alla riuscita del tentativo di Filippi. La giovane renziana prosegue il suo giro di incontri e consultazioni: dopo il gruppo provinciale (che, eccetto Mattia Civico e Donata Borgonovo Re, ha manifestato contrarietà e scetticismo, da Zeni a Manica, da Dorigatti a Maestri passando per Violetta Plotegher), roboliani e scalfiani, oggi toccherà ai segretari di circolo, che da settimane chiedono ai vertici di ricompattarsi per affrontare la campagna elettorale per le comunali di maggio. «Sono cautamente ottimista, gli elementi che ci uniscono sono più di quelli che ci dividono», l’unico commento di Filippi. 
Ma a dare il peso delle sue difficoltà a portare in porto il tentativo ci sono anche i numeri dei roboliani: alla riunione di qualche giorno fa, su 21 eletti, hanno partecipato solo in 12. «La mozione Robol non c’è più - avverte il capogruppo in consiglio provinciale Alessio Manica - ci sono anche al nostro interno visioni diverse su quale sia la risposta più adeguata di fronte al fallimento della maggioranza uscita da un congresso debole con tre perdenti. 
C’è chi auspica un incarico pieno fino a fine mandato a Elisa Filippi e chi, come me, ritiene che un’investitura a Elisa sarebbe debole, come debole sarebbe costruire strane maggioranze trasversali, congelare alcuni temi e avviarci verso un congresso permanente per i prossimi tre anni». Per Manica l’opzione da perseguire è «quella a cui abbiamo lavorato fino a dieci giorni fa, ovvero una gestione unitaria transitoria, come votato dall’assemblea all’unanimità, che traghetti il partito alle comunali di maggio e poi prepari bene il congresso per ottobre, con nuove regole che consentano di avere un vincitore chiaro. Non è un problema di nomi, per me a guidare questa fase possono essere Giorgio Tonini così come Elisa Filippi, un direttorio o un triumvirato». «C’è poi un orizzonte di lungo periodo in cui il Pd trentino dovrà interrogarsi sui suoi rapporti con il Pd nazionale e con l’Upt, ma questo si fa con un congresso». 


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Elisa Filippi ieri pomeriggio era ottimista, pronta a presentarsi all'assemblea provinciale del Pd per chiedere la fiducia per guidare il partito in questa fase così difficile di lacerazione interna e immobilismo all'esterno. Una settimana fa aveva offerto la sua disponibilità a fare un tentativo per mettere insieme i pezzi e rimettere in marcia un partito ormai paralizzato dai rancori e dalle rese dei conti, e con gli incontri avuti in questi giorni le sembrava che il progetto stesse prendendo forma, finché ieri sera non ha ricevuto una doccia fredda inattesa.
Dopo aver incassato il sostanziale via libera della maggior parte degli eletti con Giulia Robol - escluso Alessio Manica e alcuni altri, domenica sera Filippi ha incontrato il gruppo eletto con la mozione legata a Vanni Scalfi. Si è trattato di un incontro nel quale non sono emerse divergenze politiche sostanziali con la proposta di Filippi. Nei confronti della renziana è pesato però come elemento negativo da parte di questa componente il fatto che il suo nome sia stato proposto dalla segretaria Giulia Robol, con cui Scalfi ha rotto l'alleanza, e alla quale era stato chiesto di dimettersi prendendo atto del venir meno della sua maggioranza. E questo sta rischiando di pregiudicare tutta l'operazione. 
Infatti è lo stesso Scalfi, che pure resta favorevole e convinto che a Filippi «vada data una possibilità», a spiegare il disagio della sua componente: «L'incontro con Elisa si è svolto in un clima cordiale e costruttivo. Ciò nonostante le perplessità e le contrarietà degli eletti restano molte, alimentate da ipocrisie e ambiguità a partire dalle mancate dimissioni della segretaria che continua a tenere in ostaggio un partito che all'unanimità le aveva chiesto di dimettersi. In questo clima di silenzi interessati e di posizionamenti personalistici io sono molto a disagio. Regna lo sconforto». Insomma, se Scalfi e probabilmente almeno una metà degli eletti con lui in assemblea, sono pronti a dare fiducia a Filippi, resta però per loro molto difficile digerire quello che da molti viene letto come un «ricatto» di Robol, che invece di dimettersi subito, a sorpresa ha proposto all'assemblea di affidare il partito a Elisa Filippi, dicendosi pronta a passare a lei il testimone, non appena sarà pronta. A molti degli eletti con Scalfi - l'unico ad essersi dimesso fino adesso - pesa che Robol ne possa uscire come artefice della soluzione invece che come la principale responsabile delle macerie prodotte in questo ultimo anno dalla maggioranza uscita dal congresso di un anno fa. Ieri sera Scalfi ha incontrato Filippi e Robol e ha rappresentato tutti i dubbi dei suoi non dando garanzie, anche se il suo gruppo ha chiesto altre 24 ore per dare una risposta definitiva. L'assemblea provinciale del partito dovrebbe essere convocata per venerdì, ma è chiaro che se non ci sarà una sostegno politico di tutte e tre le mozioni (anche se nessuno si aspetta l'unanimità) Elisa Filippi ritirerà la sua disponibilità. 

Manica: sarebbe un ribaltone
L'intervista «Serve il congresso su Pd territoriale e rapporti con l'Upt»

«La questione non è Filippi sì o Filippi no, non ho nulla contro di lei. Si stanno confrontando due visioni su come sia meglio uscire da questa situazione. Io penso che si debba andare al congresso, altri pensano invece che un congresso sarebbe incomprensibile per la gente». Alessio Manica, capogruppo provinciale del Pd, è l'unico del gruppo a fare parte dell'assemblea del partito. È stato eletto con Giulia Robol ma è tra coloro che ne hanno chiesto la testa e ora è su posizioni opposte anche su come uscire da questa crisi del Pd trentino. 
Perché pensa che Filippi non possa riuscire a rilanciare il partito e il Pd debba invece tornare al congresso subito dopo le comunali?
Perché il dato che abbiamo davanti è che il congresso dell'anno scorso era debole e ha prodotto tre perdenti. L'accordo fra due mozioni ha fallito e ora le carte si sono rimescolate. Elisa Filippi si è proposta per una gestione unitaria, ma quello che si profila è che non riuscirà ad avere l'unanimità dell'assemblea, ma sarà eletta da una nuova maggioranza, sostanzialmente con un ribaltone.
Cosa le fa pensare che con un nuovo congresso il Pd trentini riuscirebbe invece a superare le divisioni che ci sono?
È necessario modificare le regole in modo da avere un segretario con un'investitura chiara. Io penso che i candidati dovrebbero presentarsi ai circoli per una preventiva scrematura arrivando poi con due nomi alle primarie. In questo modo chi vince è colui che è riuscito a compattare di più. Penso che potremmo fare il congresso ad ottobre e nel frattempo possiamo affrontare le comunali con il partito affidato a un traghettatore come Tonini e qualcuno che lo affianca.
Ma è solo una questione di regole o ci sono anche temi politici sui quali secondo lei è necessario chiarire al congresso la linea del Pd?
Certo che ci sono questioni politiche e per questo è necessario il congresso. Una prima questione che va chiarita è se vogliamo un Pd territoriale oppure no e l'altra è il rapporto che vogliamo avere con l'Upt. C'è chi come il deputato Nicoletti ritiene che non siano questioni rilevanti, io penso invece che siano questioni non banali e oggi sono trasversali alle tre mozioni.
Se in assemblea la maggioranza dovesse sostenere Filippi lei cosa farebbe?
Io in assemblea esprimerò le mie ragioni. Se dovesse prevalere la scelta di Filippi non voterei contro ma mi asterrei e dal giorno dopo sarei al suo fianco.