«Questa è un'occasione da non perdere: si tratta di capire se il Pd è capace di trovare l'unità solo nel momento della distruzione, ovvero nella decisione di eliminare il malcapitato di turno, oppure se è capace di esprimere un'unitarietà anche nella costruzione». Il deputato Michele Nicoletti è tra coloro che nel corso delle trattative tra le varie componenti ha sostenuto il tentativo di ripartire da Elisa Filippi, che aveva già appoggiato alle primarie."L'Adige", 26 febbraio 2015
«La prima assemblea - ricorda Nicoletti - ha manifestato all'unanimità l'esigenza di un cambio di passo con un'onesta autocritica di chi ha guidato fino adesso il Pd e una voglia di ripartire con una gestione unitaria. Nella seconda assemblea, la segretaria Robol con serietà e coraggio ha riconosciuto i limiti della sua esperienza e ha manifestato la volontà di ricostruire. Io penso che dovremmo provare a verificare se vogliamo dare forza a questo tentativo sapendo che comunque il congresso non possiamo organizzarlo domani mattina perché ci sono le elezioni amministrative. Quindi abbiamo davanti alcuni mesi da gestire insieme. Vediamo dunque se questo partito è capace di unirsi non solo per abbattere qualcuno».Nicoletti risponde poi indirettamente anche al vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, che ieri sull' Adige, ha posto come condizione per evitare il congresso che Filippi presenti una proposta politica in cui affronti i «nodi» dell'obiettivo di una confederazione del Pd trentino rispetto a quello nazionale e si esprima sul rapporto con l'Upt e Dellai. «In assemblea - dice Nicoletti - io ho detto che la politica ha al centro i problemi delle persone: lo sviluppo economico, il lavoro, cosa facciamo dei profughi, la scuola. Tutto il resto è secondario. Quindi fare ripartire adesso una discussione congressuale, che già è un elemento divisivo, su temi come ho letto che avrebbero addirittura a che fare con l'assetto interno del partito, federale o confederale, che non interessano a nessuno, con tutto il rispetto per le questioni interne, vuol dire metterci a scavare per raddoppiare il fossato che divide il partito dai cittadini. A parte che è completamente fuori dalla storia politica del Trentino questo fatto del partito federato, perché né De Gasperi né Battisti si sono mai sognati di farlo. E poi nessuno del Pd nazionale è mai venuto a dirci cosa fare. I pasticci o le cose buone ce li siamo fatti da soli non siamo un'emanazione romana». Il deputato del Pd esorta dunque il partito a riflettere sulle vere urgenze a «collaborare al tentativo di costruire unità di Elisa Filippi». «E non regge neppure la preoccupazione - continua Nicoletti - di chi dice che se si elegge un segretario politico poi questo rimane per tre anni, perché l'esperienza ci dice lo sa solo il cielo quanto dura un segretario del Pd. Può darsi che fra 5 mesi Filippi fugga disperata da questa gabbia di matti. E poi a questi stessi dico: non volete la renziana Filippi ma vi va bene l'altrettanto renziano Tonini? C'è qualcosa che non torna».Eppure le resistenze e lo scetticismo nei confronti di una segreteria a guida Filippi sono forti soprattutto nel gruppo consiliare. Oltre al vicepresidente Olivi, al capogruppo Alessio Manica e al presidente del consiglio provinciale, Bruno Dorigatti, che si sono già espressi, anche Luca Zeni si dice perplesso: «Olivi ha sollevato delle questioni politiche di fondo che vanno affrontate in un congresso. E francamente trovo difficile che con un'assemblea così frammentata Elisa possa costruire una segreteria unitaria». Comunque, Filippi ha chiesto di incontrare il gruppo provinciale domani. E sarà l'occasione per un confronto franco.
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Partito Democratico del Trentino